Le ricerche di Darwin sulle piante rampicanti, di nuovo tradotte

Autore: Charles Darwin Curatore: Renato Bruni, Giacomo Scarpelli Editore: Mimesis Collana: Filosofia/scienza Anno edizione: 2024 In commercio dal: 22 novembre 2024 Tipo: Libro universitario Pagine: 264 p., Brossura EAN: 9791222312507

Una nuova traduzione dell’opera di Darwin sulle piante rampicanti ci permette di entrare nel suo laboratorio domestico e capire il modo di ragionare dello scienziato

Autore: Charles Darwin

Curatore: Renato Bruni, Giacomo Scarpelli

Editore: Mimesis

Anno: 2024

Pagine: 264 p

Pubblicata la prima volta nel 1865, nel nono volume del Journal of the Linnean Society, e uscita in edizione riveduta a Londra, con l’editore John Murray, dieci anni dopo, On the Movements and Habits of Climbing Plants è l’opera che raccoglie ed espone le ricerche di Charles Darwin su numerose specie di piante rampicanti. Qui, la capacità di movimento vegetale è analizzata attraverso una serie di esperimenti, verifiche e monitoraggi, che definiscono il carattere eminentemente laboratoriale dell’intero lavoro – come scrivono significativamente i curatori della presente traduzione, il testo può essere pensato come una «versione più ragionata ed estesa di un quaderno di laboratorio» (p. 39).

Darwin osserva e appunta, registra i tempi, la frequenza e l’ampiezza dei movimenti, le “preferenze” dei viticci, delle foglie e degli steli, e confronta le proprie osservazioni con quelle di altri autori che negli stessi anni si erano dedicati a temi affini, come Asa Gray, Ludwig H. Palm, Hugo von Mohl e Henri Dutrochet. Ne conclude che la strategia della rampicata è un effettivo adattamento, acquisito in virtù dei vantaggi che comporta entro la relazione ecologica in cui queste piante si sviluppano.

«Spesso è stato asserito in modo vago che le piante si distinguono dagli animali poiché non hanno la facoltà di movimento. Si dovrebbe invece dire che le piante acquistano ed esibiscono questa capacità solo quando è a loro vantaggiosa: e ciò avviene relativamente di rado, dato che le piante sono piantate al suolo e il nutrimento viene portato loro dall’aria e dalla pioggia» (p. 242).

Dopo quasi centocinquanta anni – la prima traduzione, di Giovanni Canestrini (che aveva già tradotto nel 1864 l’Origine delle specie) e del botanico Pier Andrea Saccardo, è del 1878 – esce in Italia per l’editore Mimesis una nuova traduzione di Fabrizio Ferraro, curata da Renato Bruni e Giacomo Scarpelli, con il titolo Le piante rampicanti. Movimenti e abitudini. Introducono l’edizione un saggio di Scarpelli, due note di Bruni dedicate alle tipologie di rampicanti e ad alcune precisazioni sulle variazioni tassonomiche tra il tempo di Darwin e il nostro, e un breve lemmario botanico.

Nel presentare di seguito i contenuti dell’opera ci concentriamo soltanto sui punti salienti, a cominciare da una sintesi delle principali caratteristiche delle classi in cui Darwin divide le piante rampicanti.

Piante volubili: piante i cui steli sottili si avviluppano a un sostegno con un movimento a spirale. Darwin le considera, tra tutte le rampicanti, quelle più semplici e «ancestrali». I loro fusti possono avvolgersi a strutture con un diametro di pochi centimetri, con l’eccezione delle regioni più calde in cui riescono a circondare i tronchi degli alberi. Per Darwin, questa differenza si giustifica entro un peculiare contesto ecologico: nelle foreste tropicali la luce è ostacolata dalle chiome degli alberi, e salire lungo il loro tronco consente quindi alle piante volubili di aumentare le probabilità di esporsi efficacemente ai raggi solari. Le variazioni nella velocità di rotazione degli steli che Darwin rileva in specie diverse, organizzate secondo la classificazione di John Lindley, sono esposte in una tabella dedicata (pp. 61-71).

Piante rampicanti tramite foglie: Darwin divide la classe delle piante che si arrampicano attraverso organi sensibili – «irritabili» è il termine che impiega – reattivi al contatto, in rampicanti tramite foglie e rampicanti tramite viticci. Entrambe mostrano comportamenti di circumnutazione volti all’esplorazione dell’ambiente circostante. Le rampicanti tramite foglie si aggrappano ai supporti attraverso l’uso di foglie modificate – Darwin osserva per esempio nel genere Clematis che i piccioli delle giovani foglie si piegano se sfiorati con delle bacchette – che in seguito alla presa si irrigidiscono e si gonfiano, rendendo l’appiglio più stabile. Per Darwin sono una forma intermedia tra piante volubili e rampicanti a viticci.

