Donne scienziate tra ‘800 e ‘900: Eva Mameli Calvino
Mercoledì 13 ottobre è andata in ondata la terza puntata della serie “Donne scienziate tra ‘800 e ‘900” (Rai Storia), dedicata alla botanica Eva Mameli Calvino e alla zoologa Cesarina (Rina) Monti. Ma chi era Eva Mameli Calvino?
Seppure non molto note al grande pubblico, entrambe sono state naturaliste molto attive e competenti e rappresentano due protagoniste di rilievo nelle scienze naturali a cavallo tra Ottocento e Novecento. Di seguito ricordiamo la straordinaria vita di Eva Mameli Calvino.
Chi era Eva Mameli Calvino
Eva Mameli (all’anagrafe Giuliana Luigia Evelina Mameli) è nata nel 1886 a Sassari, provincia natale della madre Maria Maddalena Cubeddu e città in cui la famiglia visse per molto tempo prima del trasferimento a Cagliari, deciso dopo il pensionamento del padre Battista Mameli, alto ufficiale dei Carabinieri.
Dopo il diploma, conseguito nel 1903 presso l’Istituto Tecnico Pietro Martini (generalmente riservato a soli studenti maschi), Eva Mameli decide di proseguire la propria formazione all’Università di Cagliari riuscendosi a laurearsi a soli 19 anni in matematica.
A seguito della morte del padre, Eva e la madre decisero di raggiungere a Pavia il fratello Efisio, che ricopriva l’incarico di docente di chimica all’Università. Nell’Ateneo pavese la Mameli fu tra le prime donne in Italia a ottenere, nel 1907, la laurea in Scienze Naturali.
La vitalità dell’Università di Pavia permise alla Mameli di incontrare numerosi scienziati italiani e stranieri, molti dei quali erano noti a livello internazionale. Nell’ateneo pavese lavorava, ad esempio, Camillo Golgi, il primo italiano a ricevere nel 1906, il Nobel per la Medicina e la Fisiologia per i suoi studi di istologia del sistema nervoso e della cellula. Durante la permanenza nell’Università di Pavia, Eva Mameli ebbe l’opportunità di frequentare il prestigioso laboratorio di Giovanni Briosi, in cui si studiavano alghe e muschi, ritenuti fondamentali negli studi di fisiologia, patologia ed ecologia vegetale.
Dopo la laurea, ricoprì il ruolo di assistente all’Istituto di Botanica di Pavia, dove venne avviata alla ricerca botanica dal Professor Gino Pollacci, esperto di chimica farmaceutica e tossicologica.
Le sue prime ricerche si riferirono alla lichenologia, alla micologia e alla fisiologia vegetale, oltre che, negli anni successivi, anche alla genetica applicata alle piante ornamentali, alla fitopatologia e alla floricoltura.La carriera scientifica
Eva Mameli pubblicò numerosi articoli su riviste accademiche internazionali e la sua notorietà aumentò soprattutto a seguito della pubblicazione di uno studio, realizzato con Guido Pollacci nel 1909, relativo alla fissazione dell’azoto atmosferico attraverso organi provvisti di clorofilla in specie non leguminose.
Per il valore delle pubblicazione scientifiche realizzate, nel 1915 ottenne la libera docenza in Botanica Generale, prima donna italiana a ottenere una cattedra per l’insegnamento della botanica all’università. La prima donna a ottenere una libera docenza in Italia fu, invece, Rina Monti che nel 1899 ottenne una cattedra in anatomia e fisiologia comparata.
Lo scoppio della guerra nel 1914 obbligò Eva Mameli a sospendere la propria carriera universitaria, motivo per cui decise di prendere il diploma di infermiera della Croce Rossa e di impegnarsi nella cura dei soldati feriti con lo stesso impegno che riservava allo studio, tanto da ottenere due medaglie al valore: la medaglia d’argento della Croce Rossa e quella di bronzo del Ministero dell’Interno.
