La musica dei gibboni non è poi così diversa dalla nostra

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Balliamo e saltiamo seguendo il tempo di una canzone, urliamo a squarciagola ad un concerto con gli amici, la musica è spesso un’esperienza collettiva col suo ritmo travolgente. Tempo, ritmo e condivisione però, non sono solo prerogative dell’uomo, ma anche di alcuni animali, come i gibboni dalle mani bianche. Il gruppo di ricerca di Teresa Raimondi ha analizzato proprio questi aspetti nel linguaggio di 12 esemplari di Hylobates lar, notando una certa vicinanza con l’essere umano

Animali che parlano, ballano e cantano rimandano la nostra mente ai più conosciuti film d’animazione dell’universo Disney, ma una specie di primati, i gibboni dalle mani bianche (Hylobates lar), emettono suoni e vocalizzazioni molto simili a veri e propri canti. Proprio sulle emissioni sonore di questi animali si è concentrato il gruppo di ricercatori, capitanato da Teresa Raimondi del dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, presso l’Università di Torino e gli esiti della loro ricerca sono stati pubblicati su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences. Gli studiosi hanno osservato quattro gruppi di gibboni nel santuario di Huai Kha Kaeng, in Tailandia e due gruppi rispettivamente nel Parco Faunistico Cappeller a Cartigliano e nel Parco della Falconara ad Ancona, per un totale di 12 esemplari. Nel dettaglio hanno raccolto 215 registrazioni di canti, di cui 157 di femmine in duetto, altrettanti maschi sempre in duetti e 58 “assoli” maschili. Lo scopo dei ricercatori era  capire come interagiscano questi primati a livello vocale e come si influenzino a vicenda, andando a esplorare un campo ancora poco compreso.

Isocronia e sincronia, due aspetti caratterizzanti del linguaggio dei gibboni

Il canto dei gibboni ha molteplici funzioni, come la difesa del territorio, la definizione delle gerarchie sociali, il corteggiamento e l’espressione delle emozioni. Gli studiosi hanno notato alcune somiglianze con la nostra musica, come l’aspetto di condivisione e l’associazione col movimento. La struttura ritmica più semplice e comune nella comunicazione umana, inoltre, è l’isocronia, in cui gli intervalli di tempo tra un suono e quello successivo hanno tutti una durata approssimativamente uguale, e questa organizzazione è stata proprio anche nelle emissioni vocali dei gibboni. Per analizzare le registrazioni, i ricercatori hanno definito il tasso di richiamo, in inglese call rate, come il numero di vocalizzazioni emesse in 10 secondi. Non sono emerse particolari differenze di call rate nei duetti maschili e femminili, mentre sono stati osservati valori significativamente più elevati negli assoli degli esemplari maschi, andando di pari passo però con una minor isocronia.



Osservando le interazioni tra gli animali, è stato notato come il 95% dei contributi a duetti maschio-femmina influiscano sull’emissione vocale del compagno o della compagna e come i gibboni riescano a raggiungere un’elevata sincronia, con una buona sovrapposizione delle vocalizzazioni dei due partecipanti al duetto. È stato notato come le tempistiche di fonazione degli individui siano correlate a quelle del compagno, suggerendo una potenziale interazione ritmica. Nei duetti gli esemplari di sesso maschile mostrano una maggior isocronia rispetto alla loro emissione sonora in solitario, mentre sembra che per i gibboni femmina la sovrapposizione delle vocalizzazioni con un altro individuo riduca la regolarità delle loro emissioni sonore. Isocronia, sincronia e gestione dei turni richiedono la capacità di apprendimento e adattamento tra gli individui. A supporto di questa ipotesi i ricercatori hanno osservato come le coppie di gibboni che duettano da più tempo insieme emettano canti meglio organizzati e più coordinati.

Cosa si cela dietro a questi stratagemmi musicali

La sovrapposizione delle vocalizzazioni sembra essere la strategia prediletta da questi primati, probabilmente sfruttata per diverse funzioni, tra cui avvertire della loro presenza nella foresta, col fine di evidenziare il proprio territorio e ridurre il più possibile i conflitti. La sincronia non influenza l’isocronia negli esemplari di sesso maschile, ma cosa cambia per le femmine? La regolarità del loro canto sembra invece essere influenzata negativamente. Studi precedenti suggeriscono che i migliori richiami delle femmine non vengano emessi in sovrapposizione col compagno e siano un indice della loro condizione fisica. Si suppone quindi che le femmine riducano al minimo la sincronia, modificando quindi la struttura ritmica di un canto: la femmina sarebbe ritmicamente più flessibile tra i due, per mettersi in luce col partner. Osservazioni sulla comunicazione sia a livello del linguaggio parlato che musicale da parte di Homo sapiens hanno messo in evidenza l’utilizzo di una struttura sonora regolare, quando si tratta di coordinare un gruppo di più persone. I risultati delle analisi delle registrazioni dei gibboni, mostrando una maggiore isocronia durante i duetti da parte dei maschi, hanno portato i ricercatori a supporre che essi condividano con noi alcuni modi di organizzarsi e coordinarsi e quindi si pensa possano essere stati sottoposti a pressioni selettive simili. Se così fosse, questa somiglianza potrebbe riflettersi anche sui meccanismi neuronali che sono alla base di ritmo e coordinazione nell’essere umano. I ricercatori ritengono che, addentrandosi sempre più nell’analisi del legame tra sincronia e isocronismo, sia possibile ricostruire le origini della musica e il significato che questa abbia per noi e per le altre specie. Riferimenti: Raimondi, T., Di Panfilo, G., Pasquali, M., Zarantonello, M., Favaro, L., Savini, T., …Ravignani, A. (2023). Isochrony and rhythmic interaction in ape duetting. Proceedings of the Royal Society B, 290(1990), 20222244. doi: 10.1098/rspb.2022.2244  Immagine: di User:MatthiasKabel, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons