Genetica e linguistica raccontano l’antica storia dei Mapuche
La storia del Sud America comincia dopo l’ultima glaciazione. I primi migranti occuparono diverse regioni, incluso il Cono sud. Qui gli antenati dei Mapuche hanno continuato la loro storia in isolamento rispetto al resto del continente. Da questa ricerca su Current Biology è nato un documentario che esplora la complessa identità (non solo genetica) di questo popolo.
Un continente complesso
Il Sud America è stato l’ultimo continente a essere abitato da Homo sapiens, ma non è facile dipanare la trama di migrazioni, conflitti e assimilazioni che hanno costruito i gruppi umani che oggi riconosciamo. Gli imperi Inca, Maya e Aztechi sono solo una parte della storia, a cui dobbiamo aggiungere la colonizzazione da parte degli Europei e l’introduzione di schiavi dall’Africa. Secondo i dati genetici e archeologici, il continente è stato colonizzato a partire da un’ondata migratoria nel tardo Pleistocene, che poi si è differenziata in tre macroregioni: Amazzonia, Ande centrali e Cono sud. Sono però pochi gli studi genomici su quest’ultima macroregione, dove la comunità indigena più numerosa è rappresentata dai Mapuche. Forse, è stato proposto, i Mapuche discendono direttamente dai primissimi migranti arrivati in Cile, oppure derivano da una migrazione successiva dalle Ande centrali, o dall’Amazzonia. In realtà la storia è più complessaGeni, lingue e archeologia
64 persone che si identificano come Mapuche o che discendono da antenati Mapuche hanno accettato di partecipare anonimamente con il loro DNA a questa ricerca. Per ognuno i ricercatori hanno prodotto un profilo delle varianti genetiche lungo l’intero genoma utilizzando un kit apposito. Questi risultati sono stati confrontati sia con i profili di altre popolazioni indigene sudamericane, sia con il DNA antico estratto dai resti archeologici. Il confronto ha permesso per la prima volta di capire in dettaglio le relazioni tra i diversi gruppi e di “triangolare” l’origine genetica dell’ancestralità Mapuche. I Mapuche sono risultati una popolazione tipica del Cono Sud. Questa linea, che include sia i Mapuche che altre popolazioni più a sud, come i Fuegini, si è separata dalle Ande Centrali già 9000 anni fa: non è stata quindi una grande migrazione dalle Ande a “portare” i Mapuche. A partire da circa 4000 anni fa gli antenati dei Mapuche si sono poi separati anche dalle popolazioni della Terra del fuoco, e solo gli abitanti dell’isola di Chiloè hanno mantenuto traccia di un contatto genetico con una popolazione simile a quelle dell’estremo sud. Nel complesso, i Mapuche ancestrali hanno abitato nella stessa regione per molti millenni rimanendo piuttosto isolati, con rari contatti con le altre popolazioni. Nonostante l’isolamento, ci sono stati contatti con alcuni gruppi del continente, e in particolare con le Ande Centrali. Questo spiegherebbe come mai il Mapudungun, la lingua Mapuche definita dai ricercatori come isolato linguistico per l’assenza di parentele, abbia “preso in prestito” alcune parole alla lingua Quechua. Anche l’archeologia supporta l’esistenza di un contatto culturale, che ha accompagnato il flusso genico: patata, quinoa, fagioli e mais sono stati domesticati nelle Ande, ma in seguito sono stati introdotti anche nel sud del continente.Contro l’helicopter research
Quella dei Mapuche è una storia di conflitti. Hanno resistito agli Inca e ai Conquistadores spagnoli, fino a quando nel XIX secolo la regione che abitavano, Araucanía, è stata annessa al Cile. Poi sono stati perseguitati dalla dittatura di Pinochet, e dagli anni Novanta combattono perché il Cile riconosca il diritto alle loro terre e alla loro identità. Ricostruire l’ascendenza di questo o altri gruppi umani è una questione scientifica e storica, ma ha vaste ramificazioni. A lungo gli antropologi occidentali hanno praticato la cosiddetta “helicopter research”: atterravano, campionavano liberamente, e volavano via per pubblicare i loro risultati senza farli arrivare alla regione stessa. Da qualche tempo si cerca di cambiare le cose.“Le persone delle comunità Mapuche che hanno preso parte a questo studio sono partecipanti, non soggetti” – spiega l’antropologa molecolare Chiara Barbieri dell’Università di Zurigo che ha coordinato la ricerca.
Gli scienziati hanno contattato i ricercatori locali, tra i quali la linguista mapuche María José Aninao, per approcciare le comunità nel rispetto dei codici culturali e sociali locali. Hanno spiegato gli obiettivi della ricerca e le procedure che avrebbero usato, impegnandosi a tornare per condividere e discutere i risultati che avrebbero trovato. Barbieri racconta che al ritorno sono stati accolti con entusiasmo, ma anche con incredulità. Ogni fase della ricerca tra i Mapuche, inclusa la restituzione dei risultati, è stata registrata e ne è nato il documentario Finding first people – The Mapuche, che sarà in seguito diffuso on line.
“Questo tipo di ricerche – spiega Barbieri – non producono un ritorno economico: in quel caso dovrebbe essere tutelato anche questo aspetto. Come scienziati abbiamo comunque delle grandi responsabilità”
Si parla di estrattivismo per descrivere l’accaparramento delle risorse naturali, ma lo stesso discorso di può fare rispetto alle conoscenze.
“Il nostro lavoro tocca l’identità di un gruppo, ognuno formato da individui con idee diverse rispetto a questa identità e al suo significato. Serve rispetto e serve collaborazione.”
Riferimenti: Arango-Isaza et al., The genetic history of the southern Andes from present-day Mapuche ancestry, June 5, 2023, Current Biology. Doi: 10.1016/j.cub.2023.05.013
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo o ho scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Curo la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collaboro dalla fondazione con Pikaia, dal 2021 ne sono caporedattore.