Evoluzionismo in Italia: alcuni anniversari da ricordare nel 2024
Il 2024 è un anno ricco di anniversari per l’evoluzionismo in Italia. Oltre al ventesimo anno della nascita di Pikaia, alcuni personaggi ed eventi superano il centinaio di anni.
Di tutti i possibili anniversari legati all’evoluzionismoo, alcuni dei più significativi che cadono nel 2024 sono: la nascita di Franco Andrea Bonelli (1784-1830), di Filippo De Filippi (1814-1867) e di Giuseppe Montalenti (1904-1990), la morte di Michele Lessona (1823-1894) e gli eventi del 1864.
Per questa carrellata di sintesi, le fonti principali – cui rimando per più ampi e puntuali dettagli – sono Giacobini/Panattoni, 1983 (1), L’Evoluzione di Montalenti, 1978/1975 (2) e Pancaldi, 1983 (3).
Il testo della conferenza fu stampato prima sulla rivista “Il Politecnico” e poi come opuscolo che “caso rarissimo in Italia – come fa notare Michele Lessona – ebbe in breve gli onori di tre edizioni” (1).
La prima parte della conferenza fu dedicata alla spiegazione della teoria darwiniana a cui seguì l’esposizione delle affinità dei caratteri morfologici a fronte del poco valore di quelli differenziali che alcuni autori avevano messo in campo. “Poi il De Filippi dice della immensa differenza che esiste tra le scimmie e l’uomo riguardo alla facoltà intellettuale, al senso religioso, e alla speciale missione. Egli era dunque convinto della discendenza delle specie animali più alte dalle più basse, e quindi anche dell’uomo dalle scimmie, in favore della quale opinione – egli dice – militano opinioni fortissime; ma questo modo di vedere non conduce necessariamente all’ateismo… De Filippi si dimostrò quindi credente, e cercò una via di conciliazione tra fede ed evoluzionismo. Ma non fu compreso“ (2). Sul sito internet dell’Accademia delle Scienze di Torino è riportata l’edizione del 1864, oppure si può leggere lo stesso testo su wikisource. Già dai primi giorni successivi alla lezione pubblica, vi furono articoli su giornali e riviste, alcuni pacati, come il riassunto della serata apparso il 13 gennaio sulla “Gazzetta del popolo” di Torino e altri burleschi, come la parodia del 19 gennaio apparsa sul foglio satirico “Il Fischietto” (per una lettura puntuale degli stralci, rimando alla fonte (1)). Il 17 e 31 marzo 1864, all’Accademia delle Scienze di Bologna, Giovanni Giuseppe Bianconi (1809-1878) professore di Zoologia a Bologna, lesse la sua memoria dal titolo La teoria dell’uomo-scimmia esaminata sotto il rapporto dell’organizzazione. Era una manifesta “polemica nei confronti delle idee di Huxley e di Vogt sulla discendenza dell’uomo da antenati scimmieschi, ed anche una risposta alla conferenza di De Filippi …. Il lavoro del Bianconi è peraltro un lavoro serio, e vi sono espresse opinioni che in parte si possono francamente accettare, salvo ad arrivare a conclusioni opposte” (1). Lo stesso De Filippi definisce Bianconi un solo leale avversario nell’appendice alla terza edizione di L’uomo e le scimie del 1865 (1) e risponde, punto per punto, alle argomentazioni del collega. Il succo della discussione a mezzo stampa, per il De Filippi, non è quello di contrapporre argomenti in risposta a tutta la sua dilingentissima elucubrazione sulle differenze anatomiche tra l’uomo e la scimmia, che sono evidenti e noti a tutti i naturalisti, ma la “vera, la sola questione è sull’origine della differenza di questi caratteri e sul loro valore; ed una così fondamentale quistione è dall’egregio professore di Bologna saltata a piè pari”. Sempre nel 1864 la prima traduzione italiana dell’Origine di Darwin. Con il titolo Sull’origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l’esistenza, fu tradotta – con il consenso dell’autore inglese – da Giovanni Canestrini (1835-1900) e Leonardo Salimbeni (1829-1889) sul testo della terza edizione inglese e pubblicata presso l’editore Zanichelli di Modena. Secondo Pancaldi (3), “La figura di Salimbeni, …. quella del giovane Canestrini e il fatto che l’opera veniva stampata a Modena, non a Milano, Firenze o Torino, sembrano indicare che alla teoria di Darwin non era accordato nel 1864 un ingresso particolarmente prestigioso nella comunità scientifica italiana. La figura dell’editore sembra confermarlo: Nicola Zanichelli aveva cominciato la sua attività editoriale da soli cinque anni e l’opera di Darwin era la prima di rilevante argomento scientifico da lui pubblicata. Del resto, di coloro che si impegnarono nella prima traduzione italiana il solo Canestrini si sarebbe mantenuto poi fedele alla teoria darwiniana: Salimbeni manifestava riserve già nel 1866 e Zanichelli avrebbe presto pubblicato alcuni dei più severi attacchi italiani alla teoria di Darwin”. Come reagì il pubblico alla diffusione della prima traduzione dell’Origine? Sempre per il Pancaldi (3), “Vi è motivo di ritenere … che essa non ebbe una grande circolazione. Quando Canestrini nel 1875, cioè undici anni più tardi, curò per un altro editore una nuova traduzione condotta sulla sesta edizione inglese, non addusse tra i motivi dell’iniziativa l’esaurimento della prima”.
