Alla scoperta della biodiversità che non conosciamo

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Pikaia ha letto per voi “Meravigliose creature. La diversità della vita come non la conosciamo” di Stefano Mazzotti, naturalista e direttore del Museo Civico di Storia Naturale Ferrara.

Quando pensiamo ai viaggi di scoperta, alle grandi spedizioni in continenti lontani, il nostro pensiero corre immediatamente all’immagine dei grandi velieri che solcavano gli oceani nei secoli scorsi (su Pikaia ne abbiamo parlato qui e qui). Questi viaggi ci hanno permesso di fare scoperte incredibili, di cui troviamo ancora oggi traccia, ad esempio, sulle nostre tavole, ma come ben ci mostra “Meravigliose creature. La diversità della vita come non la conosciamo” (Il Mulino, 2024) del naturalista Stefano Mazzotti, tantissime specie animali e vegetali sono ancora in attesa di essere descritte e studiate.
La storia dell’esplorazioni scientifiche – scrive Mazzotti – è tutt’altro che esaurita. Abbiamo ancora tanto da scoprire: l’86% delle specie terrestri e il 91% di quelle degli oceani sono ancora sconosciute alla scienza. Solo in quest’ultimo decennio sono state descritte dalle 15.000 alle 20.000 specie di organismi viventi all’anno”.

Ma come pianificare oggi nuove spedizioni esplorative? Cosa serve per riuscire ad avere “più stivali sul campo” e formare una nuova generazione di giovani esploratori esperti di tassonomia? A differenza di tanti altri libri già pubblicati, le pagine di Stefano Mazzotti tracciano non solo la mappa di viaggi esplorativi passati e presenti alla scoperta della biodiversità, ma possono rappresentare anche una concreta roadmap da seguire per identificare ciò che serve oggi per studiare la biodiversità. Non quindi una narrazione tragica di quanto stiamo perdendo, ma un invito a rimboccarci letteralmente le maniche per ampliare le conoscenze che abbiamo sulla biodiversità e sulla sua importanza sia per il nostro pianeta che per la nostra specie. Studiare la biodiversità è, infatti, indispensabile per comprendere i processi evolutivi ed ecologici che hanno portato il pianeta ad essere come lo vediamo. Inoltre, come ben ci ricorda Mazzotti, serve ricordarsi che la biodiversità non è solo l’insieme delle “infinite forme bellissime” di darwiniana memoria, ma è la base del funzionamento di tutti gli ecosistemi di cui siamo parte e da cui dipendiamo.

Diversi milioni di nuove specie sono quindi in attesa di essere “scoperte” e molte di esse potrebbero essersi estinte prima ancora di essere studiate. Come mostra, infatti, una recente pubblicazione coordinata dal botanico Martin Cheek dei prestigiosi Royal Botanic Gardens di Kew in Inghilterra, gli erbari contengono numerose specie mai descritte dalla scienza, che per cause varie sono oggi estinte in natura (qui l’articolo completo disponibile in open access).

Alla ricerca di soluzioni

Cambiamenti climatici, distruzione e frammentazione degli habitat, effetti antropici e specie invasive stanno ridisegnando la biodiversità e a essere colpite sono spesso in modo più grave quelle che oggi sono le aree con più alti livelli di biodiversità. Ad esempio, dal 2020 a oggi il tasso di deforestazione in Amazzonia è tornato ad aumentare, tanto che nel 2020 ha superato del 182% l’obiettivo stabilito per legge, compromettendo gli obiettivi di riduzione dei gas serra e mettendo ulteriormente a rischio quella fragile biodiversità che la foresta Amazzonica ospita.

