Alla riscoperta delle opere di Gregor Mendel
Pikaia ha letto per voi la nuova edizione delle due principali opere di Gregor Mendel, a cura dello storico Alessandro Volpone.
Titolo: Le opere biologiche di Gregor Mendel per il lettore moderno. Con il carteggio tra Mendel e Carl Wilhelm von Nägeli
Autore: Alessandro Volpone
Editore: Codice
Pagine: 240
Se chiedessi ai miei studenti a chi si deve la scoperta più importante scoperta in genetica, indubbiamente la risposta più comune sarebbe legata a Gregor Mendel, unanimemente riconosciuto come il padre della genetica moderna, che per convenzione si fa nascere a inizio Novecento proprio con la riscoperta della sua opera (su Pikaia ne abbiamo parlato qui). Ma quanto l’opera di Mendel è stata realmente studiata e letta al di fuori delle università e come il grande pubblico ebbe modo di conoscerne il lavoro?
Un’ottima lettura per dare una risposta a questi quesiti è Le opere biologiche di Gregor Mendel per il lettore moderno (Codice, 2024), a cura dello storico della scienza Alessandro Volpone. Di pagina in pagina il lettore potrà non solo rileggere le opere di Mendel, ma seguirne anche la diffusione in Italia. Come ben emerge dalle pagine di questo splendido libro, sebbene Mendel fosse ampiamente citato in numerose opere di carattere scientifico, si dovette attendere sino al 1914 (quasi 50 anni dopo la pubblicazione in tedesco) per avere la prima traduzione italiana.
Sebbene questo ritardo possa essere attribuito al fatto che all’epoca molti scienziati leggevano sia il tedesco che il francese e quindi non sentivano la necessità di avere una edizione italiana della sua opera, è indubbiamente curioso il fatto che in particolare agronomi e zootecnici (che facevano un quotidiano uso delle leggi di Mendel), non abbiano sentito la necessità di farle conoscere al grande pubblico. Come poi osserva Volpone, è ancora più sorprendente il fatto che in realtà la prima traduzione italiana sia stata opera non di un agronomo, ma del medico eugenista Serafino Patellani. La prima traduzione venne, infatti, pubblicata sul Giornale indirizzato al progresso della medicina. Se non avete mai avuto modo di consultare questa edizione, non preoccupatevi perché passò quasi totalmente ignorata e le edizioni successive raramente la menzionano.
“Il potere predittivo del mendelismo sembrava spazzare via il caso, cioè l’apparente capriccio della natura nella trasmissione ereditaria, servendosi tra l’altro di proprietà elementari, scindibili, la cui combinazione era persino matematizzabile“.
Alessandro Volpone
Dal 1914 a oggi il Versuche über Pflanzen-Hybriden di Mendel (noto in italiano con il titolo di Saggio sugli ibridi vegetali) è stato tradotto altre quattro volte, mentre l’opera Über einige aus künstlichir Befruchtung gewonnene Hieracium Bastarde (ovvero il Saggio su alcuni incroci di Hieracium ottenuti da fecondazione artificiale), che permise a Mendel di consolidare il proprio lavoro, non ha ricevuto grande interesse per l’editoria italiana, esattamente come accadde per le sue lettere che non sono mai state tradotte in italiano.
A rendere ancora più curiosa la situazione vi è il fatto che numerosi Autori hanno analizzato i contenuti delle cinque traduzioni pubblicate tra il 1914 e il 1984 dei testi d Mendel (l’edizione del 2014 delle opere di Mendel a cura dello zoologo Alessandro Minelli ripropone le traduzioni di Bullo e Patellani rispettivamente del 1984 e del 1914), evidenziando numerosi problemi di accuratezza oltre a veri e propri errori (in alcuni quasi orrori) nella traduzione. Indubbiamente la natura tecnica delle pubblicazioni e la prosa non semplice usata da Mendel hanno reso complessa la traduzione delle sue opere, resta però che la pubblicazione di Volpone rende per la prima volta finalmente onore all’opera di Mendel presentando al pubblico una traduzione critica accurata.