Fonti principali:
Per questa carrellata di sintesi, le fonti principali – cui rimando per più ampi e puntuali dettagli – sono Giacobini/Panattoni, 1983 (1), L’Evoluzione di Montalenti, 1978/1975 (2) e Pancaldi, 1983 (3).
Bonelli, il primo a introdurre in Italia le idee evoluzionistiche
Partiamo dal 1784, 240 anni fa, quando a Cuneo, il 10 novembre, nacque Franco Andrea Bonelli. “Naturalista (Cuneo 1784 – Torino 1830), prof. all’univ. di Torino e direttore del museo di storia naturale, cui diede molto sviluppo. ….. Autore di varie ricerche sugli insetti, fu il primo a introdurre in Italia, dalla cattedra, le idee evoluzionistiche del Lamarck”: così ne traccia una sintetica biografia l’Enciclopedia on line della Treccani (Baccetti/Omodeo, 1969). Da Giacobini/Panattoni (1) si apprende che “la prima vera teoria evoluzionistica, quella di Jean Baptiste de Lamarck, era passata quasi sotto silenzio in Italia”, con pochissime eccezioni tra cui “spicca la figura dello zoologo torinese Franco Andrea Bonelli”, il quale aveva conosciuto personalmente il Lamarck durante un viaggio a Parigi nel 1810-1811. Il Pancaldi (3) ci dice che per quasi un ventennio Bonelli aveva ampiamente trattato il trasformismo lamarckiano durante le sue lezioni all’università di Torino. “Benché non pubblicasse mai alcuno scritto sulla teoria lamarckiana, nei suoi corsi di zoologia Bonelli se ne professava seguace e ne illustrava i concetti fondamentali: dall’idea di uno sviluppo progressivo delle forme viventi, all’azione delle circostanze ambientali, alla variabilità pressoché illimitata delle forme prodotta dal variare delle circostanze…. Il prestigio di cui godevano Bonelli e il museo zoologico di Torino, consente di dire che le lezioni di Bonelli furono uno strumento non secondario di “propaganda” lamarckiana”.1864, un anno iconico
L’anno iconico per l’evoluzionismo, o meglio, per il darwinismo in Italia fu il 1864, 160 anni fa. A partire dai primi giorni. L’11 gennaio 1864, “mentre veniva diffusa a Torino la notizia del fallito attentato a Napoleone III e mentre l’opinione pubblica era in fermento per gli attacchi sempre più violenti della Russia all’indipendenza del popolo polacco …” (1) il professore Filippo De Filippi, la sera, tenne a Torino una “lezione rimasta celebre” (2), dal titolo L’uomo e le scimie.A questo storico evento l’Università di Torino dedicherà il 9 febbraio il convegno Filippo De Filippi 160 dopo “L’uomo e le scim(m)ie”. Racconti intorno all’evoluzione umana. Su Pikaia trovi l’elenco, in aggiornamento, di tutti i Darwin Day 2024 in programma in Italia. Segnalaci gli eventi mancanti alla mail info@pikaia.eu
Il testo della conferenza fu stampato prima sulla rivista “Il Politecnico” e poi come opuscolo che “caso rarissimo in Italia – come fa notare Michele Lessona – ebbe in breve gli onori di tre edizioni” (1).
