Il multiforme ingegno di Sarah Bowdich Lee

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Sarah Bowdich Lee è stata l’esploratrice dell’Africa occidentale tropicale del XIX secolo. Più di tutto è stata una naturalista competente, una prolifica scrittrice di storia naturale e una comunicatrice della scienza ante litteram

Donald deBlasiis Beaver (1936-2022), professore emerito di storia della scienza al Williams College, definì Sarah Bowdich Lee in modi diversi: esploratrice, collezionista, naturalista, illustratrice, scrittrice, biografa, autrice per bambini, madre, e moglie. Troppe identità? Troppi ruoli per poterla inquadrare nella storia e ricordarla? Sarah Bowdich Lee è stata la prima donna europea a collezionare sistematicamente piante tropicali dell’Africa occidentale. A lei si devono la scoperta e la descrizione di sei nuovi generi e due nuove specie di piante, oltre a sei nuove specie di pesci. La sua carriera è stata molto produttiva come autrice: ha pubblicato una dozzina di articoli e cinque libri di storia naturale, ne ha illustrati altri tre, e scritto più di sedici libri per bambini o ragazzi. A Sarah Bowdich Lee sono stati riconosciuti meriti nell’ambito delle scienze naturali e anche i suoi contemporanei la apprezzarono tanto da riconoscerle una pensione di lista civile e l’inclusione nel Dictionary of National Biography. Alla voce Sarah Bowdich Lee (nata Eglonton Wallis) si legge “artista e autrice”. Cosa non da poco se si considera che pochissime donne hanno avuto tale onore.   Da Colchester a Parigi, passando per l’Africa 
Sarah Eglonton Wallis nacque il 10 settembre 1791 a Colchester, nel Sussex (Inghilterra). Sarah era l’unica figlia di John Eglonton Wallis (1766–1833), mercante benestante di tessuti, e l’ereditiera Sarah Vaughn Wallis (1770-1839). Si dilettava con i fratelli a esplorare la natura: ebbe un’infanzia spensierata e privilegiata finché l’attività di suo padre andò in bancarotta nel 1802. Successivamente, la famiglia si trasferì a Londra e poco o nulla si sa della sua adolescenza, tranne che fu quasi certamente istruita. Il 9 gennaio 1813, Sarah sposò, all’età di ventidue anni, Thomas Edward Bowdich, naturalista e ufficiale minore della Royal African Company. Thomas fu inviato nell’Africa tropicale occidentale nel 1815 e l’anno successivo Sarah, insieme alla figlia Florence, navigò autonomamente verso Cape Coast Castle per raggiungerlo. Peccato che anche lui fosse partito…per raggiungerla in Inghilterra! Sarah non si perse d’animo e decise di aspettarlo in Africa. Nell’attesa si dedicò alla conoscenza della cultura locale e della storia naturale del luogo. Purtroppo, morì anche sua figlia.
BOWDICH1819 Mission from Cape Coast Castle to Ashantee

