Nuovi indizi sulla gestualità come origine del linguaggio
Due esperimenti supportano la tesi secondo cui il linguaggio umano sia sorto originariamente grazie a gesti corporei e solo in seguito sarebbe subentrata la vocalizzazione, o comunicazione orale, a codificare definitivamente il linguaggio moderno fatto insieme di gesti accompagnati da parole
Gli esseri umani di ogni tempo e cultura utilizzano gesti mentre parlano. Il linguaggio gestuale è diffuso non solo tra le persone senza disabilità uditive e visive, ma anche e soprattutto tra le persone sorde o non vedenti. La gestualità può infatti raggiungere un livello di complessità pari a quella del linguaggio parlato.
Cinema e televisione mostrano spesso gli uomini primitivi comunicare tra di loro con grugniti e versi indistinti, ma l’origine del linguaggio umano rimane una questione scientifica aperta dovuta soprattutto alla mancanza di prove e osservazioni dirette. Un nuovo articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B apporta però nuove prove a supporto dell’origine gestuale della comunicazione umana. La ricerca mette a confronto la linea di pensiero che sostiene la precedenza dei gesti nella nascita del linguaggio umano e l’opposta tesi che invece dà priorità alle vocalizzazioni dei nostri antenati umani e dei primati non-umani.
I due esperimenti condotti da un team di ricercatori provenienti dall’Australia, Germania e Stati Uniti dimostrano che i gesti sono più universali e meglio compresi rispetto ai soli suoni della voce. La maggiore efficacia della comunicazione gestuale è valida sia all’interno della stessa comunità culturale che tra membri di culture diverse. In questo caso i partecipanti ai due esperimenti erano cittadini australiani e persone originarie dell’arcipelago di Vanuatu, con pochi contatti con la cultura occidentale.
Indovina la parola
I partecipanti assunti per il primo esperimento si dividevano in produttori e interpreti. Ogni produttore veniva fatto sedere davanti ad una videocamera. Un ricercatore comunicava al produttore una parola tra le 180 scelte per l’esperimento, equamente divise tra nomi, verbi e aggettivi. Il produttore doveva cercare di esprimere come meglio poteva il significato di quella parola. Poteva farlo prima usando soltanto il linguaggio gestuale, muovendo a piacimento le mani, il corpo o la faccia; e poi attraverso vocalizzazioni libere senza usare però nessuna parola di senso compiuto. Nel primo caso il produttore non doveva emettere suoni e nel secondo caso non poteva muovere il corpo. Gli interpreti dovevano in seguito provare ad indovinare da una lista di parole il significato del gesto e del suono fatto dal produttore. In base al numero dei significati indovinati e al grado di certezza con cui sono stati scelti, i ricercatori hanno stabilito il tasso di successo dei due diversi tipi di comunicazione. Nel secondo esperimento, simile al primo, sono state coinvolte persone vedenti, non vedenti e con gravi disabilità visive. I non vedenti, non potendosi basare sull’esperienza visiva né usare gesti socialmente appresi, nel comunicare i significati delle parole utilizzavano il loro corpo nell’ambiente in modo molto spontaneo. Ti capisco meglio a gesti
Emerge che la comunicazione più compresa è stata quella gestuale. I produttori hanno avuto più difficoltà a rappresentare le parole con la voce rispetto all’utilizzo del corpo e gli interpreti erano mediamente più sicuri di aver indovinato correttamente le parole espresse con i gesti. I gesti si somigliavano tra loro molto di più rispetto ai segnali sonori e ciò valeva sia per gli appartenenti alla stessa cultura che tra le diverse culture. Questi risultati secondo gli autori supportano una teoria dell’origine del linguaggio incentrata sui gesti. Il successo del gesto sta nel fatto che somiglia iconicamente all’oggetto a cui si riferisce e questa efficacia produce il suo valore di universalità comunicativa. La preponderanza dei segnali gestuali su quelli vocali e facciali è stata osservata anche nei gruppi di bonobo e scimpanzé. Future ricerche potranno approfondire l’argomento utilizzando un maggior numero di parole e coinvolgendo un numero più grande di persone provenienti da culture diverse. Riferimenti:
Nicolas Fay, et al., Gesture is the primary modality for language creation, in Proc. R. Soc. Biological Sciences, 289 Immagine: RODNAE Productions via Pexels
I partecipanti assunti per il primo esperimento si dividevano in produttori e interpreti. Ogni produttore veniva fatto sedere davanti ad una videocamera. Un ricercatore comunicava al produttore una parola tra le 180 scelte per l’esperimento, equamente divise tra nomi, verbi e aggettivi. Il produttore doveva cercare di esprimere come meglio poteva il significato di quella parola. Poteva farlo prima usando soltanto il linguaggio gestuale, muovendo a piacimento le mani, il corpo o la faccia; e poi attraverso vocalizzazioni libere senza usare però nessuna parola di senso compiuto. Nel primo caso il produttore non doveva emettere suoni e nel secondo caso non poteva muovere il corpo. Gli interpreti dovevano in seguito provare ad indovinare da una lista di parole il significato del gesto e del suono fatto dal produttore. In base al numero dei significati indovinati e al grado di certezza con cui sono stati scelti, i ricercatori hanno stabilito il tasso di successo dei due diversi tipi di comunicazione. Nel secondo esperimento, simile al primo, sono state coinvolte persone vedenti, non vedenti e con gravi disabilità visive. I non vedenti, non potendosi basare sull’esperienza visiva né usare gesti socialmente appresi, nel comunicare i significati delle parole utilizzavano il loro corpo nell’ambiente in modo molto spontaneo. Ti capisco meglio a gesti
Emerge che la comunicazione più compresa è stata quella gestuale. I produttori hanno avuto più difficoltà a rappresentare le parole con la voce rispetto all’utilizzo del corpo e gli interpreti erano mediamente più sicuri di aver indovinato correttamente le parole espresse con i gesti. I gesti si somigliavano tra loro molto di più rispetto ai segnali sonori e ciò valeva sia per gli appartenenti alla stessa cultura che tra le diverse culture. Questi risultati secondo gli autori supportano una teoria dell’origine del linguaggio incentrata sui gesti. Il successo del gesto sta nel fatto che somiglia iconicamente all’oggetto a cui si riferisce e questa efficacia produce il suo valore di universalità comunicativa. La preponderanza dei segnali gestuali su quelli vocali e facciali è stata osservata anche nei gruppi di bonobo e scimpanzé. Future ricerche potranno approfondire l’argomento utilizzando un maggior numero di parole e coinvolgendo un numero più grande di persone provenienti da culture diverse. Riferimenti:
Nicolas Fay, et al., Gesture is the primary modality for language creation, in Proc. R. Soc. Biological Sciences, 289 Immagine: RODNAE Productions via Pexels
Mi sono laureato in Scienze filosofiche con una tesi sull’importanza della cooperazione nei primi esseri umani. Ho scritto sulla piattaforma o2o di Mondadori, su Vulcano Statale e frequentato un corso di giornalismo scientifico. Ho creato il canale di divulgazione “Francesco Delvallo”.