La prima parte della conferenza fu dedicata alla spiegazione della teoria darwiniana a cui seguì l’esposizione delle affinità dei caratteri morfologici a fronte del poco valore di quelli differenziali che alcuni autori avevano messo in campo. “Poi il De Filippi dice della immensa differenza che esiste tra le scimmie e l’uomo riguardo alla facoltà intellettuale, al senso religioso, e alla speciale missione. Egli era dunque convinto della discendenza delle specie animali più alte dalle più basse, e quindi anche dell’uomo dalle scimmie, in favore della quale opinione – egli dice – militano opinioni fortissime; ma questo modo di vedere non conduce necessariamente all’ateismo… De Filippi si dimostrò quindi credente, e cercò una via di conciliazione tra fede ed evoluzionismo. Ma non fu compreso“ (2). Sul sito internet dell’Accademia delle Scienze di Torino è riportata l’edizione del 1864, oppure si può leggere lo stesso testo su wikisource. Già dai primi giorni successivi alla lezione pubblica, vi furono articoli su giornali e riviste, alcuni pacati, come il riassunto della serata apparso il 13 gennaio sulla “Gazzetta del popolo” di Torino e altri burleschi, come la parodia del 19 gennaio apparsa sul foglio satirico “Il Fischietto” (per una lettura puntuale degli stralci, rimando alla fonte (1)). Il 17 e 31 marzo 1864, all’Accademia delle Scienze di Bologna, Giovanni Giuseppe Bianconi (1809-1878) professore di Zoologia a Bologna, lesse la sua memoria dal titolo La teoria dell’uomo-scimmia esaminata sotto il rapporto dell’organizzazione. Era una manifesta “polemica nei confronti delle idee di Huxley e di Vogt sulla discendenza dell’uomo da antenati scimmieschi, ed anche una risposta alla conferenza di De Filippi …. Il lavoro del Bianconi è peraltro un lavoro serio, e vi sono espresse opinioni che in parte si possono francamente accettare, salvo ad arrivare a conclusioni opposte” (1). Lo stesso De Filippi definisce Bianconi un solo leale avversario nell’appendice alla terza edizione di L’uomo e le scimie del 1865 (1) e risponde, punto per punto, alle argomentazioni del collega. Il succo della discussione a mezzo stampa, per il De Filippi, non è quello di contrapporre argomenti in risposta a tutta la sua dilingentissima elucubrazione sulle differenze anatomiche tra l’uomo e la scimmia, che sono evidenti e noti a tutti i naturalisti, ma la “vera, la sola questione è sull’origine della differenza di questi caratteri e sul loro valore; ed una così fondamentale quistione è dall’egregio professore di Bologna saltata a piè pari”. Sempre nel 1864 la prima traduzione italiana dell’Origine di Darwin. Con il titolo Sull’origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l’esistenza, fu tradotta – con il consenso dell’autore inglese – da Giovanni Canestrini (1835-1900) e Leonardo Salimbeni (1829-1889) sul testo della terza edizione inglese e pubblicata presso l’editore Zanichelli di Modena. Secondo Pancaldi (3), “La figura di Salimbeni, …. quella del giovane Canestrini e il fatto che l’opera veniva stampata a Modena, non a Milano, Firenze o Torino, sembrano indicare che alla teoria di Darwin non era accordato nel 1864 un ingresso particolarmente prestigioso nella comunità scientifica italiana. La figura dell’editore sembra confermarlo: Nicola Zanichelli aveva cominciato la sua attività editoriale da soli cinque anni e l’opera di Darwin era la prima di rilevante argomento scientifico da lui pubblicata. Del resto, di coloro che si impegnarono nella prima traduzione italiana il solo Canestrini si sarebbe mantenuto poi fedele alla teoria darwiniana: Salimbeni manifestava riserve già nel 1866 e Zanichelli avrebbe presto pubblicato alcuni dei più severi attacchi italiani alla teoria di Darwin”. Come reagì il pubblico alla diffusione della prima traduzione dell’Origine? Sempre per il Pancaldi (3), “Vi è motivo di ritenere … che essa non ebbe una grande circolazione. Quando Canestrini nel 1875, cioè undici anni più tardi, curò per un altro editore una nuova traduzione condotta sulla sesta edizione inglese, non addusse tra i motivi dell’iniziativa l’esaurimento della prima”.