Terminata la guerra, Eva Mameli tornò al suo lavoro di ricerca dedicandosi a varie tematiche. Interessanti sono a questo proposito due lettere che inviò allo zoologo Daniele Rosa (qui il carteggio tra Rosa ed Eva Mameli), in cui mostrava interesse per l’Ologenesi, opera che lo zoologo modenese aveva da poco pubblicato, e suggeriva che la presenza di comuni vie metaboliche potesse rappresentare un dato utile per ricostruire le complesse relazioni filogenetiche delle piante.
A supporto della propria proposta, la Mameli suggeriva che la produzione di berberina, un alcaloide presente in diverse piante, poteva fornire dati per ricostruire la filogenesi di alcune famiglie, così come la produzione di alcuni alcaloidi poteva aiutare a capire i rapporti filogenetici tra le specie appartenenti alla famiglia delle Papaveraceae.“La struttura interna degli esseri e la loro forma –scriveva la Mameli– sono una estrinsecazione del lavoro chimico che le cellule possono produrre. (…) cerchiamo dunque nella fotochimica, anziché nella sistematica morfologica i phyla e le divisioni dicotomiche che eventualmente si possano dimostrare presenti nei vegetali”.
L’intuizione era indubbiamente interessante e decisamente moderna, ma come si evince dalla lettera del 2 febbraio 1920, Rosa la invitò a porre la morfologia come primo carattere per le ricostruzioni filogenetiche, tanto che la Mameli gli rispose che farà tesoro del suo consiglio secondo cui “il criterio chimico non deve sostituirsi a quello morfologico, ma appoggiarlo ed eventualmente correggerne le conclusioni che nella filogenesi vegetale sono ancora tanto discusse”.
Il matrimonio con Mario Calvino e la nascita del figlio Italo
Nel mese di ottobre del 1920 sposò Mario Calvino, agronomo che lavorava presso stazione di Santiago de Las Vegas a Cuba e che era venuto in Italia per partecipare a un convegno, oltre che per cercare collaboratori e che sperava di convincere la Mameli a seguirlo a Cuba come collaboratrice e moglie.
Il trasferimento a Cuba, sebbene molto formativo per la giovane botanica, rappresentò però anche la rinuncia, almeno temporanea, alla carriera accademica verso cui Eva Mameli era meritatamente indirizzata. È interessante infatti ricordare che oltre alla cattedra in botanica, Eva Mameli nel 1919 aveva ottenuto il premio per le scienze naturali dell’Accademia nazionale dei Lincei, un premio prestigioso che le avrebbe certamente aperto le porte in numerosi Atenei italiani.
Nel 1923 a Cuba nacque il loro primogenito, Italo Calvino, che fu anche il primo della famiglia a non seguire la tradizione familiare legata a carriere scientifiche. Come ricorda lo stesso Calvino (nell’immagine sottostante Italo bambino è fotografato assieme alla madre),“sono figlio di scienziati: mio padre era un agronomo, mia madre una botanica; entrambi professori universitari. Tra i miei familiari solo gli studi scientifici erano in onore; un mio zio materno era un chimico, professore universitario, sposato a una chimica (anzi ha avuto due zii chimici sposati a due zie chimiche); mio fratello è un geologo, professore universitario. Io sono la pecora nera, l’unico letterato della famiglia”.
Nei cinque anni trascorsi a Santiago de las Vegas (a pochi chilometri dall’Avana), i coniugi Calvino non si limitarono alla ricerca in botanica e agronomia, ma istituirono scuole per i campesinos e i loro figli, organizzarono corsi per i coltivatori e fondarono una rivista per diffondere le nuove tecniche di coltivazione e fornire risposte a problemi emersi nei campi.
