La collezione di Darwin

Mylodon darwini

Durante il suo viaggio intorno al mondo Charles Darwin raccolse numerosi reperti: la vasta collezione è ora in corso di digitalizzazione presso il Natural History Museum di Londra


‘Quando ero a bordo della nave di Sua Maestà Britannica Beagle come naturalista, fui molto colpito da alcuni fatti riguardanti la distribuzione degli abitanti dell’America del Sud e i rapporti geologici tra gli abitanti attuali e quelli che occupavano un tempo quel continente. Mi sembrò che quei fatti gettassero qualche luce sull’origine delle specie…’ [Darwin 2009:7)

Con queste parole, Charles Darwin (1809-1882) introdusse la sua opera maggiore, L’origine delle specie (1859). Il viaggio che, tra il 1831 e il 1836, portò Darwin intorno al mondo, costituì un’opportunità unica per la formazione del giovane naturalista inglese. Nel corso di quell’esperienza, Darwin raccolse evidenze empiriche e teoriche che si sarebbero rivelate fondamentali per la formulazione della sua teoria dell’evoluzione.

Il 22 settembre 1832, in America del Sud, Darwin effettuò il suo primo rinvenimento di fossili, cui seguirono numerose altre scoperte:  a raccontarne la storia è stato recentemente Adrian Lister, docente di paleobiologia presso l’University College London, in un post scritto in occasione dell’anniversario della scoperta. A bordo del brigantino HMS Beagle, Darwin non disponeva di ampi spazi per riporre i reperti da lui raccolti, riguardanti quasi ogni area delle scienze naturali. Così campioni geologici, fossili, e esemplari di specie viventi conservati furono spediti attraverso le packet ships dall’America del Sud, in gran parte da Montevideo (Brasile), al suo maestro John Henslow (1796-1861), che avrebbe riposto i campioni a Cambridge fino al ritorno di Darwin.

La spedizione della collezione di Darwin, allora come oggi, richiedeva un’attenta preparazione. Il timore principale, espresso da Darwin ad Henslow, era che le spedizioni potessero smarrirsi: nonostante tutto, quando Darwin rientrò in Inghilterra, i campioni erano già sotto studio da numerosi esponenti della comunità scientifica, e il nome del naturalista inglese era già divenuto noto nel Paese, grazie anche agli estratti delle lettere che Darwin spediva e che venivano letti in conferenze e distribuiti anche sotto forma di libelli.  

Oltre al cranio del bradipo estinto Megatherium, aracnidi, volatili, piccoli insetti e piante essiccate vennero spedite ad Henslow. Ad ogni reperto, Darwin assegnava un’etichetta numerata e nel suo diario di viaggio annotava la descrizione del campione corrispondente. Una parte delle collezioni rimase a Cambridge mentre un’altra, su espressa richiesta di Darwin, fu inoltrata a William Clift (1775-1849), curatore dell’Hunterian Museum presso il Royal College of Surgeons (RCS) di Londra, assistito da Richard Owen (1804-1892). Lo stesso Owen, nonostante le future rivalità, ebbe una parte fondamentale nel descrivere i fossili dei mammiferi recapitati al Museo: i resti di Mylodon darwinii (nell’immagine in alto), un altro bradipo gigante, furono nominato così proprio in onore di Darwin.

La spedizione più impegnativa fu forse quella di un cranio, assegnato da Owen al genere Toxodon, che giunse in patria dopo un viaggio di nove mesi. Darwin acquistò il cranio nel novembre 1833 presso una fattoria in Uruguay e il fossile, caricato su un barca, raggiunse il Rio de La Plata per essere da lì inviato a Liverpool e, ancora una volta tramite Henslow, inviato al RCS. In totale, si ha notizia di circa dieci spedizioni, e sembra che tutte giunsero a destinazione. L’ultimo carico fu spedito nell’aprile 1835 da Valparaìso (Chile), contenente materiale di esplorazioni effettuate sulle Ande.

I campioni recapitati rivestono un ruolo fondamentale per molteplici ragioni. Fra queste, bisogna ricordare che molte delle specie fossili erano sconosciute alla scienza continentale e numerose specie viventi furono introdotte in Europa: alcuni semi di piante  esotiche furono persino coltivate da Henslow e mostrate alla comunità scientifica per la prima volta, e i notoungulati, mammiferi dell’America del Sud, furono riconosciuti come appartenenti a un nuovo gruppo di animali estinti. .

Lister è anche autore di un progetto di ricerca, inaugurato nel 2018, che ha digitalizzato il 10% della collezione di mammiferi fossili raccolti da Darwin durante il viaggio. Il successo del progetto ha portato alla creazione di altri due progetti, volti alla digitalizzazione del restante 90% della collezione di mammiferi e della raccolta di resti ittici quando Darwin era ancora a bordo del Beagle. Oltre a costituire un’importante testimonianza della flora e fauna estinte dei luoghi visitati (i resti più noti provengono in gran parte dal Sud America), le collezioni fossili hanno un ruolo rilevante nello studio di come intuizioni teoriche ed evidenze empiriche contribuiscano alla nascita di nuove teorie.


Riferimenti:

Darwin, C. (2009), L’origine delle specie, a cura di Giuliano Pancaldi, BUR Rizzoli

https://naturalhistorymuseum.blog/2020/09/22/darwins-cargoes-digital-collections-programme/


Immagine: Concavenator / CC BY-SA, via Wikimedia Commons