De Filippi, una coraggiosa eccezione
Così Montalenti in L’evoluzione (2) definisce Filippo De Filippi, una coraggiosa eccezione nel sonnolento panorama intellettuale dell’Italia dell’epoca, tutta assorbita nella formazione dell’unità politica e con le università in via di riorganizzazione. “Echi della nuova teoria erano giunti nei centri intellettualmente meno sonnolenti del nostro paese; ma in genere l’evoluzionismo era stato accolto con scarso interesse, e con atteggiamento scettico” (2). 1814, 210 anni fa. “Filippo De Filippi nacque in Milano addì 20 aprile del 1814. I ricercatori di coincidenze storiche noteranno che fu appunto quel giorno in cui la plebe milanese inferocita sbranava lo sventurato ministro Prina” (Lessona, 1884). Fu professore di zoologia all’Università di Torino dal 1848, dove sviluppò lavori di zoologia sistematica, di embriologia e di anatomia comparata. Partecipò ad una missione scientifico-diplomatica in Persia nel 1862 e, dal 1865, al viaggio di circumnavigazione della pirofregata “Magenta” come responsabile scientifico. Durante il viaggio, si ammalò gravemente, fu sbarcato a Hong Kong per essere curato e lì morì il 9 febbraio 1867 (1). A parte le coincidenze storiche, sulla nascita di De Filippi non sembrano esserci misteri, mentre sulla morte, invece, ce ne sono e tutto è riconducibile al dopo L’uomo e le scimie dell’11 gennaio 1864. Michele Lessona in “Naturalisti italiani”, così riassume i commenti della stampa: “I giornali seri, come i faceti, si impadronirono dell’argomento; quelle enorme parte del pubblico che dice perché sente dire, grida perché sente gridare, urla perché sente urlare, fu tutta addosso al De Filippi; certi colleghi rabbrividirono, altri inorridirono, vi fu chi gridò essere un’infamia che il Governo lasciasse un uomo così fatto stillar dalla cattedra le scellerate massime nell’anima degli studenti …… La cosa andò tant’oltre che quando venne l’annunzio che, morendo egli aveva invocato e avuto i conforti della religione, due predicatori in Torino ne parlarono dal pulpito. Uno con voce commossa e lagrimosa disse di aver da annunziare una buona novella, vale a dire che Dio aveva toccato il cuore ad un gran peccatore al momento della sua morte; un altro, d’indole più violenta, parlando del terrore che incute la morte ai perversi, sclamò: – Anche De Filippi, l’empio De Filippi, al momento di morire, ebbe orrore delle sue colpe e invocò il perdono di Dio'” (Lessona, 1884). Ma fu proprio così? Le polemiche che, in Italia, seguirono alla morte di De Filippi sono raccontate da Elena Canadelli nel suo saggio “La morte di Filippo De Filippi a Hong Kong (1867). Il racconto inedito di un missionario” , uno studio accurato sullo scienziato, sugli eventi generali che lo riguardano e sul racconto della morte così come risulta dai carteggi e dalla documentazione consultata. Emerge subito chiaro che, “Oltre ai medici di stanza a Hong Kong, pochi furono in grado di raccontare le ultime settimane di vita dello zoologo”. Tra questi pochi, “i religiosi italiani presenti …. ebbero un ruolo centrale nel diffondere informazioni sulla scomparsa di quello che in Italia era considerato uno dei maggiori sostenitori del darwinismo”. Se fu plausibile che “prima di morire, De Filippi aveva chiesto e ottenuto due volte i sacramenti” da parte di Viganò (1837-1901), il sacerdote missionario che lo assistette durante gli ultimi giorni di vita, non altrettanto lo furono le interpretazioni che ne fecero i giornali religiosi in patria, i cui commenti scatenarono “una polemica tutta italiana riguardante la religiosità manifestata da De Filippi in punto di morte” e che vide presto “contrapposti clericali e anticlericali” (Canadelli, 2012). Insomma, il nocciolo della questione non fu tanto se il De Filippi fosse o meno religioso, perché lo era – “non solo nello spirito ma anche nelle pratiche della religione” (Lessona, 