Che fatica essere maschi! Il quoll settentrionale rinuncia al riposo per riprodursi

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Un marsupiale australiano, il quoll settentrionale, mostra nella sua unica stagione riproduttiva una notevole iperattività, che probabilmente lo conduce alla morte.

Il quoll settentrionale, Dasyurus hallucatus, è un grazioso marsupiale notturno, ed è il più piccolo delle quattro specie australiane del genere Dasyurus. Le femmine sono più piccole dei maschi: pesano, infatti, 350-690 g per 9-31 cm, mentre i maschi pesano 540-1120 g per 27-37 cm. I quoll settentrionali si nutrono principalmente di invertebrati, ma consumano anche frutti carnosi (particolarmente fichi) ma anche (ahimè, come vedremo) vertebrati, cadaveri e rifiuti dei campeggi, insomma mangiano ciò che trovano. L’habitat dei quoll settentrionali è ora ristretto ad alcune aree limitate – e separate fra loro – del Nord dell’Australia, e vi sono prove di un’importante riduzione della diffusione dovuta a predazione da parte dei dingo e delle volpi e ad alterazioni importanti dell’habitat. Ma il nemico più importante dei quoll è attualmente il rospo delle canne (Rhinella marina), il più grande rospo al mondo, una temibile specie invasiva, che è fortemente tossica, e a farne le spese sono i voraci quoll.

La semelparità del quoll settentrionale

Una delle ragioni per la quale i quoll settentrionali sono particolarmente interessanti è la grande differenza di vita – e di stili riproduttivi – fra maschi e femmine: in natura i maschi vivono un anno, mentre le femmine circa tre. Ciò si accompagna al fatto che i quoll (maschi!) sono semelpari, ossia seguono una strategia riproduttiva nella quale un individuo investe molte risorse in una singola stagione riproduttiva, seguita dalla sua morte, come fanno le agavi, dei salmoni del Pacifico (parte del genere Oncorhynchus), e molte specie di insetti. La semelparità è una strategia interessante per gli evoluzionisti perché suggerisce domande sulle cause prossime e remote di un fenomeno. La selezione naturale massimizza la riproduzione totale nel corso della vita, dunque perché dovrebbe favorire la morte dopo la prima riproduzione? Una risposta possibile – ma forse un po’ scontata – fornita da Knowledge Project di Nature Education è “quando un organismo non deve risparmiare risorse per assicurare future sopravvivenze e riproduzione, può mobilizzare virtualmente tutte le risorse disponibili in un singolo, importante, episodio riproduttivo.” Naturalmente la domanda chiave poi diventa – cito dallo stesso sito: “In quali condizioni l’aumento di fecondità associato con la semelparità compensa la perdita di eventuali episodi riproduttivi successivi?” Molti biologi teorici hanno formulato modelli per cercar di spiegare questa strategia.

Rinunciare al riposo per riprodursi

I quoll settentrionali sono i mammiferi più grandi conosciuti ad andare incontro a morte dopo la riproduzione, tuttavia, la causa della loro morte è sconosciuta. Per identificare le cause potenziali delle differenze fra i maschi di quoll settentrionali, che si riproducono una sola volta, e le femmine, che possono riprodursi fino a quattro stagioni, un gruppo di ricercatori australiani ha studiato i comportamenti, i bilanci di attività, le velocità di spostamento e le distanze percorse. La ricerca si è valsa di accelerometri applicati ai quoll maschi e femmine sull’isola di Groote Eylandt, la più grande isola del golfo di Carpentaria, nell’Australia nord-orientale, a circa 50 km dal Territorio del Nord e dalla costa orientale della Terra di Arnhem. Si tratta di un luogo remoto che appartiene alla comunità aborigena degli Anindilyakwa ed è parte della riserva aborigena della Terra di Arnhem. I maschi si sono rivelati più attivi, hanno speso più tempo camminando, e si sono fermati a riposare molto meno delle femmine. I periodi ridotti di riposo dei maschi vengono spiegati con l’idea che rinunciare al riposo e spostarsi per lunghi periodi di tempo siano strategie adottate per aumentare le probabilità di accoppiamento.

Impossibile recuperare 

Ma lo sconsiderato aumento di attività, se da un lato genera un incremento della riproduzione, dall’altro causa stress e deterioramento delle condizioni fisiche. I sintomi di deterioramento sono simili a quelli dei roditori deprivati di sonno. “La deprivazione di sonno – scrivono gli autori delle studio – e i sintomi ad essa associata, combinati con un aumento temporale dell’attività, farebbero sì che il recupero divenga impossibile.” Gli animali manifestano un aumento dei parassiti, che sarebbe spiegato da un diminuito tempo di grooming, e una perdita di peso del 17-21% rispetto ai controlli, a dispetto di un incrementata assunzione di cibo (fino all’80%!). Ciò viene attribuito all’aumento della frequenza cardiaca, della spesa energetica e del metabolismo. I quoll – come accade nei topi – divennero più aggressivi dopo la riproduzione al punto da dover modificare te tecniche di manipolazione.

Insomma, il recupero delle condizioni fisiche dopo la riproduzione sarebbe impossibile per i maschi e potrebbe spiegare la loro morte al termine della stagione riproduttiva (ad esempio diverrebbero delle prede più facili, non sarebbero in grado di evitare scontri e morirebbero di consunzione).

La conclusione degli autori è che “se i quoll settentrionali rinunciano al sonno a scapito della loro sopravvivenza, essi potrebbero essere un’ottima specie modello per studiare gli effetti della deprivazione di sonno sulle funzionalità corporee”.

Riferimento:

Gaschk JL, Del Simone K, Wilson RS, Clemente CJ. 2023 Resting disparity in quoll semelparity: examining the sex-linked behaviours of wild roaming northern quolls (Dasyurus hallucatus) during breeding season. R. Soc. Open Sci. 10: 221180.

Immagine: Elizabeth Gould,   Public domain, via Wikimedia Commons