Immagine: pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Una volta riunitisi, raggiunsero la regione di Ashanti (ora nel Ghana), dove Sarah continuò a collezionare piante. I Bowdich tornarono in Inghilterra nel 1818 e, come resoconto di viaggio, nel 1819, Thomas pubblicò Mission to Ashantee (Missione ad Ashanti), il più ampio riferimento di informazioni in Europa sulla geografia, l’economia, la cultura e la politica dei luoghi esplorati. Conteneva anche meravigliosi disegni sulla flora e la fauna, i costumi e le tradizioni delle popolazioni locali. Sebbene il nome di Sarah non compaia, molte osservazioni, informazioni, storie e contributi sono opera sua. In particolare, è evidente l’occhio femminile etnografico, aspetto nuovo e caratteristico dell’età Vittoriana. Nello stesso anno si trasferirono a Parigi, dove Sarah e Thomas studiarono insieme le scienze naturali al Muséum National d’Histoire Naturelle con l’obiettivo di acquisire sufficienti conoscenze per esplorare la Sierra Leone.    Studio, relazioni, lavoro 
Durante i quattro anni che trascorsero a Parigi, entrambi instaurarono ottimi rapporti con il barone Georges Cuvier, biologo e naturalista francese, che fu il loro mentore e considerò Sarah quasi come una figlia. Furono ben accolti anche da Alexander von Humboldt, naturalista e botanico tedesco, loro secondo illustre mentore. Senza di essi sarebbe stato difficile, soprattutto per Sarah perché donna, avere accesso a collezioni private e istituzioni. I coniugi Bowdich erano determinati e ansiosi di ampliare le loro conoscenze e competenze: utilizzarono la biblioteca personale di Cuvier e studiarono le sue collezioni private, imparando addirittura l’arabo. Per mantenersi economicamente, pubblicarono più di una dozzina di opere per il pubblico anglofono, traducendo testi scientifici francesi e resoconti di viaggi in Africa occidentale. I Bowdich tradussero anche i libri di Cuvier in inglese e Sarah illustrò la maggior parte dei testi: Mammalia (An analysis of the natural classifications of Mammalia, for the use of students and travellers, Un’analisi sulla classificazione dei mammiferi, ad uso di studenti ed esploratori), Conchology (Elements of conchology: including the fossil genera and the animals, Elementi di concologia: generi fossili e animali), Ornithology (Introduction to The Ornithology of Cuvier, Introduzione all’ornitologia di Cuvier). Anche in questi casi, il nome di Sarah non è sulle copertine dei libri, ma si pensa sia stata molto più che una semplice traduttrice o illustratrice. È stata autrice di oltre 600 disegni specialistici che rivelano chiaramente la sua frequentazione della Galleria di anatomia comparata di Cuvier e dei laboratori annessi. Le rappresentazioni sono frutto dell’osservazione di esemplari che ha visto e ha maneggiato. Nel 1820 i Bowdich divennero membri onorari della Wetterauische Gesellschaft für die Geschichte der Naturkunde, una delle più antiche società di storia naturale della Germania. Sarah scrisse e illustrò Taxidermy, un volume sull’arte di preparare, a scopo scientifico, le pelli degli animali per la conservazione, e di imbottirle dando loro l’aspetto e l’atteggiamento degli animali vivi. Il libro riscosse notevole successo, (sebbene fosse stato pubblicato anonimo) e la sesta ed ultima edizione fu pubblicata nel 1843.   Da Parigi all’Africa e ritorno: il lutto 
Nel luglio 1822, ancora una volta, i Bowdich, accompagnati dai loro due figli (Tedlie Hutchison e Hope Smith), decisero di partire per la loro seconda spedizione africana: si fermarono a Madeira per 15 mesi, dove nacque la loro terza e ultima figlia, Eugenia Keir. Continuarono il loro viaggio per il Gambia, dove arrivarono nel novembre 1823. Ma Thomas si ammalò e mori il 10 gennaio 1824. Sarah, rimasta vedova a 33 anni, ritornò in Inghilterra e dovette trovare un modo per risanare i debiti e sostenere i suoi tre figli. Purtroppo, durante il viaggio, le casse ricche di esemplari, fino ad allora sconosciuti alla scienza occidentale e destinate al British Museum, andarono perse per le violente tempeste. Proprio quando tutte le porte sembravano chiuse e senza alcuna ‘pensione di reversibilità’, Sarah fu aiutata economicamente da diversi amici e sostenitori e dal Royal Literary Fund. Per prima cosa, pubblicò l’ultimo manoscritto di Thomas, Excursions in Madeira e Porto Santo, a cui aggiunse illustrazioni, una traduzione da scritti arabi, un’appendice botanica e zoologica.  
“Sarah era altamente qualificata sia per contribuire con contenuti scritti che con illustrazioni. L’ambizione di pubblicare di una donna, in un mondo scientifico tutto al maschile, sembrava impossibile. Eppure, seppe muoversi all’interno dei rigidi canoni della società Vittoriana, sfruttando la sua posizione di giovane vedova, rispettata e nota, di uno scienziato famoso sia per nascondere che per rivelare il suo lavoro scientifico” (Mary Orr). 

Sarah si veste dell’autorità dello scienziato nella denominazione e classificazione delle specie animali, non solo nel latino scientifico della tradizione europea, ma anche in portoghese, utilizzato nella regione descritta dal XVI secolo.  Un nuovo inizio 
Nel 1826 sposò Robert Lee, ma le difficoltà economiche continuarono. Fu persuasa a scrivere storie sull’Africa per Forget-Me-Not di Rudolph Ackermann, editore e industriale tedesco, e Friendship’s Offering di Thomas Pringle. Forget-Me-Not era un gift-book, cioè una raccolta rilegata preziosamente, nato negli anni ‘20 dell’Ottocento. Chi comprava il cofanetto non lo teneva per sé, ma lo donava (da qui il termine gift-book), generalmente in autunno, all’inizio delle vacanze – the season. Forget-Me-Not fu ideato per intrattenere e educare le giovani lettrici borghesi. Nel frattempo, probabilmente sempre spinta da Ackermann, diede inizio ad un nuovo progetto dal titolo Fresh-Water Fish of Great Britain. Fu il primo lavoro dedicato all’ittiologia d’acqua dolce britannico ed europeo in cui si utilizzava il nuovo sistema di classificazione dei pesci di Cuvier. Sarah pubblicò la sua opera in dieci numeri annuali, ciascuno contenente quattro descrizioni di pesci.