1884) -, ma se in punto di morte avesse o meno “abiurato” al suo sostegno all’evoluzionismo darwiniano. I testimoni della sua presunta ”abiura” erano, diciamolo pure, un po’ troppo di parte e per questo, forse, poco attendibili, tanto più se si tiene conto dell’opinione che lo stesso De Filippi aveva del clero italiano, e non già della religione cattolica. In una lettera indirizza a Lessona nei giorni successivi all’11 gennaio 1864, riportata in stralcio da Giacobini/Pancaldi (1), De Filippi racconta all’amico le reazioni dei presenti in sala tra i quali, oltre a studiosi e intellettuali, “c’era un altro gruppo”, che comprendeva ben due abati, che “ad ogni mia dimostrazione, smorfie colla bocca, crollatine di capo, sussulti del tronco …. Venne anche per essi il mio ma, e venne non compreso, proprio come se avessi parlato turco; ma di turco non vi era che quella specie di filosofia di cui hanno pieno il cerebro questi signori”. Il De Filippi non molla il tentativo di perorare la sua causa con almeno uno di questi signori: “Il giorno dopo, imbattutomi con Ranieri, ho cercato invano di fargli capir ragione”. Ma poi si arrende e all’amico confessa, “È finita: il nostro clero non vuol proprio pensare ad essere meno ignorante“. Per il clero italiano, invece, l’opposizione non finì lì e talvolta, come commentano Giacobini/Panattoni (1) “assunse toni grossolani e pittoreschi, come quando il padre Giovanni Antonelli, aprendo l’anno 1866-67 al Liceo degli Scolopi di Firenze, attacca violentemente “chi rinnegando l’intimo sentimento, il consenso universale e la evidenza fisica e matematica, non si vergogna di accattare da qualche imbecille straniero e di spacciare che nostra prima madre dovette essere una scimmia schifosa, nostro progenitore un fetente Urango o un Babbuino, nostri fratelli i Mandrilli, sorelle nostre le Bertucce, parenti un branco di bestie. Oh! Ponga un termine Iddio pietoso alle conseguenze di queste oscene dottrine; e illumini I Governanti a conoscere l’infamia e a punirla condegnamente!”. Apriti cielo!Montalenti: dotto e originale studioso del pensiero evoluzionistico
Apriti cielo! L’originale commento di Giuseppe Montalenti al racconto della storia del darwinismo nel suo “Darwin e noi. La vita le scoperte l’eredità culturale” del 1982. “La comparsa dell’Origine suscitò una vera esplosione, quasi immediata, di consensi e di dissensi. Le polemiche si susseguirono nei decenni successivi”, soprattutto per la parte più contestata che voleva l’uomo discendente da antenati scimmieschi. 1904, 120 anni fa, anno di nascita di Giuseppe Montalenti. Nacque ad Asti il 13 dicembre 1904 e morì a Roma il 02 luglio 1990. Tra le due date fu: biologo, genetista, naturalista, filosofo e storico della scienza, insegnante, divulgatore, ricercatore, scienziato e tanto altro ancora, al punto che riportare in sintesi la sua biografia è pressoché impossibile, vista la vastità dei suoi interessi, dei suoi meriti e della sua produzione letteraria e scientifica, e infatti non lo farò. Ma, per non lasciare i curiosi orfani di sapere in merito, li invito a leggere le dettagliate biografie dell’enciclopedia on-line della Treccani o la più stringata voce di Wikipedia, dove sono anche riportate ulteriori bibliografie, oltre a quelle già citate in calce a questo articolo. Quello che interessa qui è il suo rapporto con l’evoluzionismo. “Un altro importante aspetto del M. fu quello di studioso del pensiero evoluzionistico, cui dedicò un’importante serie di monografie (la più nota, L’evoluzione, …); curò la traduzione delle principali opere di Darwin, corredate sempre di sue prefazioni ricche in dottrina e in originalità, e fornì alcune sintesi storiche … fu anche storico e filosofo della scienza” (Capanna, 2011). Il suo L’evoluzione (2) nacque da una serie di lezioni tenute alla RAI, fu pubblicato in un volume per le edizioni RAI nel 