L’Amazzonia però è anche una ottima dimostrazione del fatto che possono essere percorse vie differenti per guidare il nostro sviluppo economico. Per esempio, l’attuale governo ha bloccato il progetto di costruzione di una strada che avrebbe quintuplicato la deforestazione e ridotto la deforestazione dell’Amazzonia del 60%, rispetto ai livelli raggiunti durante il governo precedente. In modo analogo, come ben descrive Stefano Mazzotti, anche in Europa son stati realizzati numerosi progetti di successo di conservazione animale e vegetale, per cui quello che ci manca non è certamente la conoscenza di cosa serve fare. “C’è ancora tempo per agire – scrive Mazzotti – e le conoscenze le abbiamo, possiamo salvare la diversità della vita del nostro pianeta”, ma serve anche ricordare che, seppure le azioni da attuare siano spesso locali, la conoscenza che ci serva è globale, per cui “la maggior parte dei problemi ambientali del mondo richieste una collaborazione internazionale. (…) Per fortuna la volontà di cooperare a livello globale su questi temi è aumentata significativamente negli ultimi decenni e continua a crescere”, per cui anche su questo fronte le basi per lavorare ci sono.

Tra musei e università

Come già anticipato, il libro è ricco di suggerimenti concreti, che lo rendono una eccellente lettura anche per ricercatori e docenti universitari, tanto più in un momento in cui, grazie ai finanziamenti PNRR, la biodiversità è divenuta l’oggetto di studio primario del National Biodiversity Future Center (NBFC). Se da un lato quindi ora ci sono le risorse per formare nuovi tassonomi e dare nuovi spazi alla didattica di ambito zoologico e botanico nelle università italiane, come sfruttare al meglio questa irripetibile opportunità?
In tempi di crisi della biodiversità, è necessario aumentare la consapevolezza tra la popolazione e i decisori politici che la conoscenza delle specie con cu condividiamo il pianeta è indispensabile per trovare soluzione. (…) Serve aumentare n modo significativo i finanziamenti di base per reclutare nuovi tassonomi, in particolare nei musei di storia naturale; rilanciare la ricerca tassonomica e l’insegnamento nelle università e facilitare il più possibile i musei di storia naturale per sviluppar la ricerca basata sulle collezioni”.

Sebbene esuli dalle finalità di Pikaia, un elemento interessante che emerge nella situazione attuale è proprio il rapporto non ben definito tra università e musei di storia naturale che, seppure coinvolti con appositi bandi nelle attività del NBFC, hanno una posizione marginale, mentre essi dovrebbero essere i naturali terminali verso cui far confluire gli esemplari da determinare e conservare. In parallelo, l’interazione tra musei e università potrebbe favorire lo sviluppo di strumenti sempre più efficaci di cybertaxonomy (intesa come la tassonomia realizzata avvalendosi di strumenti informatici e digitali di varia tipologia), dato che la maggior parte delle collezioni più interessanti su cui applicare questi nuovi strumenti non sono presenti nei musei universitari. Da parte della redazione di Pikaia non ci resta che augurarvi un buon viaggio dalla Papua Nuova Guinea al Borneo, dall’Himalaya al Mekong, dallo Sri Lanka alle montagne della Tanzania alla scoperta di una serie infinita di specie, con una guida esperta che ha compiuto esplorazioni zoologiche in Sud America e nelle foreste tropicali e montane delle Ande. Un viaggio che però parte dalla speranza che, come Stefano Mazzotti suggerisce a fine libro, la nostra specie sia capace di essere sapiens anche nelle proprie azioni: “speriamo che l’ambiziosa autodefinizione tassonomica di Homo sapiens sia finalmente giustificata da una capacità adattativa che porti alla salvezza della biodiversità e, in definitiva, alla nostra sopravvivenza”.

Per ulteriori approfondimenti:

Chi volesse conoscere ancora meglio i contenuti di “Meravigliose creature”, qui è possibile ascoltare la presentazione del libro fatta nella puntata del 24 gennaio di Radio3 Scienza, mentre qui è possibile risentire la puntata di Radar in cui “Meravigliose creature” è presentato nei suggerimenti di lettura.

Di seguito puoi leggere anche la recensione dello stesso volume a cura di Maria Balsamo https://wp.me/p5v4dN-gqh Riferimenti bibliografici citati: Cheek, M., Darbyshire, I. & Onana, J.M. Discovery and conservation of Monanthotaxis bali (Annonaceae) a new Critically Endangered (possibly extinct) montane forest treelet from Bali Ngemba, North West Region, Cameroon. Kew Bull 78, 259–270 (2023).