L’uso degli strumenti nei bonobo: se piove è meglio usare l’ombrello!
Tra i nostri parenti più prossimi i bonobo, rispetto agli scimpanzé, mostrano diverse inclinazioni nell’uso degli strumenti. Qual è l’origine di queste differenze?
Un tempo si riteneva che la capacità di utilizzare o modificare oggetti a disposizione nell’ambiente fosse un’esclusiva della nostra specie, e segnasse anzi la linea di demarcazione fra la cognizione umana e quella del resto del regno animale. In realtà questa abilità è stata ormai riscontrata in diverse specie: nei primati e in altri mammiferi, nei corvidi e in varie specie di invertebrati, suggerendo un’evoluzione indipendente.
Fra i primati sono ben noti i comportamenti finalizzati all’estrazione di fonti di cibo. Per esempio la “pesca” delle termiti eseguita con bastoncini da parte degli scimpanzé, oppure la capacità di usare “martelli” e “incudini” per schiacciare frutti e semi e accedere al loro contenuto, osservata in scimpanzé, macachi e scimmie cappuccine.
Ma rispetto agli scimpanzé l’altra specie più imparentata con l’uomo, i bonobo, sembra mostrare un uso degli strumenti minore e meno vario, specialmente per quanto riguarda il cibo. In realtà anche i bonobo usano strumenti, ma è più raro che succeda nel foraggiamento. In una ricerca pubblicata su American Journal of Primatology si discute l’origine di queste differenze alla luce di nuovi dati.
In particolare hanno osservato che i bonobo anche qui usavano dei rami frondosi, provenienti da almeno 3 specie di piante tropicali, come “ombrelli” durante le piogge torrenziali. Ciò ha dimostrato come questo comportamento non fosse esclusivo della singola popolazione della riserva di Wamba e come in generale bonobo siano capaci di sviluppare un comportamento innovativo con una funzione termoregolatoria, cioè prevenire un’eccessiva dispersione di calore.
Un altro aspetto interessante da investigare è la possibilità di una trasmissione culturale di questo comportamento di uso degli strumenti, già osservato in altre specie. Non ci sono dati definitivi a riguardo, ma visto che l’uso di ramoscelli frondosi come ombrelli è abituale solo in alcune popolazioni e non in tutte, allora potrebbe essere una forma di cultura mantenuta al loro interno. Gli autori osservano anche che è più facile da riscontrare negli individui adulti, forse perché è necessario un certo grado di maturità per apprenderlo dai propri simili. Ma gli autori non escludono che i giovani siano solo più difficili da osservare durante le piagge.
Sarebbe interessante capire l’origine della differenza tra scimpanzé e bonobo rispetto all’uso degli strumenti: il primo li usa per lo più per mangiare, il secondo per attività molto diverse.
Sono differenze che hanno una base “strutturale”, legate a differenze genetiche e/o cognitive e dovute a un evoluzione divergente, oppure sono dovute ad un certo grado di plasticità comportamentale, a partire da un set di abilità cognitive similari?
Rispetto a questo, nello studio gli autori discutono in particolare dell’ipotesi dell’opportunità (opportunity hypothesis). Le differenze si sarebbero originate (e continuano a farlo) a partire da differenti condizioni, problemi, opportunità ecologiche, ambientali e sociali sperimentate dalle popolazioni delle due specie. Questi direzionano la “spinta” che porta all’emergenza di comportamenti innovativi, legati ad una specifica funzione e ad un preciso contesto ambientale.
Ad esempio, a partire da simili abilità cognitive, in un ambiente dove la disponibilità di cibo è ridotta, gli animali potrebbero essere più motivati a trovare delle soluzioni innovative a tale problematica. Viceversa dove tale disponibilità è abbondante, può venire a mancare tale spinta ecologica, restringendo la diversità dei comportamenti innovativi che possono emergere per fronteggiare quella situazione ambientale.
Infatti, il bonobo vive nel bacino del Congo, un ambiente lussureggiante e ricco di cibo; viceversa gli scimpanzé vivono in habitat con risorse più ridotte dove la competizione per il cibo è più elevata. Queste differenze ecologiche potrebbero spiegare perché nelle due specie l’uso degli strumenti è così diverso.
Questi dati arricchiscono le nostre conoscenze sulle abilità cognitive legate all’uso di strumenti nei primati, e ci possono anche raccontare, a partire da un confronto comparativo, la storia evolutiva delle capacità cognitive che sono alla base dell’evoluzione tecnologica nella nostra specie.
Riferimenti: Samuni, L., Lemieux, D., Lamb, A., Galdino, D., & Surbeck, M. (2021). Tool use behavior in three wild bonobo communities at Kokolopori. American Journal of Primatology, n/a(n/a), e23342. doi: 10.1002/ajp.23342
Immagine in apertura: Fanny Schertzer, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Fra i primati sono ben noti i comportamenti finalizzati all’estrazione di fonti di cibo. Per esempio la “pesca” delle termiti eseguita con bastoncini da parte degli scimpanzé, oppure la capacità di usare “martelli” e “incudini” per schiacciare frutti e semi e accedere al loro contenuto, osservata in scimpanzé, macachi e scimmie cappuccine.
Ma rispetto agli scimpanzé l’altra specie più imparentata con l’uomo, i bonobo, sembra mostrare un uso degli strumenti minore e meno vario, specialmente per quanto riguarda il cibo. In realtà anche i bonobo usano strumenti, ma è più raro che succeda nel foraggiamento. In una ricerca pubblicata su American Journal of Primatology si discute l’origine di queste differenze alla luce di nuovi dati.
