“Endless Evolution”: il gioco da tavolo made in Italy che insegna l’evoluzione

endless evolution gioco

Pensato per l’uso didattico dalla primaria alle superiori, Endless Evolution simula la storia della vita sulla Terra attraverso un approccio ludico e cooperativo che unisce adattamento, selezione naturale e lavoro di squadra

In un tempo in cui la scuola è chiamata a rinnovarsi, dove l’attenzione degli studenti si conquista più che si impone, strumenti alternativi all’insegnamento frontale stanno guadagnando terreno. Tra questi, il gioco si rivela un alleato prezioso. È in questo contesto che nasce Endless Evolution, un gioco da tavolo che porta l’evoluzione biologica dentro le aule, con rigore scientifico e un approccio ludico coinvolgente.

Un gioco nato per colmare un vuoto

L’idea nasce da una constatazione tanto semplice quanto sorprendente: pochissimi giochi affrontano davvero l’evoluzione nel suo significato scientifico. Molti titoli popolari mettono in scena animali o ambientazioni preistoriche, ma raramente esplorano i meccanismi evolutivi nel loro complesso.

Federico Plazzi, docente del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, ha coordinato lo sviluppo del gioco insieme a un team interdisciplinare. Il punto di partenza è stato l’analisi critica di giochi esistenti, valutati secondo dieci criteri fondamentali — dalla presenza di Homo sapiens all’idea, spesso erronea, di un’evoluzione lineare o finalistica. Il risultato? Un panorama ludico ricco di potenzialità ma povero di contenuti realmente evolutivi.

Così, anziché adattare un gioco esistente, è nata l’esigenza di crearne uno nuovo: rigoroso sul piano scientifico, ma accessibile, stimolante e adatto alla scuola. Non un esercizio di stile, ma un vero strumento didattico.

Come funziona Endless Evolution

Pensato per un numero massimo di sei giocatori, Endless Evolution dà il meglio di sé con gruppi da uno a quattro. È un gioco cooperativo, in cui i giocatori devono affrontare insieme le sfide dell’ambiente per garantire la sopravvivenza della propria popolazione.
La partita si sviluppa attraverso una successione di ere geologiche, ognuna rappresentata da un turno. All’inizio di ogni era si acquisiscono risorse tramite il lancio di dadi, risorse che permettono di compiere azioni strategiche: adattarsi, migrare, modificare la popolazione.

Il gioco include diverse componenti:

  • Una plancia delle risorse per gestire le azioni disponibili;
  • Una plancia degli adattamenti, che monitora le caratteristiche evolutive delle specie;
  • Una mappa climatica, in cui le popolazioni — rappresentate da cubetti colorati — si muovono tra habitat diversi;
  • Un mazzo obiettivo, che assegna a ogni popolazione uno scopo da raggiungere entro la fine della partita.

Alla conclusione di ogni era, un evento catastrofico (meteoriti, pandemie, eruzioni, glaciazioni…) minaccia l’equilibrio faticosamente costruito. L’unico modo per sopravvivere è evolvere: chi riesce a mantenere almeno un cubetto in gioco e soddisfare il proprio obiettivo, vince.

Il gioco può essere facilmente adattato: se troppo lungo, se ne possono selezionare alcune fasi; se troppo complesso, le carte possono essere usate come spunto per attività parallele. Un’elasticità che lo rende adatto a contesti didattici differenti.

Un potente strumento per la scuola

Sebbene Endless Evolution sia perfettamente giocabile anche in contesti extra-scolastici, il progetto nasce con una chiara vocazione educativa. Dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado, il gioco si presta a essere utilizzato in molteplici momenti: come attività di apertura (engage), rielaborazione finale o all’interno di metodologie attive come EAS e flipped classroom.

L’utilizzo in coppia è particolarmente efficace per stimolare la cooperazione e il dialogo tra pari. Il gioco, infatti, non solo favorisce l’acquisizione di contenuti disciplinari, ma stimola anche lo sviluppo di competenze trasversali: problem solving, pianificazione, comunicazione.

A differenza dei videogiochi, il formato analogico di Endless Evolution consente una personalizzazione diretta da parte dell’insegnante: le regole possono essere adattate, i materiali reinterpretati. In altre parole, il docente può “giocare con il gioco”, trasformandolo in base ai bisogni specifici della propria classe.

Endless evolution non è ancora in commercio, ma gli sviluppatori stanno aspettando un finanziamento che permetta di pubblicarlo.

Giocare è una cosa seria

Il gioco, a scuola, è ancora spesso percepito come una perdita di tempo, un passatempo poco adatto all’apprendimento. Ma come ricorda Plazzi:

“pensare di catturare l’attenzione con un surrogato del gioco dell’oca non funziona più. I ragazzi sono abituati a videogiochi complessi, realistici, immersivi. Un gioco didattico deve essere curato nei dettagli — grafici, meccanici e contenutistici — per funzionare davvero”.

Anche gli insegnanti possono inizialmente sentirsi in difficoltà. Non tanto per mancanza di competenze, quanto per scarsa familiarità con i giochi strutturati.

“Serve sperimentare — dice Plazzi — aprire la scatola, esplorare le componenti, provare, sbagliare, rigiocare. Solo così il gioco diventa davvero uno strumento didattico efficace”.

Formazione e futuro

Proprio per facilitare questa transizione, l’Università di Bologna organizza corsi di formazione per docenti sull’uso del gioco nella didattica. Uno di questi, finanziato dal Piano Lauree Scientifiche, è stato dedicato proprio all’utilizzo di Endless Evolution e di altri giochi da tavolo nelle scienze naturali per le scuole secondarie.

In un contesto educativo come quello italiano, dove l’abbandono scolastico è ancora elevato e la motivazione spesso latita, il gioco può rappresentare una risposta concreta. Non solo per apprendere contenuti, ma per riaccendere la curiosità, la meraviglia, il piacere di imparare.

Endless Evolution non offre solo un modo diverso di spiegare l’evoluzione. Offre un’occasione per riscoprire il senso stesso della scuola: un luogo in cui si cresce, si cambia, si evolve. Insieme.