Nel 1921 i coniugi Calvino visitarono il giardino botanico dell’Università di Harvard presso la Central Soledad di Cienfuegos e ebbero modo di conosce i coniugi Edwin e Katherine Atkins. In particolare, Eva strinse un rapporto di amicizia e stima con Katherine, di cui ammirava i numerosi progetti di impegno sociale.
Eva Mameli Calvino decise di seguirne l’esempio e promosse corsi professionali per le ragazze della comunità locale, affinché potessero emanciparsi. Simili attività vennero realizzate anche a San Manuel, nella zona est dell’isola di Cuba, dove i coniugi Calvino si trasferirono nel 1924 per creare una seconda stazione sperimentale.
Nel 1922 Eva Mameli Calvino ricevette, grazie ad un apposito decreto presidenziale, la possibilità di tornare a Pavia per quattro mesi, così da recarsi all’Istituto Botanico della Reale Università di Pavia per identificare le piante che finora non erano state catalogate per mancanza a Cuba dei necessari manuali e libri. Nello stesso documento venne autorizzata, senza remunerazione aggiuntiva a quella ricevuta come capo del dipartimento di botanica della Stazione, a unirsi alla visita che Mario Calvino aveva in programma di realizzare in Brasile, così da aiutarlo ad approfondirne i metodi di coltivazione della yucca e di altre piante che sarebbe stato opportuno coltivare a Cuba.
Il rientro in Italia
Nel 1925 rientrarono in Italia, poiché Mario Calvino era stato nominato Direttore della Stazione Sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo” a Sanremo, e di cui Eva Mameli Calvino ricopriva il ruolo di Vicedirettore. Il ritorno fu anche l’occasione per introdurre in Italia alcune nuove varietà di kiwi, pompelmo, palme e la yucca, che nessuno in Italia aveva mai visto prima.
Data l’enorme conoscenza acquisita, non mancarono le proposte per Eva Mameli Calvino di ruoli come docente presso le università. Senza alcuna esitazione, la Mameli decise di accettare la proposta ricevuta dall’Università di Cagliari, dove diventò anche Direttrice dell’Orto Botanico, che rimise in sesto dopo gli anni di abbandono dovuti al primo conflitto mondiale.
Rimase a Cagliari, facendo la pendolare tra la Sardegna e la Stazione di Floricoltura di Sanremo, sino al 1928, anno in cui dovette prendere atto che la gestione famigliare era divenuta molto complessa (a seguito della nascita del secondo figlio Floriano nel 1927), per cui decise di abbandonare la docenza, ma non la ricerca. Venuto a sapere di questo possibile trasferimento, lo zoologo Daniele Rosa la invitò (qui il link al carteggio tra Rosa ed Eva Mameli Calvino) a prendere all’Università di Modena la cattedra di botanica, che si era liberata a seguito del trasferimento a Genova del botanico Augusto Beguinot.
“Gentilissimo Professore <scriveva la Mameli Calvino>, Le sono molto obbligata per avere pensato a me circa la successione al Beguinot e per la Sua lettera gentile. Ma ragioni di famiglia mi obbligano al “gran rifiuto”, non solo della sede di Modena, che sarebbe stata per me ambitissima, ma della carriera universitaria. Ho due bimbi e l’esperienza fatta in questi anni di insegnamento a Cagliari mi ha convinto che la donna che si sente veramente mamma deve anteporre i doveri materni alla prospettiva di una carriera e alla passione della ricerca scientifica. (…). Fortunatamente potrò continuare a studiare e a lavorare ancora: la stazione sperimentale di Floricoltura della quale è Direttore mio marito, mi offre un ambiente di studio e di lavoro che di poco differisce da quello delle nostre università minori e mi permette di dedicarmi ancora agli studi preferiti”.