L’uso degli strumenti nei bonobo
Fra i bonobo finora sono stati descritti almeno 13 tipi diversi di uso degli strumenti. Alcuni esempi riguardano il gioco, il trascinare e/o lanciare ramoscelli o utilizzarli per scacciare insetti, l’uso di bastoncini come “stuzzicadenti” per rimuovere residui di cibo dalla bocca, l’uso di foglie per l’igiene personale, bastoncini per grattarsi e così via. La maggior parte sono stati riscontrati in più di una popolazione di bonobo mentre altri, come l’uso di rami frondosi come ombrelli durante le piogge torrenziali, solo in una: quella che vive la riserva di Wamba in Congo. In un recente studio pubblicato su American Journal of Primatology i ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Evoluzione Umana (Università di Harvard) illustrano l’uso degli strumenti in 3 comunità di una popolazione di bonobo che vive presso la riserva di Kokolopori, in Congo, non molto distante da quella di Wamba. Durante le osservazioni, durate circa 6 mesi, i ricercatori hanno potuto constatare come 8 dei 13 usi degli strumenti fossero presenti anche in questa popolazione, che da questo punto di vista era molto simile a quella della riserva di Wamba.
Il successo dell’ombrello: trasmissione culturale?
In particolare hanno osservato che i bonobo anche qui usavano dei rami frondosi, provenienti da almeno 3 specie di piante tropicali, come “ombrelli” durante le piogge torrenziali. Ciò ha dimostrato come questo comportamento non fosse esclusivo della singola popolazione della riserva di Wamba e come in generale bonobo siano capaci di sviluppare un comportamento innovativo con una funzione termoregolatoria, cioè prevenire un’eccessiva dispersione di calore.
Un altro aspetto interessante da investigare è la possibilità di una trasmissione culturale di questo comportamento di uso degli strumenti, già osservato in altre specie. Non ci sono dati definitivi a riguardo, ma visto che l’uso di ramoscelli frondosi come ombrelli è abituale solo in alcune popolazioni e non in tutte, allora potrebbe essere una forma di cultura mantenuta al loro interno. Gli autori osservano anche che è più facile da riscontrare negli individui adulti, forse perché è necessario un certo grado di maturità per apprenderlo dai propri simili. Ma gli autori non escludono che i giovani siano solo più difficili da osservare durante le piagge.
Perché l’uso degli strumenti dei bonobo è diverso da quello degli scimpanzé
Sarebbe interessante capire l’origine della differenza tra scimpanzé e bonobo rispetto all’uso degli strumenti: il primo li usa per lo più per mangiare, il secondo per attività molto diverse.Sono differenze che hanno una base “strutturale”, legate a differenze genetiche e/o cognitive e dovute a un evoluzione divergente, oppure sono dovute ad un certo grado di plasticità comportamentale, a partire da un set di abilità cognitive similari?
Rispetto a questo, nello studio gli autori discutono in particolare dell’ipotesi dell’opportunità (opportunity hypothesis). Le differenze si sarebbero originate (e continuano a farlo) a partire da differenti condizioni, problemi, opportunità ecologiche, ambientali e sociali sperimentate dalle popolazioni delle due specie. Questi direzionano la “spinta” che porta all’emergenza di comportamenti innovativi, legati ad una specifica funzione e ad un preciso contesto ambientale.
Ad esempio, a partire da simili abilità cognitive, in un ambiente dove la disponibilità di cibo è ridotta, gli animali potrebbero essere più motivati a trovare delle soluzioni innovative a tale problematica. Viceversa dove tale disponibilità è abbondante, può venire a mancare tale spinta ecologica, restringendo la diversità dei comportamenti innovativi che possono emergere per fronteggiare quella situazione ambientale.
Scimpanzé e bonobo: specie simili in habitat diversi
Infatti, il bonobo vive nel bacino del Congo, un ambiente lussureggiante e ricco di cibo; viceversa gli scimpanzé vivono in habitat con risorse più ridotte dove la competizione per il cibo è più elevata. Queste differenze ecologiche potrebbero spiegare perché nelle due specie l’uso degli strumenti è così diverso.
Questi dati arricchiscono le nostre conoscenze sulle abilità cognitive legate all’uso di strumenti nei primati, e ci possono anche raccontare, a partire da un confronto comparativo, la storia evolutiva delle capacità cognitive che sono alla base dell’evoluzione tecnologica nella nostra specie.
Riferimenti: Samuni, L., Lemieux, D., Lamb, A., Galdino, D., & Surbeck, M. (2021). Tool use behavior in three wild bonobo communities at Kokolopori. American Journal of Primatology, n/a(n/a), e23342. doi: 10.1002/ajp.23342
Immagine in apertura: Fanny Schertzer, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Consegue la laurea triennale in Scienze biologiche presso l’Università di Perugia, attualmente è iscritto alla magistrale in Conservazione ed Evoluzione presso l’Università di Pisa. Coltiva la passione sull’etologia e la biologia evoluzionistica, con particolare interesse nell’ambito della cognizione animale. Con l’obiettivo di divulgare le basi scientifiche del comportamento animale e le nuove scoperte del campo, ha creato e gestisce il progetto di divulgazione Animal Behavior sulle omonime pagine Facebook e Instagram.