1953 e poi in diverse edizioni Einaudi dal 1965, ebbe un grande successo (Chieffi, 2013). Nell’introduzione del libro (2) il Montalenti ci dice che la teoria dell’evoluzione è “una teoria puramente scientifica, che non ha avuto applicazioni pratiche dirette. Eppure ha destato fin dal nascere una risonanza enorme. Fra le teorie scientifiche è certamente quella che ha commosso più larga cerchia di pubblico”. La teoria vide formalmente la luce il 24 novembre 1959 quando “l’editore Murray di Londra pubblicava un libro: ‘L’origine delle specie per opera della selezione naturale’ di Charles Darwin. L’intera edizione di 1250 copie fu venduta in quello stesso giorno….. Le edizioni si succedettero rapidamente …” negli anni successivi e furono tradotte in molti paesi europei. Il commento originale a questo successo, il Montalenti lo esprime così: “Se si pensa al fatto che non v’era la radio, che la pubblicità era nella sua infanzia, se si considera che si tratta di un libro di stretto argomento scientifico, senz’alcun lenocinio divulgativo – diciamo pure: un mattone – si deve ammettere che il successo editoriale è stato strepitoso, senza paragone: un’intera edizione di più di mille esemplari, venduta nello stesso giorno del suo lancio, è, per un libro di questa fatta, cosa da sbalordire”. Ebbene sì, approcciarsi alla teoria dell’evoluzione leggendo direttamente il libro di Darwin, per quanto tradotto in italiano, potrebbe risultare un po’ ostico, meglio partire allora dalle più scorrevoli letture dei testi di Giuseppe Montalenti, che nulla tolgono alla trattazione della teoria e spesso aggiungono spassosi aneddoti che ne facilitano il ricordo. Grazie Professore!Lessona: Professore, naturalista e sostenitore di Darwin
“Il primo naturalista italiano impegnato con successo nella divulgazione scientifica fu … uno dei più attivi sostenitori di Darwin, Michele Lessona. … altro traduttore italiano di Darwin …. naturalista di una certa fama …., così per il Pancaldi (3). Per Montalenti, semplicemente: “L’autorevole naturalista Michele Lessona” (Montalenti, 1982). Chiudiamo la carrellata degli anniversari 2024 con il 1894, 130 anni fa, quando il 20 luglio a Torino, morì Michele Lessona, uno dei “pilastri” della divulgazione scientifica ottocentesca in Italia, già incontrato strada facendo. Nacque a Venaria Reale il 20 settembre 1823. Lessona è stato estremamente rilevante in molti campi delle scienze, ma si è anche dedicato all’insegnamento e alla divulgazione della stessa, all’impegno sociale e politico, e in tanto altro ancora. Troppo anche per una sintesi, quindi non rimane che il rimando alle biografie disponibili facilmente su vari siti internet e sulla vasta bibliografia che lo riguarda. Le prime fonti, che restituiscono i motori di ricerca telematici, sono l’enciclopedia on-line della Treccani e Wikipedia, ma anche – visto la sua nomina a Senatore del Regno d’Italia nel 1892 – il sito internet del Senato della Repubblica, dove è consultabile la scheda anagrafica. “Evoluzionista tra i più entusiasti, nel 1883 scrisse un libro su Darwin, che ammirava profondamente, come scienziato e come uomo: il volume è considerato una tra le più rilevanti testimonianze della diffusione dell’evoluzionismo in Italia (Carlo Darwin, Roma, 1883)” (Govoni/Verrucci, 2005). La sua ammirazione emerge chiara nel discorso, Carlo Darwin e il gran premio di Torino, che tenne nel 1880 in occasione del conferimento a Darwin del primo premio Bressa dell’Accademia delle Scienze di Torino per “l’opera o scoperta più meritevole fattasi in qualsiasi parte del mondo”. Il discorso è integralmente riportato da Giacobini/Panattoni (1) e disponibile su wikisource. In esso, di Darwin, Lessona ne esalta la pazienza e la nobiltà con cui affrontava le polemiche, le solide argomentazioni che contrapponeva alle opinioni contrarie alle sue, ne illustra la vita, il viaggio naturalistico