Piante rampicanti tramite viticci: i viticci derivano dalla modificazione di diversi organi (foglie, peduncoli di fiori, etc.), mostrano sensibilità al contatto e si piegano in direzione del tocco. Quando afferrano un supporto avviano una doppia contrazione a spirale in direzioni diverse, oraria e antioraria, che ha la funzione di renderli più elastici e dunque resistenti. Questo fenomeno ha per Darwin un valore adattativo, dimostrato dalla sua larga diffusione anche in specie molto distanti.

Piante rampicanti tramite uncini e tramite radici: Darwin non compie qui molte osservazioni. In nessuno dei due casi riscontra movimenti spontanei di rotazione. Sottolinea, osservando il Ficus repens, come le piante che si arrampicano tramite radici rilascino una sostanza adesiva che assicura le radici avventizie al substrato di rampicata. Le piante dotate di uncini, invece, sono le meno efficienti, in quanto per arrampicarsi possono fare affidamento soltanto sulla casualità che gli uncini si aggancino ad altri elementi incontrati durante lo sviluppo. Per tale ragione, queste piante possono essere maggiormente avvantaggiate dal crescere tra arbusti e cespugli, i cui rami formano una fitta rete.

«Le piante diventano rampicanti, come si può presumere, in modo da raggiungere la luce ed esporre una larga parte della superficie delle foglie all’azione della luce e dell’aria fresca. Ciò viene raggiunto dalle piante rampicanti grazie a un consumo straordinariamente ridotto di materia organizzata, in comparazione con quella degli alberi» (p. 225).

Arrampicarsi – e dunque i movimenti di rotazione e di cattura dei supporti – è quindi un adattamento che consente alle piante di ottenere degli specifici vantaggi: in questo caso, l’acquisizione di risorse preziose, fondamentali per la sopravvivenza, a fronte di costi di sviluppo decisamente più contenuti rispetto ad altri organismi vegetali. Darwin non offre una risposta al problema dell’origine della sensibilità: si limita a credere che la facoltà sensibile sia una «capacità incipiente» presente diffusamente nelle piante e poi perfezionata dalle rampicanti perché vantaggiosa. Inoltre, le categorie che Darwin isola non mostrano confini netti, ma manifestano la condivisione di alcuni caratteri fondamentali, tendendo così a “sfumare” l’una nell’altra (il termine di riferimento è gradation, «sconfinamento» in questa traduzione). Darwin ha difficoltà, per esempio, a collocare in una classe specifica la Ceratocapnos claviculata (nel testo Corydalis c.), considerandola una pianta in transizione da rampicante tramite foglie a rampicante tramite viticci.

Dalla presenza di analogie, affinità e tratti comuni, Darwin ricava i rapporti di parentela evolutiva tra le diverse classi. Ipotizza che dalle piante volubili siano derivate le rampicanti che fanno uso di organi sensibili modificati – foglie, viticci – in quanto queste mostrano lo stesso comportamento di rotazione degli internodi o, al contrario, delle sue significative variazioni; ipotizza anche che i viticci di origine fogliare siano discesi dalle rampicanti tramite foglie: le foglie modificate esibiscono infatti tutte le proprietà tipiche dei viticci (sensibilità, irrigidimento e spontaneità di movimento), differenziandosi solo per la presenza della lamina fogliare. Per ottenere da tali foglie un viticcio effettivo è dunque necessaria la perdita della lamina, processo che Darwin riscontra in quattro generi della famiglia Fumariaceae, dalla Fumaria officinalis, in cui alcune foglie iniziano a rimpicciolirsi, fino alla Dactylicapnos scandens (nel testo Dicentra thalictrifolia), che esibisce viticci pienamente formati. Le rampicanti tramite foglie risultano così per Darwin, come si è detto, una forma intermedia tra piante volubili e rampicanti a viticci.

Quest’opera espone bene quindi il principio darwiniano dell’evoluzione graduale, e rientra a pieno titolo nell’ampio filone della produzione botanica di Darwin, risultando particolarmente affine a un’opera più tarda dedicata alla capacità di movimento delle piante (The Power of Movement in Plants, 1880). Riproporla oggi, dopo un lasso di tempo così significativo, porta con sé la speranza di rinnovare l’interesse storico-scientifico per una produzione che spesso si è inavvertitamente considerata minore, in un contesto di ricerca – quello storico-darwiniano – di cui generalmente si ammette ancora, e senza errore, l’inesaurita fecondità.