the fresh water fishes of great britain sarah bowdich lee

Immagine: Royal Collection Trust / © Her Majesty Queen Elizabeth II 2022

In seguito, Ackermann raccolse tutti i contributi in un volume deluxe (un gift-book) per cinquanta abbonati, tra i quali figuravano Roderick Impey Murchison, geologo britannico, e John Herschel, matematico e astronomo inglese. I disegni ad acquerello, condotti osservando animali vivi, erano fatti con estrema precisione e dettagliatamente. Non era una semplice raccolta di bei dipinti e neanche un manuale di tecniche di pesca, ma un vero capolavoro dell’ittiologia. Quello che rese davvero unici gli acquerelli fu la sperimentazione dell’uso di foglie d’argento e d’oro per dare l’effetto di iridescenza metallica delle scaglie. Alla fine del lavoro si contavano più di tremila dipinti. Nel 1833, un anno dopo la morte di George Cuvier, Sarah Bowdich Lee pubblicò la biografia Memoirs of Baron Cuvier. Fatto insolito per una donna, sebbene considerata pari scientificamente, e perché si trattava della biografia di un grande uomo della scienza di una nazione diversa dalla propria.  Produzione scientifica e divulgativa 
Sarah Bowdich Lee scrisse per un’audience di specialisti e per un pubblico di lettori generalista. La quantità e la qualità dei lavori pubblicati dal 1825 al 1833 furono impressionanti: 4 monografie, 2 pubblicazioni in francese, 7 contributi a riviste scientifiche, 4 contributi per gift-book. Tra il 1829 e il 1831 scrisse anche dodici articoli per la nuova rivista di storia naturale di John Claudius Loudon, oltre a recensioni e commenti. Molti dei suoi articoli furono inclusi nel Catalogo dei Documenti Scientifici della Royal Society dal 1800 al 1863. Cuvier riconobbe pubblicamente i meriti di Sarah sia per le profonde conoscenze di botanica e zoologia sia per il suo prezioso aiuto per l’opera Histoire naturelle des poissons. I suoi disegni sono accurati e non vi è traccia di alcun abbellimento artistico: le rappresentazioni delle piante del Gabon sono così fedeli che si può facilmente determinare il loro genere, se non immediatamente la specie. Cuvier aggiunse ben poche note o chiarimenti all’opera: questo dimostra l’acume scientifico di Bowdich e la conoscenza intima di un campo in cui Cuvier era un esperto mondiale.

Purtroppo, le illustrazioni scientifiche non le consentirono di guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente, per cui, dagli anni ’40 del XIX secolo, Sarah si dedicò anche a libri più didattici e divertenti di storia naturale. Pubblicò libri di testo introduttivi di storia naturale e botanica, per adolescenti o giovani adulti:
Elements of Natural History (Elementi di storia naturale) fu adottato per la didattica nelle scuole; Trees, Plants, and Flowers (Alberi, piante e fiori); Anecdotes of the Habits and Instinct of Animals (Aneddoti sulle abitudini e sull’istinto degli animali) e Anecdotes of the Habits and Instincts of Birds, Reptiles, and Fishes (Aneddoti sulle abitudini e gli istinti degli uccelli, dei rettili e dei pesci). I suoi lavori non finirono qui. Altri libri, degni di nota, ebbero un’ottima risposta di pubblico: The African Wanderers e The Adventures of Carlos and Antonio. Per i “suoi contributi alla letteratura”, nonché alla storia naturale e per le sue numerose opere didattiche, nel 1854 ottenne una pensione civica (Civil List Pension) di 50 sterline all’anno, riservata a coloro che si erano particolarmente distinti nelle arti, nella letteratura o nelle scienze o avevano prestato personalmente servizio alla Corona. Era un premio dato raramente agli scienziati, ancora più raramente alle donne, quasi mai alle donne per i propri meriti. Infatti, a quel tempo, le pensioni alle donne erano riconosciute perché le riceventi erano legate a eminenti uomini invece che per i propri meriti. La signora Lee morì il 22 settembre 1866 a casa di sua figlia Eugenia, a Erith, nel Kent.  Conclusioni 
Nel XIX secolo le donne erano escluse dalle attività scientifiche, dalle esplorazioni, dagli istituti di ricerca, dai laboratori, dai musei e dalle pubblicazioni scientifiche in Francia come in Gran Bretagna. Sarah Bowdich Lee è tra le prime viaggiatrici in Africa e naturaliste. Si aggiungano anche: artista, scrittrice e divulgatrice della scienza di notevole energia, talento e iniziativa. Infatti, non si limitò a compiere viaggi nell’Africa occidentale tropicale, ma fece nuove e importanti osservazioni nel campo della storia naturale. Le sue scoperte, così come i suoi minuziosi disegni, attestano un occhio acuto e attento, uno stile incline più al realismo scientifico che alla licenza interpretativa. Nelle opere didattiche o narrative, l’attenzione al contenuto scientifico non viene mai meno nelle note a piè di pagina.