Le opere biologiche di Gregor Mendel per il lettore moderno, per altro, presenta anche la traduzione di alcune lettere tra Mendel e Karl Wilhelm von Nägeli, celebre botanico svizzero e all’epoca direttore dell’Orto Botanico di Baviera, che permettono al lettore di comprendere appieno l’andamento delle osservazioni e lo sviluppo delle idee di Mendel, così come le sue riflessioni, favorendo una migliore comprensione non solo del suo lavoro, ma anche del contesto in cui esso venne a realizzarsi. Il libro di Volpone si configura, quindi, come una preziosa collezione delle fonti primarie necessarie per affrontare lo studio di Mendel in quanto botanico e naturalista.
“La figura di Mendel come studioso è stata tirata per il bavero a destra e a sinistra, sulla base di mere ideologie, e persino strumentalizzata in funzione antievoluzionistica, sbagliatamente. Tuttavia quando si guarda alle iniziative editoriali di traduzione dei suoi scritti nel orso del Novecento, tutti si sgonfia, trasformandosi in commedia. Noi italiani, secondo un vecchio adagio, non siamo molto avvezzi alle lingue straniere (…). Pertanto, come è possibile che tutti parlino di Mendel, ma nessuno nell’ultimo secolo si sia granchè preoccupato della correttezza e completezza della lettura delle sue opere?“
Alessandro Volpone
Il libro include, infine, un ottimo saggio finale del nostro Direttore Telmo Pievani dedicato all’incontro “mancato” tra Mendel e Darwin, altro ambito in cui si è scritto di tutto e di più (su Pikaia ne avevamo scritto qui). Secondo una voce ricorrente, Darwin avrebbe ricevuto il saggio di Mendel e non l’avrebbe letto e capito. In realtà, non abbiamo prove che questo sia avvenuto, Darwin non lo cita mai e nella sua biblioteca non fu mai trovato alcun libro di Mendel. Come, invece, evidenzia il saggio di Pievani, sappiamo con certezza che Mendel lesse con interesse L’origine delle specie nella versione tedesca aggiungendo alla sua copia numerose annotazioni. Mendel non scrisse però mai nulla in merito al fatto che il suo lavoro completava quello di Darwin fornendo le leggi dell’ereditarietà. Così come non favorì questo incontro, anche solo a livello teorico, von Nägeli che dal 1867 in poi scambiò numerose lettere sia con Darwin che con Mendel. Nel complesso si potrebbe addirittura pensare che non solo Darwin e Mendel non si sono mai incontrati ma che forse, se anche lo avessero fatto (una occasione avrebbe potuto essere l’Esposizione Universale di Londra del 1862), non si sarebbero capiti perché Darwin non sembrava amare la statistica, mentre Mendel era un tecnico e non un teorico.
“Anche se ho attraversato tempi molto brutti nella mia vita, devo ringraziando Iddio, riconoscere che gli aspetti più piacevoli e belli sono stati prevalenti” – scriveva Mendel nel 1883. “Il mio lavoro scientifico mi ha offerto una grande soddisfazione e sono convinto che non passerà molto tempo che il mondo intero lo conoscerà”.
Passò in realtà un po’ più tempo di quel “non molto” che Mendel sperava, ma resta che oggi il suo lavoro è riconosciuto come il frutto dell’ingegno di un uomo eccezionale, di cui finalmente oggi possiamo godere grazie alla nuova edizione curata da Alessandro Volpone.
Per chi volesse approfondire l’argomento, due ottime letture sono L’eredità di Mendel – All’origine della genetica (Hoepli, 2018) del naturalista e giornalista Alfonso Lucifredi e Alla scoperta delle leggi della vita. Ritratti di Redi, Maupertuis, Trembley, von Humboldt, Wallace, Mendel (Il Prato, 2019) del biochimico e storico Federico Focher (su Pikaia e abbiamo parlato qui).
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.