Infestante dall’origine: la storia di Blattella germanica
Più di 2000 anni fa Blattella germanica ha cominciato a diffondersi sul pianeta. Partendo dall’estremo oriente ha viaggiato lungo le rotte commerciali. I risultati in uno studio su PNAS
Quando si parla di infestanti, la globalizzazione e gli scambi commerciali sono spesso citati come causa della diffusione di insetti. In tempi recenti uno dei casi più eclatanti è stato quello della zanzara tigre (Aedes albopictus), che in Italia è stata segnalata per la prima volta in a Genova nel 1991. Da subito si è ipotizzato che le uova di questa zanzara fossero state importate con carichi di gomme usate. Dopo soli 5 anni la zanzara tigre si era già espansa in 10 regioni italiane e 19 provincie, oggi è presente nella maggior parte degli agglomerati urbani del nostro paese, senza alcuna possibilità di eradicazione.
Secondo un gruppo internazionale di ricercatori è successo qualcosa di simile anche con Blattella germanica, ma in questo caso è stata proprio la convivenza con gli esseri umani a far emergere una specie distinta. Secondo i dati molecolari questa piccola e insidiosa blatta, oggi cosmopolita, si è originata in Asia più di 2000 anni fa e ha cominciato a seguire l’uomo lungo le rotte commerciali. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su PNAS.
Identikit di un invasore
Blattella germanica è una blatta di piccole dimensioni – circa 1,5 cm da adulto- di colore marroncino con due tipiche bande scure sul pronoto. È un infestante molto diffuso negli ambienti interni, tipicamente in cucine e dispense delle abitazioni e degli esercizi pubblici, oltre che negli stabilimenti dell’industria alimentare. Entrambi i sessi hanno le ali, ma raramente volano. Si arrampicano invece con facilità anche su superfici verticali lisce (piastrelle, vetro e metallo) o sui soffitti. Il corpo è fortemente depresso (ovvero schiacciato in senso dorso-ventrale) e l’animale riesce ad annidarsi in spazi angusti come le fessure dietro le piastrelle o zone nascoste come i motori degli elettrodomestici.
B. germanica è lucifuga e il suo optimum di sviluppo è tra i 25-33 °C con una umidità relativa intorno al 40%. Si tratta della blatta infestante più diffusa nelle aree interne degli edifici eppure, come sottolineano gli autori dello studio, è oggi assente da ogni habitat naturale. È stata descritta da Linneo nel 1776 e alcuni documenti storici suggeriscono una sua diffusione in Europa a cavallo tra il XIX e il XX secolo nella zona orientale, da cui il nome della specie. Nel nostro continente non ha specie affini, ne ha invece in Africa e Asia e si ritiene che la specie dalla quale si è differenziata sia Blattella asahinai, nativa del Golfo del Bengala.
Un individuo adulto di Blattella asahinai. Foto: di Johnny N. Dell, Bugwood.org con licenza Creative Commons Attribution-Noncommercial 3.0 License via https://www.insectimages.org/
Da dove viene Blattella germanica?
Prima di questo studio si era di fronte ad un paradosso: come era possibile che una specie così diffusa in Europa non avesse specie affini se non in estremo oriente e Africa? Per fare luce sulla questione gli autori hanno utilizzato dei marcatori genetici da 281 campioni provenienti da 17 paesi del mondo. Sono state proprio queste analisi hanno evidenziato la grande affinità con Blattella asahinai (solo 9 paia basi divergono sulle 1.536 del gene mitocondriale COI considerato) che è quindi è molto più vicina filogeneticamente a Blattella germanica rispetto ad altre specie dello stesso genere.
L’83% delle popolazioni di Blattella germanica condivide lo stesso aplotipo, e quelle che non lo condividono presentano una differenziazione estremamente bassa (da 1 a 3 paia basi). Questo indica una recente origine comune e una recente diffusione. Lo confermano le analisi che hanno indagato 158.216 singoli polimorfismi (cioè differenza di una sola paia di basi) lungo l’intero genoma. I cluster principali che hanno originato le attuali popolazioni di Blattella germanica sono 6 e sono: Corea, Cina, Indonesia, India, est Europa e Stati Uniti. Curiosamente le popolazioni che più differiscono tra loro sono quelle coreane e quelle cinesi paragonate a quella indiana, anche se questi tre cluster sono vicini all’areale dell’ancestore comune Blattella asahinai; inoltre i cluster asiatici (Corea, Cina e Indonesia) mostrano un più alto livello di variabilità al proprio interno rispetto agli altri cluster identificati. In generale all’interno dello stesso cluster i profili genetici sono riconducibili a un antenato comune, ma in alcuni casi i dati indicano una seconda reintroduzione da un altro cluster, ed è indicativo che questo sia sovrapponibile con i collegamenti commerciali umani che si sono susseguiti nel corso del tempo. Ne sono un esempio sono le popolazioni di Singapore e dell’Australia, molto più simili geneticamente al cluster degli Stati Uniti invece che a quello dell’Indonesia.
Gli autori, partendo dai dati molecolari, hanno testato una serie di scenari per cercare di comprendere qual è stato il percorso di Blattella germanica nel tempo. Delle 9 popolazioni prese in esame 6 possono essere considerate le linee, per così dire, pure: Cina, Indonesia, India, Corea, Ucraina e USA. Le altre 3 sono state invece interpretate come stepping stones della diffusione globale di questo animale e rappresentano regioni più ampie: la popolazione dell’Etiopia per l’Africa, quella dell’Iran per l’Asia occidentale e quella Olandese per l’Europa occidentale.