intorno al mondo, le vaste osservazioni scientifiche sul mondo naturale vicino e lontano casa, animale e vegetale, vaste al punto che “se Darwin non avesse mai fatto il giro del mondo e scoperto il vero modo della formazione delle isole madreporiche, se non avesse mai pubblicato nulla intorno alla origine delle specie, se non avesse fatto altro che questi lavori di fisiologia vegetale, questi basterebbero a dargli per sempre posto fra i sommi naturalisti”. Di Lessona anche le prime traduzioni in italiano di alcuni testi di Darwin. Nel 1871, stesso anno della pubblicazione in Inghilterra, L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto col sesso di Carlo Darwin, e nel 1872, Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Carlo Darwin, pubblicati entrambi dalla UTET. Entrambi riportano in copertina la dicitura: Prima traduzione italiana col consenso dell’autore, del Professore Michele Lessona, Direttore del Museo Zoologico di Torino. L’insegnamento fu, infatti, una delle sue attività prevalenti. Insegnò storia naturale, mineralogia, zoologia, anatomia comparata in varie scuole e università del Regno. Di questo, forse, un po’ il Lessona si rammaricava, se teniamo conto di come concluse il discorso del 1880: “Il telegrafo, annunziando il premio datogli dalla Accademia di Torino, qualifica il Darwin come professore. Da quello che ho detto risulta che il Darwin non attende allo insegnamento. Se facesse o avesse fatto il professore, certamente non avrebbe mancato di produrre opere parimenti gloriose, ma non avrebbe fatto appunto tutto quello di cui sopra sono venuto dicendo. Certi lunghi lavori sono pochissimo conciliabili collo insegnamento assiduamente proseguito, sovra tutto nel campo delle scienze naturali. Ciò non toglie che la qualità di professore non abbia i suoi vantaggi”. Un po’ di invidia e un po’ di rammarico per non aver avuto le stesse possibilità di potersi dedicare a lunghi lavori nel campo delle scienze naturali? Forse, ma il Professore Michele Lessona rimane, sempre e comunque, un “grande” autorevole naturalista ! Anche l’Italia, come abbiamo visto in questa carrellata di sintesi, ha dato – e continua a dare – il suo contributo alla diffusione dell’evoluzionismo, polemiche comprese, giusto per non farci mancare niente. Per proseguire sulla corretta via, nonostante le opposizioni, rimane tutt’oggi valida l’esortazione di De Filippi in L’uomo e la scimie quando dice (1): “Bisogna avere fiducia nella scienza. Se quello che vi urta è un errore, la scienza stessa lo troverà colla discussione pacata, condotta con quel rigoroso metodo che le è proprio; se invece è la verità, allora dobbiamo allontanare da noi il timore che due verità si contraddicono”. Era il 1864. Un centinaio di anni dopo anche Montalenti, nell’epilogo a L’evoluzione (2) è della stessa opinione: “…lo studio dell’evoluzionismo non è in periodo di stasi, ma anzi di attivo sviluppo. E nella scienza, come nelle altre attività dello spirito, là dov’è attiva la ricerca, la discussione, la disparità di opinioni, là è il movimento, l’evoluzione, cioè la vita“. Esorta a perseverare ricordando “che la dottrina dell’evoluzione e la sua interpretazione darwiniana, dimostrata valida dalla sperimentazione genetica moderna e da questa ulteriormente perfezionata, è una delle più importanti conquiste della scienza moderna, che consente di impostare su criteri scientifici l’interpretazione dei fenomeni biologici”. Cosa aggiungere? … Buon anniversario!Fonti principali:
- Giacobini G., Panattoni G.L., a cura di, Il Darwinismo in Italia. testi di Filippo De Filippi, Michele Lessona, Paolo Mantegazza, Giovanni Canestrini, UTET, Torino, 1983.
- Montalenti G., L’Evoluzione, Einaudi, Torino, 1978 (Ristampa identica alla precedente del 19 febbraio 1975).
- Pancaldi G., Darwin in Italia. Impresa scientifica e frontiere culturali, il Mulino, Bologna, 1983.