C’è un aspetto, a mio parere, che differenzia Sarah Bowdich Lee da altre scienziate trattate finora dalla rubrica “
L’evoluzione non ha genere” (si vedano Mary Anning e Maria Sibylla Merian): fu riconosciuta pubblicamente come pari dagli scienziati maschi suoi contemporanei per i suoi meriti.  Ma c’è anche una cosa che l’accomuna alle scienziate sopracitate: la sua figura scomparve gradualmente dalla storia della scienza. Benché la sua carriera fosse stata frammentata dai viaggi, dal lutto (con perdita di figure scientifiche maschili chiave), dalle esigenze di crescere dei figli e occuparsi anche della famiglia, il suo lavoro continuò. Il bisogno di guadagnarsi da vivere e mantenere i suoi tre figli, la spinsero a scrivere: divenne un’autrice popolare e di successo di libri di storia naturale per un pubblico giovane. Mary Orr, Professoressa di Francese all’Università di St Andrews, definisce Sarah una divulgatrice scientifica capace di tradurre ingegnosamente il proprio lavoro senza dividerlo in ‘scienza’ e ‘scrittura non-scientifica’. 

Ha forgiato due modalità di produzione simultanee, per capitalizzare su mercati specifici e, apparentemente, di genere.
Per alcuni questo ha probabilmente ridotto l’evidenza del suo contributo scientifico e ha impedito che l’identità di questa donna intelligente, capace e determinata del XIX secolo rimanesse, di diritto, nella memoria della storia naturale europea. Barbara T. Gates, autrice del libro Kindred Nature, afferma che gli studi di Sara Bowdich Lee furono pionieristici e hanno avuto un ruolo importante nella scienza pre-Darwiniana, dove la classificazione era di massima importanza. I suoi successi si devono alle sue conoscenze scientifiche e alle rilevanti competenze acquisite con fatica e anni di studio: multilinguismo, collaborazione e relazioni con la comunità scientifica europea, flessibilità e organizzazione nelle comunità locali africane.    Riferimenti:  Orr, M. (2015). Women peers in the scientific realm: Sarah Bowdich (Lee)’s expert collaborations with Georges Cuvier, 1825–33. Notes and Records: the Royal Society Journal of the History of Science, 69(1), 37–51. doi: 10.1098/rsnr.2014.0059  Orr, M. (2022, July 21). Pursuing Proper Protocol: Sarah Bowdich’s “Purview of the Sciences of Exploration” on JSTOR. Victorian Studies |-| Vol. 49, No. 2, Papers and Responses from the Fourth Annual Conference of the North American Victorian Studies Association, Held Jointly with the North American Society for the Study of Romanticism Annual Meeting (Winter, 2007), pp. 277-285 (9 pages Indiana University Press. Retrieved from https://www.jstor.org/stable/4626285  Beaver, D. deb. (2010). Writing natural history for survival—1820–1856: the case of Sarah Bowdich, later Sarah Lee. Archives of Natural History. doi: 10.3366/anh.1999.26.1.19 from https://www.euppublishing.com/doi/10.3366/anh.1999.26.1.19  

Immagine in apertura: grafica di Carmen Troiano