Il primo bacino di Homo erectus

Il ritrovamento del primo bacino quasi intatto di Homo erectus ha consentito di formulare nuove ipotesi sulla gestazione e sulle carattersitiche dei nuovi nati di questa specie di ominide bipede, nostro antenato. In particolare, il reperto datato intorno ad 1,8 milioni di anni fa indicherebbe che le femmine di Homo erectus probabilmente davano alla luce neonati con il cervello già

Il ritrovamento del primo bacino quasi intatto di Homo erectus ha consentito di formulare nuove ipotesi sulla gestazione e sulle carattersitiche dei nuovi nati di questa specie di ominide bipede, nostro antenato. In particolare, il reperto datato intorno ad 1,8 milioni di anni fa indicherebbe che le femmine di Homo erectus probabilmente davano alla luce neonati con il cervello già ben sviluppato.

Dalla descrizione del fossile, rinvenuto da un gruppo di ricercatori guidato da Scott W. Simpson della Case Western Reserve University School of Medicine, emerge infatti che il bacino femminile di questa specie, di cui fino ad ora si conoscevano solo alcuni frammenti, era più ampio di circa il 30% di quanto stimato in precedenza. Le precedenti misure erano state ipotizzate sulla base di sole ossa maschili o appartenenti ad altre specie imparentate, come Homo sapiens e Australopithecus afarensis. La differenza temporale tra i periodi in cui vissero queste specie era però tale da rendere piuttosto speculativo ogni tentativo di ricostruire la forma e la dimensione del bacino femminile di Homo erectus, la cui anatomia era infatti praticamente sconosciuta.

A seguito della scoperta, si è potuto stimare la dimensione del cervello alla nascita dei piccoli di Homo erectus, che risulta pari a circa il 34-36% di quella raggiunta in età adulta, un valore intermedio tra quelli degli odierni uomini (circa il 28%) e degli scimpanzè (circa il 40%). A questa maggior crescita pre-natale dell’encefalo corrisponderebbe un decremento dello sviluppo cerebrale dopo la nascita, contrariamente a quanto accade nell’Homo sapiens. Anche per questo motivo, nell’uomo moderno si assiste ad un’infanzia molto più lunga, strettamente dipendente dai genitori, se paragonata alla durata dell’età giovanile degli altri primati. Si crede infatti che, nella nostra specie, la prolungata dipendenza dai genitori sia il compromesso per il conseguimento della postura eretta che comporta la nascita dei neonati con un cervello di dimensioni molto ridotte rispetto a quelle che verranno raggiunte dagli adulti.

Fino ad ora, si pensava che questa caratteristica fosse propria anche dell’Homo erectus, nostro diretto progenitore. Questo studio, pubblicato sull’ultimo numero di Science, indica che invece i piccoli di Homo erectus raggiungessero indipendenza e maturità sessuale prima di noi, anche se in una fase successiva agli Australopithecus e agli scimpanzè. Una successiva analisi morfometrica ha inoltre suggerito che, non l’adattamento alle condizioni ambientali, bensì la possibilità di portare alla luce figli con cervello già ben sviluppato sarebbe stata la pressione selettiva principale che ha plasmato l’anatomia del bacino femminile nell’Homo erectus.

Andrea Romano

Riferimenti:
Scott W. Simpson, Jay Quade, Naomi E. Levin, Robert Butler, Guillaume Dupont-Nivet, Melanie Everett, Sileshi Semaw. A Female Homo erectus Pelvis from Gona, Ethiopia; Science 322, 1089 (2008); DOI: 10.1126/science.1163592