Alla scoperta delle leggi della vita
Pikaia ha letto per voi “Alla scoperta delle leggi della vita”, l’ultimo libro di Federico Focher, genetista pavese, già autore di “L’uomo che gettò nel panico Darwin. La vita e le scoperte di Alfred Russel Wallace”
Negli ultimi anni ho avuto il piacere di leggere numerosi ottimi libri dedicati alle principali scoperte che hanno caratterizzato la storia delle scienze della vita. Tra gli Autori che più frequentemente ho apprezzato per l’originalità della proposta e la qualità di scrittura vi è sicuramente Federico Focher, dirigente di ricerca presso l’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia e docente di storia del pensiero biologico presso l’Università di Pavia.
Nel 2006 mi ha sorpreso con il suo “L’uomo che gettò nel panico Darwin. La vita e le scoperte di Alfred Russel Wallace” (Bollati Boringhieri), libro in cui per la prima volta ho capito di non aver mai realmente conosciuto la portata e l’ampiezza del lavoro di Wallace, un autore arguto, originale, inquieto e indipendente. Tutti sappiamo, perché lo scrisse lo stesso Charles Darwin nella sua Autobiografia, che Wallace obbligò Darwin a concretizzare le proprie idee più celermente di quanto da lui sperato: “i miei progetti furono sconvolti, perché all’inizio dell’estate del 1858 il signor Wallace, il quale allora si trovava nell’arcipelago malese, mi mandò un saggio: Sulla tendenza delle varietà a separarsi indefinitamente dal tipo originale, in cui si esponeva una teoria identica alla mia. Il libro di Focher guidava i lettori alla scoperta di come Wallace arrivò a quella “improvvisa illuminazione”, che lui celermente abbozzò e inviò a Darwin gettandolo nel panico.
Seguendo una linea narrativa simile, il nuovo libro di Federico Focher intitolato “Alla scoperta delle leggi della vita” (edito dalla casa editrice Il Prato) guida il lettore alla scoperta della vita di Redi, Maupertuis, Trembley, Von Humboldt, Wallace e Mendel, sei grandi scienziati che, seppure oggi poco noti al grande pubblico, hanno dato contributi importantissimi nella storia del pensiero biologico.
Nel libro di Focher, Francesco Redi stesso vi guiderà a capire l’importanza del metodo sperimentale, che si concretizza nel credere solo a “quello che con gli occhi miei propri io vedo” e solo se “dall’iterata e reiterata esperienza mi venga confermato”. A Redi (1626-1697) dobbiamo infatti l’introduzione delle procedure seriali, del disegno sperimentale e del confronto tra esperimenti di ricerca ed esperimenti di controllo nel metodo scientifico in biologia.
Pierre-Louis Moreau de Maupertuis (1698-1759) vi guiderà invece all’origine delle prime teorie relative alla genesi dell’essere vivente e ai meccanismi dell’ereditarietà e nei sui scritti, di cui il libro di Federico Focher è una preziosa fonte di citazioni, avrete modo di leggere ipotesi e idee che, se interpretate alla luce della attuali conoscenze, colpiscono per la loro sorprendente modernità: “secondo Maupertuis le particelle organiche che determinavano le caratteristiche fisiche dei genitori, durante il rapporto sessuale, non si sarebbero scontrate casualmente come sosteneva l’obsoleta fisica cartesiana, ma sarebbero venute in contatto reciproco in modo selettivo grazie a biunivoche forze attrattive o a peculiari relazioni chimiche”. Infine, è interessante leggere come un secolo prima di Darwin e Wallace, Maupertuis anticipasse l’idea che le specie potessero cambiare, sebbene per eventi casuali e non per oggetto della selezione, andando però a mostrare una visione critica per il fissismo creazionista.
Una vera sorpresa è il capitolo dedicato a Abrahm Trembley (1710-1784), che per molti versi può essere considerato tra i fondatori della zoologia sperimentale. A lui si deve nel 1740 la scoperta, assolutamente sensazionale per quei tempi, della partenogenesi negli afidi. La sua dimostrazione del fatto che una femmina di afide potesse riprodursi senza accoppiarsi con un maschio destò così tanto stupore da portare Trembley alla nomina a Socio Corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Parigi. La popolarità di Trembley divenne però decisamente diffusa grazie alla sua scoperta delle capacità rigenerative del polipo d’acqua dolce Hydra vulgaris. La figura che Federico Focher traccia in questo capitolo è quella di uno scienziato per volti aspetti decisamente moderno, che abbina grandi capacità analitiche e perizia sia nella tecnica che nel disegno sperimentale con l’intuizione che possa essere utile introdurre la matematica per dare un supporto quantitativo alle proprie osservazioni.
Abbandonati afidi e polipi, “Alla scoperta delle leggi della vita” vi porta a conoscere Alexander von Humboldt (1769-1859), naturalista oggi certamente poco noto, ma che è stato un “uomo poliedrico, di vastissima cultura non solo scientifica, ma anche umanistica”, che per molto tempo è stato l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone, o almeno così veniva descritto dai suoi contemporanei. Come definirlo? Fu uno scienziato instancabile, un esploratore curioso e attento e un pensatore rivoluzionario. Introdusse l’uso delle isoterme nelle mappe, studiò l’origine e il percorso delle tempeste tropicali, l’aumento dell’intensità magnetica dall’equatore verso i poli, e la vulcanologia, e fece studi pionieristici sulla relazione fra ambiente geografico e distribuzione delle piante. Nella sua opera finale, intitolata Kosmos, von Humboldt celebra le conquiste della scienza dell’Ottocento e scatta una sorta di indelebile fotografia della storia delle scienze della vita. Il capitolo di Focher è stato (lo confesso!) il mio primo “incontro” con Kosmos: “un meraviglioso monumento del passato, sul quale molte generazioni si sono arrampicate, chi per staccarne dei frammenti, chi solo per vedere più lontano”.
L’idea di esplorazione attuata da von Humboldt si ritrova applicata anche nel quinto scienziato di cui Focher traccia la biografia: Alfred Russell Wallace (1823-1913). Per Wallace infatti esplorare non significativa solamente collezionare e classificare, ma anche osservare e comprendere (come ben dimostra la sua descrizione di quella che ancora oggi chiamiamo la linea di Wallace). Ogni volta che ne leggo la vita, resto colpito da quella che Darwin definì una “metamorfosi in direzione retrograda” di Wallace: da attento e promettente naturalista a sostenitore di una sorta di spiritualismo scientifico, oltre che di una visione evoluzionistico-teistica che gli impedì di accettare l’evoluzione umana come frutto di quella stessa selezione naturale di cui lui aveva, assieme a Darwin, tracciato le linee d’azione. Le pagine che Focher dedica a Wallace analizzano questa transizione e mostrano bene come Wallace fosse prima di tutto animato da una grande passione, quello stesso ardore che lo rese un grande naturalista nella prima parte della sua vita, e un passionale socialista e un convinto spiritista nella seconda.
L’ultimo capitolo è dedicato a Gregor Mendel e alla scoperta delle leggi dell’ereditarietà, ma per questa parte del libro vi rimando ad una recensione che Pikaia ha pubblicato nei mesi scorsi.
Ricostruire la vita di un grande scienziato con parole e carta non è una operazione semplice, perché serve saper cogliere l’essenza di una altra persona, vissuta in un periodo storico diverso (spesso molto differente) dal nostro. In una miriade di eventi bisogna distinguere uno schema, creare una struttura in cui la sua esistenza abbia senso e vanno trovate le parole capaci di riportare in vita il protagonista dando al lettore l’impressione di vivere in sua presenza. “Alla scoperta delle leggi della vita” riesce in modo molto efficace e appassionato a guidare il lettore alla scoperta della vita di sei grandissimi scienziati, di cui non sempre è stato riconosciuto adeguatamente il merito, facendo in modo che siano loro stessi a raccontarsi, grazie a un enorme lavoro di ricerca e analisi dei testi originali.
Il testo di Federico Focher non è però una semplice rassegna di biografie, perché nelle mani di Focher, la biografia diventa un espediente letterario in cui la storia, la vita e il lavoro di scienziati diventano un modo per riflettere anche sulla scienza e sugli scienziati di oggi. Se in altri libri la vita di un santo dimostra l’esistenza del paradiso grazie alla sua speciale consapevolezza e alla ricompensa divina che riceve, la biografia di uno scienziato vissuto due secoli fa è l’occasione per usare il loro “ardente desiderio di conoscenza” per spiegare il fascino della storia della vita e il modo in cui la ricerca scientifica è condotta.
La vita degli scienziati è quindi l’occasione per ricordare al lettore che “ogni scoperta scientifica, per quanto rivoluzionaria, non nasce dal nulla, come un casuale prodotto auto-organizzativo del pensiero – scrive Focher -, ma è l’ultimo fiore di un grande albero, senza il quale esso non sarebbe mai sbocciato”. Il libro di Focher, sin dalle prime pagine, non è quindi solo un invito a riscoprire la vita di Redi, Maupertuis, Trembley, Von Humboldt, Wallace e Mendel, ma sprona il lettore a modificare il proprio modo di vedere la scienza contemporanea.
Possiamo ammirare un fiore reciso, ma solo studiando tutto il resto della pianta possiamo capire appieno la bellezza e il senso di quel fiore. Non vi resta quindi che cogliere l’invito di Focher e iniziare a guardare la vita degli scienziati non come singoli magnifici fiori sbocciati nel corso del tempo, ma come parte di un disegno più generale in cui “la scienza non è il fiore, che un giorno appassirà, ma l’albero che continuerà a vivere. Pensare di comprendere il senso delle ultime scoperte scientifiche senza conoscere la storia delle idee che le hanno rese possibili è come credere di conoscere un albero secolare dalla semplice osservazione dei suoi fiori tagliati e riposti in un vaso”.
Oggi la storia della scienza è spesso vista come qualche cosa di vecchio e superato e neppure i corsi di laurea scientifici spesso ne prevedono l’insegnamento. Se però si guardasse meglio si potrebbe vedere che rileggere la vita degli scienziati è anche l’occasione per ricostruire e analizzare gli ambienti storico-culturali che videro nascere e svilupparsi grandi scoperte. Questo rende “Alla scoperta delle leggi della vita” una lettura decisamente ricca di spunti non solo per appassionati di scienza, ma anche per studenti e scienziati per superare “la credenza che ciò che conti sia solo l’ultima frontiera della ricerca scientifica, che tutto il resto sia sorpassato, ammuffito e morto”.
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.