Titolo: Breve storia del nostro pianeta. 4 miliardi di anni in 8 capitoli
Autore: Andrew H. Knoll
Traduzione: Alberto Pezzotta
Editore: HarperCollins Milano
Anno: 2022 (orig. 2021)
Pagine: 253
Qui, più o meno. Dal principio, millennio più millennio meno. Viviamo la nostra vita ancorati dalla forza di gravità al nostro pianeta, grande sfera che ci sostiene e che ogni tanto ci mette in pericolo, in occasione di uragani e di terremoti.
Codesto piccolo pianeta si formò più di quattro miliardi di anni fa, dall’aggregazione di detriti rocciosi, in orbita attorno alla giovane solare stella di modeste dimensioni. Per la maggior parte della sua successiva storia, la Terra che ci ospita non è stata abitabile dagli esseri umani,
il momento che stiamo vivendo da qualche decina di milioni di anni è fuggevole, fragile e prezioso. Ebbene, di questi contemporanei tempi, i titoli dei notiziari spesso sembrano versetti dell’Apocalisse e le notizie che vengono dal mondo della biologia non sono migliori.
Declino non significa ancora estinzione: ma è la strada che
porta le specie alla fase finale. I colpevoli siamo noi
sapiens: noi uomini e donne, responsabili di quell’
effetto serra che non solo riscalda il pianeta, ma rende più devastanti e più frequenti le ondate di calore, le siccità e gli uragani. Va allora ancora una volta confermato che
l’indifferenza è deprimente e molesta. Un grande scienziato ci esorta a prendere atto, con dovizia di analisi e dati e figure e particolari, di come l’attività umana stia radicalmente alterando un mondo che ha impiegato vari miliardi di anni per diventare così. E ci sfida a porre rimedio.
Con
Breve storia del nostro pianeta celebre paleontologo americano
Andrew Herbert Knoll (West Reading, Pennsylvania, 1951) sceglie ottimamente di
raccontare in modo chiaro e semplice, senza note e citazioni, la lunga evoluzione dei fattori abiotici (prima) e biotici (poi e anche) che fanno parte oggi dell’impervia coesistenza di otto miliardi d’individui della nostra stressa specie. Intreccia questioni scientifiche e indagine storica, la geologia e la fisica prima della biologia, l’ecologia degli ecosistemi e l’impatto umano sulle altre specie animali (e vegetali), le teorie allo stato attuale delle conoscenze, cortesemente immerse in esempi della vita quotidiana. Siamo il risultato fisico e biologico di 4 miliardi di anni.
Camminiamo dove una volta c’erano fondali marini su cui zampettavano trilobiti, colline coperte di ginkgo calpestate da dinosauri o pianure ghiacciate dominate da mammut. Una volta questo mondo apparteneva a loro, adesso è nostro. La differenza fra noi e i dinosauri è che noi possiamo capire il passato e prevedere il futuro.
Il mondo che abbiamo ereditato non solo ci appartiene: ne siamo responsabili. Che cosa ne sarà, dipende da noi. L’autore aiuta la democrazia della convivente conoscenza. Al centro degli otto capitoli, non piattamente cronologici, sempre
La Terra: chimica, fisica, biologica, dell’ossigeno, animale, verde, delle catastrofi, umana. La
ricca bibliografia è distinta per ciascun capitolo e, al proprio interno, fra i testi non specialistici e le letture più complesse. Molto ben fatto anche l’articolato indice analitico, dall’abiogenesi a Zuber, passando per Galileo e Gould, per estinzioni e migrazioni.
Valerio Calzolaio è giornalista e saggista. Già deputato per quattro legislature, dal 1996 al 2001 è stato sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, rappresentando il governo italiano ai principali appuntamenti ambientali internazionali (da Kyoto a l’Aja, da Nairobi a New York). Ha svolto per anni attività di consulente Onu per il segretariato della Convenzione per la lotta alla siccità e alla desertificazione. È stato professore a contratto di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata. Ha pubblicato, con Telmo Pievani, Libertà di migrare (Einaudi, 2016), i suoi libri più recenti sono La specie meticcia (People, 2019), Migrazioni (Doppiavoce, 2019) e Isole carcere (Edizioni Gruppo Abele), 2022.
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