La regina che diventa operaia

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Una delle caratteristiche peculiari delle società degli insetti eusociali è la divisione delle mansioni da svolgere all’interno del nido: solitamente, ogni ad casta è attribuito uno specifico compito che spaziano dall’approvvigionamento di cibo, compito delle operaie, alla difesa del territorio, appanaggio dei soldati, fino alla riproduzione, ad esclusiva prerogativa della regina. La specializzazione dei ruoli è da sempre ritenuta irreversibile, con […]


Una delle caratteristiche peculiari delle società degli insetti eusociali è la divisione delle mansioni da svolgere all’interno del nido: solitamente, ogni ad casta è attribuito uno specifico compito che spaziano dall’approvvigionamento di cibo, compito delle operaie, alla difesa del territorio, appanaggio dei soldati, fino alla riproduzione, ad esclusiva prerogativa della regina. 

La specializzazione dei ruoli è da sempre ritenuta irreversibile, con le operaie destinate a rimanere operaie per l’intero corso della loro vita. Lo stesso vale per le regine il cui unico compito è quello di produrre il maggior numero di larve, che diventeranno a loro volta (a seconda di come vengono nutrite) operaie o regine (o, dove presenti, soldati). Come sempre accade, la natura non ama le semplificazioni che spesso gli scienziati impongono per descriverla e, ancora una volta, ci pone di fronte all’eccezione. 

Dalle pagine della prestigiosa rivista biologica Current Biology ci giunge infatti la storia di Acromyrmex echinatior, una specie di formiche tagliafoglie, le cui regine, contriamente a tutte le specie eusociali note, in alcune condizioni possono occupare ruoli subordinati della scala sociale. Le regine vergini che perdono le ali, quelle che non riescono a sciamare e dare quindi luogo ad un nuovo nido, infatti rimangono in quello in cui sono nate e collaborano alle cure delle nuove larve, proprie sorelle. In alcuni casi, le mancate regine sono state osservate perfino difendere strenuamente il nido da pericolosi intrusi, comportandosi dunque da veri e propri soldati.

Cosa spinge questi individui a rinunciare (dopo il fallimento del loro primo evento riproduttivo) ad una riproduzione propria, sacrificandosi per quella altrui? Qui ci viene in aiuto la teoria della ‘kin selection‘ (o selezione di parentela), secondo la quale un comportamento altruistico è possibile se concorre ad incrementare il successo riproduttivo individuale per via indiretta: ebbene, le mancate regine concorrono alla riproduzione delle proprie madri per la generazione di nuove sorelle, con le quali, per via del sistema di determinazione sessuale aplo-diploide di questa specie, condividono il 75% del patrimonio genetico (regola di Hamilton).

Gli autori dello studio ipotizzano anche un possibile meccanismo che ha portato questa specie ad evolvere una strategia comportamentale simile, puntando il dito sulla dieta: Acromyrmex echinatior, come tutte le formiche tagliafoglie, è infatti una specie erbivora, che si nutre esclusivamente di funghi che vengono (letteralmente) coltivati nei nidi. Nelle specie carnivore, invece, quando una regina non è in grado di sciamare viene subito uccisa e consumata dal suo stesso alveare. E’ possibile quindi che il mancato consumo di carne di questa specie abbia favorito l’evoluzione di tale comportamento altrusitico.

Andrea Romano


Riferimenti
Volker Nehring, Jacobus J. Boomsma, Patrizia d’Ettorre. Wingless virgin queens assume helper roles in Acromyrmex leaf-cutting ants. Current Biology, 2012; 22 (17): R671 DOI: 10.1016/j.cub.2012.06.038