La storia mondiale del museo secondo Krzysztof Pomian
Il filosofo e storico compie l’ennesima straordinaria impresa scientifica e racconta splendidamente teoria e pratiche, geografia ed esperienze delle raccolte museali
L’istituzione museale esiste da poco più di cinque secoli. Per le statistiche un museo vale l’altro, e ognuno vale uno; per la storia dei musei ognuno è diverso dall’altro, risultato di un concorso di circostanze singolari e dell’apporto di persone non intercambiabili. Si può comunque tentare di suddividere la varietà apparentemente illimitata in un numero limitato di tipologie, secondo il loro contenuto, ovvero rispetto agli oggetti che ciascuno raccoglie ed espone e che determinano in parte lo stesso profilo del pubblico interessato o interessabile. Ecco le principali tipologie prodotte dalla storia: raccolte sull’antichità (dal 1470); su arte, storia naturale, curiosità, rarità, meraviglie (dal 1550); su storia, medicina, tecnica, esercito (dal 1790); sulle arti decorative (dal 1850); su etnografia, esposizioni all’aperto, industria, scienza (dal 1870); su vita quotidiana, lavoro, tempo libero (dal 1960), comprese le migrazioni (dal decennio successivo). Il grande filosofo storico multidisciplinare Krzysztof Pomian (Varsavia, 1934) compie l’ennesima straordinaria impresa scientifica e racconta splendidamente teoria e pratiche, geografia ed esperienze delle raccolte museali. L’autore considera il museo come un caso particolare del fenomeno chiamato “collezione”, un insieme di oggetti naturali o artificiali sottratti al circuito delle attività utilitarie, sottoposti a speciali misure di protezione e messi in mostra in un luogo chiuso destinato proprio a quello scopo. Il museo colleziona ed è universale, coestensivo alla cultura stessa, presente in tutte le società umane dei sapiens, perché tutte queste società instaurano un rapporto di scambio tra il visibile e l’invisibile di cui il museo “collezione” risulta insieme il rivelatore, lo strumento e il prodotto.
Comparso in un contesto istituzionale e sociale che aveva familiarità con le collezioni “private”, e inconcepibile senza quel precedente, il museo si definisce proprio in contrasto a esse: il museo è una collezione pubblica (non appartiene a un singolo individuo o gruppo, è posto sotto la responsabilità di una persona giuridica riconosciuta, risulta accessibile ai visitatori in maniera regolare) e profana (dipende dalle credenze collettive di quella società, ma non partecipa di alcun culto religioso), orientata verso un futuro indefinitamente lontano. La congiunzione tra l’orientamento verso il futuro e l’apertura sul presente costituisce la specificità del museo, l’unica istituzione che permette di stabilire un contatto visivo con ciò che, per diversi aspetti, è lontano, attraverso la mediazione degli oggetti che di là provengono.
Cinque accurate dettagliate parti per i primi due volumi, con un grande ruolo per il contributo dato da coloro che vivevano nell’attuale Italia. Il terzo volume è dedicato al lungo secolo d’oro dei musei, iniziato con la prima Esposizione universale a Londra nel 1851, interrotto due volte dalle guerre mondiali, e che ha raggiunto il suo apogeo nella seconda metà del XX secolo. Oggi i musei si contano in centinaia di migliaia in tutto il mondo e hanno trovato la loro terra d’elezione negli Stati Uniti. Nel colonizzare, in misura molto disuguale, tutti i continenti abitati, si sono aperti alle più diverse manifestazioni della creatività e della ricerca umana, dalla scienza alla tecnica, dall’etnografia alla storia. Le collezioni s’ingrandiscono e le superfici si espandono, mentre la loro architettura ha abbandonato gli antichi modelli del palazzo e del tempio assumendo forme inedite.
Rimarranno a lungo al centro dei nostri paesaggi urbani, luoghi per eccellenza della cultura, della socialità e del rinnovamento delle identità.
Ricchissimi apparati in tutti e tre i volumi. Il costo dell’acquisto (euro 85+85+95) appare certo molto alto per una libreria privata individuale, ma chi può permetterselo si dota di un bene prezioso e chi non può solleciti i musei e le biblioteche della propria città e della propria università, affinché lo mettano nelle loro collezioni.
Valerio Calzolaio è giornalista e saggista. Già deputato per quattro legislature, dal 1996 al 2001 è stato sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, rappresentando il governo italiano ai principali appuntamenti ambientali internazionali (da Kyoto a l’Aja, da Nairobi a New York). Ha svolto per anni attività di consulente Onu per il segretariato della Convenzione per la lotta alla siccità e alla desertificazione. È stato professore a contratto di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata. Ha pubblicato, con Telmo Pievani, Libertà di migrare (Einaudi, 2016), i suoi libri più recenti sono La specie meticcia (People, 2019), Migrazioni (Doppiavoce, 2019) e Isole carcere (Edizioni Gruppo Abele), 2022.