Si dedicò quindi da un lato alla Stazione di Floricoltura, di cui dopo la morte del marito (avvenuta nel 1951) fu Direttrice sino al 1959, e al tentativo di combinare la floricoltura con la tutela degli uccelli. Eva Mameli Calvino si impegnò, infatti, per sensibilizzare il pubblico sul tema della tutela dell’avifauna e, assieme all’amica pittrice Beatrice Duval, scrisse e distribuì nelle scuole un libro illustrato dal titolo Gli ausiliari dell’agricoltore per insegnare ai bambini l’importanza della difesa degli uccelli.
“Questo libro – scriveva Eva Mameli Calvino nel 1934 nell’introduzione del libro – ha lo scopo di far conoscere ai bimbi e ai ragazzi d’Italia alcuni fra gli uccelli nostrani (stazionari e di passo) che meritano di essere protetti. Molti di essi lo sono già dalle nostre leggi, ma le trasgressioni, da parte di ragazzi e di adulti, sono purtroppo molto frequenti. Auguriamoci prossima una legge che imponga di rispettare a tutti gli uccelli di becco fine o gentile e una maggiore educazione del nostro popolo, che questa legge osservi per intimo convincimento, più che per imposizione.”
Le attività della Mameli Calvino non erano però isolate, ma si inserivano in un ampio programma per la protezione degli uccelli che coinvolgeva più città italiane. A Milano esisteva, ad esempio, il Comitato per la protezione degli uccelli utili all’agricoltura e per la diffusione dei nidi artificiali, promosso dal giornalista Pier Emilio Cattorini. Al Museo Civico di Storia Naturale di Genova aveva sede la Commissione Regionale per la Liguria e per la Lunigiana, mentre presso la Stazione Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo operava la Commissione Provinciale per la Provincia di Imperia e la Delegazione di Sanremo. In Liguria era attivo anche il Professor Oscar de Beaux, conservatore e poi Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, che era molto impegnato sul fronte della protezione della fauna locale e in particolare degli uccelli.
“In un giardino senza uccelli –scriveva Eva Mameli Calvino nel 1934– si sente che qualcosa manca alla unita armonia dei colori e delle forme naturali: appena un cinguettio rompe il silenzio o un gorgheggìo si leva, guardiamo all’ospite come a un amico che viene a tenerci compagnia e desideriamo in cuor nostro che ci resti a lungo. Purtroppo, i giardini senza uccelli sono molti in Italia. Con una caccia sistematica, continuata per secoli, incoscientemente, con tutti i mezzi e in tutte le stagioni, abbiamo distrutto un patrimonio prezioso”.
Il giardino e la biblioteca di Villa Meridiana
Eva e Mario Calvino fondarono la rivista “Il Giardino Fiorito” e tra il 1931 e il 1947 risposero a centinaia di domande dei loro lettori e le risposte inviate andarono a costituire i contenuti del libro 250 quesiti di giardinaggio risolti, stampato nel 1940 da Paravia e ristampato nel 2011 da Donzelli Editore.
La casa dei coniugi Calvino, chiamata Villa Meridiana, aveva un grande parco che all’epoca si trovava ai margini della città di Sanremo. In quella casa, durante la seconda guerra mondiale, diedero asilo a numerosi partigiani e ebrei in fuga rischiando più volte la fucilazione; anche i loro figli si erano uniti ai partigiani e per questo Mario fu imprigionato per quaranta giorni nel tentativo di scoprire dove si nascondessero i figli. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Eva e Mario Calvino si occuparono in particolare di piante di interesse industriale, tra cui il caucciù e numerose piante da frutta, tra le quali l’avocado, i sorghi zuccherini e le piante foraggere.
Nel corso della loro lunga vita dedicata alla botanica, i coniugi Calvino costituirono una ampia biblioteca data sia da libri che da una ricca miscellanea che è ancora oggi intatta e conservata, in quanto venne donata da Italo e Floriano Calvino alla Biblioteca Civica di Sanremo nel 1979, un anno dopo la morte della madre.
Attualmente il fondo Fondo Mameli-Calvino contiene 12000 pubblicazioni, tra cui 1000 volumi monografici, più di 200 periodici, 10.000 opuscoli, un ricco archivio documentario (diari di lavoro, lettere, manoscritti, dattiloscritti e studi preparatori) e un archivio di fiori, oltre che numerosissime fotografie, che coprono un arco temporale di oltre settant’anni. Il contenuto del Fondo è descritto nel libro Il giardino segreto dei Calvino (De Ferreri, Genova, 2004), scritto da Paola Forneris e Loretta Marchi, da cui emerge anche l’espressa richiesta di Italo e Floriano Calvino di donare questo prezioso materiale al fine di “tener viva la memoria dei due illustri scienziati sanremesi”. Una ampia descrizione del fondo Mameli-Calvino è presente anche nell’articolo L’eredità della Famiglia Calvino. Il Fondo bibliografico “Mario Calvino e Eva Mameli Calvino” della Biblioteca civica di Sanremo, pubblicato nel 2012 da Loretta Marchi negli Atti dell’Accademia dei Georgofili (qui il link all’articolo liberamente scaricabile online).
Il Fondo Mameli-Calvino ha oggi un valore storico molto importante, perché Villa Meridiana non esiste più, così come il giardino che la circondava, in quanto venne demolita per lasciare il posto ad una moderna urbanizzazione. Un destino simile è toccato alla Stazione di Floricoltura che non è più operativa, in quanto soppressa nel 2008 da un decreto del Consiglio Nazionale di Ricerca in agricoltura.
Indubbiamente Eva Mameli Calvino è stata spesso messa in ombra prima dal marito e poi ancor di più dalla figura ingombrante del figlio Italo. Rileggendo però oggi la sua vita, ne emerge il ritratto di una donna, che infranse le regole del suo tempo scegliendo di studiare, diventare scienziata, fare ricerca e viaggiare. Una donna che ha vissuto tra due continenti, ha portato nuovi contributi alla botanica (come attestato dalle oltre 200 pubblicazioni scientifiche realizzate) e che, almeno in Italia, è stata tra le pioniere del movimento ambientalista.
Come ricorda il botanico Tito Schiva nell’introduzione dell’edizione curata da Donzelli di 250 quesiti di giardinaggio risolti, Mario Calvino sosteneva che “dobbiamo essere come le piante che affidano al vento milioni di semi con la certezza che almeno alcuni di questi germineranno”. Eva Mameli Calvino certamente condivise questa idea e visse con profonda passione la sua lunga vita (morì a 92 anni) come botanica e scienziata, aspetti per cui merita di essere ricordata.
La vita di Eva Mameli Calvino è stata raccontata anche in una puntata della trasmissione Lady travellers (qui il link). Qui potete, invece, rivedere la puntata di Donne scienziate tra ‘800 e ‘900 del 13 ottobre 2021 dedicata a Eva Mameli Calvino e a Rina Monti.
Alcune lettura per chi volesse approfondire la vita di Eva Mameli Calvino:
- Macellari, E. (2010) Eva Mameli Calvino. Ali&No, Perugia.
- Macellari, E. (2015) Botaniche italiane: scienziate, naturaliste, appassionate. Tipografia editrice Temi, Trento.
- Macellari, E. (2017) Le signore della botanica. Storie di grandi naturaliste italiane. Aboca Edizioni, Arezzo.
- Marchi, L. (2012) I giardini di Eva. Esplorazioni botaniche e esperienze scientifiche di Eva Mameli Calvino in America. In: Spazi, segni parole. Percorsi di viaggiatrici italiane a cura di Federica Frediani, Ricciarda Ricorda e Luisa Rossi. Franco Angeli.
- Secci, M.C. (2017) Eva Mameli Calvino. Gli anni cubani (1920-1925). Franco Angeli, Milano.
Fonte immagini: copertina (Wikipedia), ritratto (Università di Cagliari).
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.