Gli autori suggeriscono che Blattella germanica si sia evoluta da Blattella asahinai. Probabilmente, circa 2.100 anni, intorno agli insediamenti umani dell’India o di Myanmar ne esistevano 2 linee: una che viveva nelle aree esterne (peridomestiche e rurali, come Blattella asahinai) e una che preferiva occupare le aree interne degli edifici e che differenziandosi avrebbe dato origine Blattella germanica. Lo studio indica che la diffusione di questa blatta è avvenuta in due direzioni: una verso ovest e una verso est. La diffusione verso ovest di circa 1.200 anni fa è dovuta probabilmente con l’intensificarsi delle attività commerciali e militari (fonti storiche indicano che Blattella germanica viaggiava all’interno dei cesti per il pane dei soldati) all’epoca del califfato Omayyade o Abbaside. L’espansione verso est di circa 390 anni fa invece è stata facilitata dai commerci coloniali europei tra il sud e il sud-est dell’Asia, forse per mano di Olandesi e dei Britannici della compagnia delle indie orientali). Fino al XVIII secolo comunque la diffusione di Blattella germanica era asiatica, e gli autori indicano che sarebbe arrivata in Europa intorno agli anni sessanta del settecento. Da qui si sarebbe diffusa globalmente tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 grazie agli avanzamenti tecnologici nei trasporti (il motore a vapore), la globalizzazione del commercio e il miglioramento delle abitazioni dotate di acqua e riscaldamento.
Struttura genetica della popolazione e rotte di diffusione globale della Blattella germanica. (A) Rete di aplotipi mediani basata sul gene COI (1.536 bp). (B) Analisi delle componenti principali basata su 158.216 polimorfismi a livello di un singolo nucleotide. (C) Grafico a barre (in alto), suddiviso in grafici a barre specifici per regione mappati ai siti di campionamento, derivati dalla stima della massima verosimiglianza dell’ascendenza (ADMIXTURE) al numero ottimale di cluster ancestrali (K = 6). Il diagramma in cima al grafico a barre indica la diversità nucleotidica (π) per locus in ciascun sito di campionamento. La tempistica e le vie di diffusione globale sono indicati dalle frecce nere. (D) Divergenza delle popolazioni chiave presentata sotto forma di frequenza allelica come albero non radicato con i residui dei parametri di deriva mappati come bordi di migrazione. (E) Una vista ingrandita di (C) focalizzato sull’Asia. L’areale naturale dell’antenato, Blattella asahinai, è indicato in verde. Immagine: dalla pubblicazione
Il monitoraggio e la lotta dell’infestante
Blattella germanica può causare allergie, è un vettore di oltre 40 batteri patogeni per l’uomo (che possono causare dissenterie, salmonellosi, botulismo e colera) e di molti virus. Può veicolare anche uova di elminti, protozoi, amebe, giardie e toxoplasma. Costituisce quindi una problematica sanitaria e sociale e che apporta gravi danni anche dal punto di vista economico (diretto per il costo dei trattamenti, indiretto per via di recensioni negative o sanzioni da parte delle autorità competenti in caso di esercizi pubblici).
In caso di infestazioni da Blattella germanica occorre coinvolgere un disinfestatore professionale che dovrà intervenire con un sopralluogo per redigere una analisi del rischio, decidere come impostare un piano di lotta efficace e monitorare la situazione dopo le disinfestazioni con dispositivi idonei (in genere semplici trappole collanti innescate con attrattivi alimentari). Esistono diverse tecniche di lotta diretta contro questo infestante che un professionista formato sa applicare e tutte partono da pulizie accurate e continuative degli ambienti e dalla manutenzione delle strutture (sigillatura di fessure, installazione di spazzole sottoporta e zanzariere, etc.). Gli autori sottolineano anche che sono noti per Blattella germanica casi di insorgenza di resistenze agli insetticidi: questi fenomeni sono documentati già dagli anni ’50. Recenti studi condotti da istituti ed enti sanitari confermano infatti che esistono resistenze elevate o moderate a molti principi attivi attualmente impiegati per il controllo di queste blatte (deltametrina, cipermetrina e permetrina tra gli altri) e che dovrebbero essere effettuati dei test preliminari ai trattamenti avendo anche l’accortezza di variare le sostanze attive durante un ciclo di lotta.
La letteratura scientifica su Blattella germanica è davvero molto ampia ma questo studio è stato condotto con un taglio particolare che ha permesso di fare luce sulla modalità di diffusione di questo animale suggerendo un modello che anche altre specie invasive potrebbero avere sfruttato in passato (e che potranno utilizzare in futuro) per la colonizzazione di nuovi ambienti in relativamente poco tempo.
Immagine in apertura: un individuo adulto di Blattella germanica, foto di Catherine Reymonet con Licenza CC BY NC via galerie-insecte.org
È laureato in Biodiversità ed Evoluzione presso l’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna. Esperto in Integrated Pest Management (IPM), ha un’importante esperienza di campo in tutto il territorio italiano con particolare riferimento al settore agro-industriale e di lotta agli insetti vettori di malattie. Si occupa di assistenza tecnica per le Imprese professionali di servizi di Pest Management e supporto alla ricerca e sviluppo di nuovi sistemi e prodotti. Svolge regolarmente formazione in materia di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione.