La diffusione della ceramica tra le popolazioni di cacciatori-raccoglitori

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Le conoscenze che hanno portato allo sviluppo della ceramica erano già presenti nelle popolazioni di cacciatori-raccoglitori dell’estremo Oriente. Da lì si sarebbero diffuse velocemente in Europa, in maniera indipendente dall’arrivo dei primi agricoltori dal Medio Oriente

Lo studio della diffusione delle innovazioni e delle tecnologie è fondamentale per comprendere l’evoluzione dei sistemi culturali. Spesso è efficace analizzare la diffusione demografica, cioè le migrazioni, perché le popolazioni portano nei nuovi territori che occupano, tutto il corredo di conoscenze acquisite e le trasmettono alle altre comunità con cui vengono a contatto. Questo tipo di approccio si è rivelato molto utile per quanto riguarda le società agricole del Neolitico, ma molto più complicato per quanto riguarda i cacciatori-raccoglitori, in quanto queste popolazioni erano nomadi e non sempre è possibile trovare traccia dei loro accampamenti, come di resti umani o di pasti consumati. Secondo questi presupposti si è ritenuto che l’invenzione della ceramica, che ha rivoluzionato il mondo della cucina e della conservazione degli alimenti, fosse arrivata in Europa dal Medio Oriente con quella che si definisce “rivoluzione Neolitica”, ovvero quell’insieme di cambiamenti nell’alimentazione, nell’economia e nella struttura delle società, cominciati nella “mezzaluna fertile” con agricoltura e allevamento tra 15000 e 10000 anni fa. Ma un nuovo studio pubblicato su Nature Human Behaviour da un team internazionale di ricercatori tra l’Irlanda, il Regno Unito e la Russia, ci suggerisce che probabilmente l’insieme di conoscenze necessarie a sviluppare l’invenzione delle ceramiche era già presente 20000 anni fa nei cacciatori raccoglitori dell’Asia Orientale e che velocemente, a partire da 8000 anni fa si sia diffuso dagli Urali alle regioni scandinave. La ceramica rivela anche la dieta dei cacciatori raccoglitori
Per avere un’idea di come si sia diffusa la ceramica sono stati analizzati centinaia di reperti da 156 siti tra il Mar Baltico e in parte della Russia europea. In particolare sono stati analizzati al radiocarbonio, per datarli, i resti carbonizzati di cibo ancora attaccati alle pareti dei contenitori usati per cuocerli. Tramite l’estrazione dei lipidi con gascromatografia è stato possibile identificare anche il tipo di dieta dei cacciatori raccoglitori che già conoscevano la ceramica: ruminanti, come cervidi e bovidi (soprattutto a nord e ovest), nonché pesce e altri animali acquatici (soprattutto nell’area centrale e orientale) e vegetali (anche se in quantità molto inferiori). Il fatto che questi cibi fossero carbonizzati suggerisce, inoltre, che i contenitori di terracotta fossero usati più per la cottura che per la conservazione degli alimenti. Non solo: analizzando anche il tipo di decorazioni presenti su queste pentole primitive, identificando diversi stili sub-regionali, si è potuto ricostruire una mappa della diffusione delle ceramiche in Europa attraverso le varie popolazioni, probabilmente attraverso scambi diretti, piccoli spostamenti o matrimoni.
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La mappa mostra la diffusione della tecnologia in Europa nel tempo. Immagine: dalla pubblicazione.

Il viaggio della tecnologia della ceramica
Questo indica non solo una realtà commerciale ben sviluppata, ma anche come, insieme agli oggetti, ci si scambiassero conoscenze, tecnologie, ricette culinarie, in sintesi “cultura”, senza la necessità di vere migrazioni di massa e/o conquiste, ma solo tramite “passaparola”. Su scala più ampia i ricercatori hanno individuato una correlazione tra tecnologia, morfologia, decorazione e uso dei contenitori ceramici non direttamente dipendente solo dagli scambi o dalla disponibilità delle risorse. In poche parole, la forma del contenitore seguiva la funzione che aveva e non il contrario, suggerendo una vera e propria “impronta culturale” degli artigiani della terracotta preistorici. Così, questa nuova e formidabile invenzione ha viaggiato velocemente (6-10km all’anno) dall’Asia orientale all’Eurasia settentrionale, a nord e a ovest del Mar Caspio, fino al Mar Baltico e al sud della Scandinavia. Se questa ipotesi potesse essere confermata anche da altre ricerche, ciò porterebbe a rivalutare la teoria dell’origine mediorientale e anatolica della ceramica, sebbene nello stesso periodo gli agricoltori dell’Anatolia stessero proprio migrando verso l’Europa meridionale, sicuramente portando con sé tutto il loro bagaglio culturale, cottura dell’argilla compresa. Quindi non è inverosimile pensare neanche che l’innovazione sia nata in contesti multipli, indipendentemente in diverse parti del mondo. Uno degli aspetti interessanti messo in luce da questa ricerca è quello che ci dà un quadro delle società di cacciatori-raccoglitori molto diverso da quello che si è creduto per decenni: ben lontani da essere dei bruti arretrati, avevano già sviluppato una tecnologia rivoluzionaria e avevano imparato anche a diffonderla, anche a km di distanza, pur non abbandonando la loro economia di sussistenza e il nomadismo, ben prima dell’apparizione di altre innovazioni come agricoltura, scrittura o metallurgia. Riferimenti:
Dolbunova, Ekaterina, et al. “The transmission of pottery technology among prehistoric European hunter-gatherers.” Nature Human Behaviour, 22 Dec. 2022, pp. 1-13, doi:10.1038/s41562-022-01491-8.

Immagine: area di studi e ricostruzioni dei manufatti in ceramica trattati nella ricerca. Dalla pubblicazione.