Per un manifesto della diversità umana
Un gruppo di scienziati e studiosi italiani propone un documento con cui offrire nuovi elementi utili a comprendere il valore della diversità umana e a contrapporsi al tentativo di usare questa diversità come strumento di sopraffazione e di creazione di odio ideologico, per essere più consapevoli dell’errore scientifico, culturale e politico, e della profonda disumanità delle forme vecchie e nuove di razzismo
In tutte le sue forme, il razzismo è la negazione dell’umanità e della dignità della persona. Ma questo principio, di indiscussa rilevanza sociale e civile, rappresenta davvero un valore condiviso nella nostra società? Uno sguardo all’attualità sollecita alcuni dubbi.
Da una parte, i fatti di Macerata e di San Lorenzo, a Roma, hanno segnalato, in maniera drammatica, le difficoltà e le contraddizioni del processo di integrazione. Dall’altra, gli episodi di intolleranza verso gli stranieri si sono moltiplicati, soprattutto da parte di giovanissimi e anche di adolescenti. Perfino valori che abbiamo sempre rivendicato come nostri – solidarietà e convivenza civile – stanno subendo un progressivo sgretolamento; lo testimoniano, tra l’altro, il blocco delle attività di soccorso dei migranti e lo smantellamento del modello di integrazione di Riace in Calabria.
Gli elementi di conflitto sociale sembrano destinati ad accrescersi nel prossimo futuro, a causa del perdurare della crisi economica dell’occidente e di quella ambientale in molti dei paesi d’origine dei migranti. In definitiva, sembrano avvicinarsi a grandi passi situazioni come quella degli Stati Uniti, dove le difficoltà nei processi di integrazione hanno portato al formarsi di società divise e fortemente segnate da diseguaglianze e xenofobia.
In questo contesto di crescenti criticità per una vera e fruttuosa convivenza, non è sufficiente condannare il razzismo e l’intolleranza, ma diventa ogni giorno più importante riaffermare il principio dell’uguaglianza tra gli esseri umani, nei diritti e nei doveri di un comune destino di cittadini del mondo e nel pieno rispetto dei valori della nostra Costituzione. È necessario un rinnovato impegno da parte degli attori dei processi sociali, culturali e delle loro comunità, della governance delle istituzioni e delle associazioni di volontariato. Per chi è impegnato nella ricerca e nella comunicazione del tema inseparabile dell’uguaglianza e della diversità umana, l’obiettivo diventa promuovere, ancora più efficacemente, una cultura di unità nella diversità.
Un’importante occasione in questo senso viene dalla ricorrenza degli ottant’anni dal Manifesto della razza, pubblicato per la prima volta su “Il Giornale d’Italia” il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza. Come noto, questo documento rivendicava l’esistenza di una “pura razza italiana”, nel senso biologico del termine, sostanzialmente immutata da più di un migliaio di anni, la cui origine ariana si sarebbe dovuta preservare nella sua purezza. Il manifesto fece da apripista alle famigerate leggi razziali, una serie di provvedimenti, rivolti prevalentemente contro i diritti delle persone di origine ebraica, promulgati tra il settembre del 1938 e il febbraio del 1945.
Nel 2008 un gruppo di scienziati e studiosi italiani ha proposto il Manifesto degli scienziati antirazzisti. In questo documento, i pretesi assiomi razziali e razzisti del Manifesto del 1938 sono stati discussi e demoliti, punto per punto, attraverso un’accurata esposizione delle conoscenze scientifiche e dei fatti storici. Prendendo atto del valore civile, politico e storico di questa iniziativa, è oggi necessario guardare con attenzione ai cambiamenti cui sono andati incontro i temi collegati alla diversità umana negli ultimi dieci anni.
Vanno innanzitutto considerate le nuove forme di intolleranza. In queste permangono degli elementi di continuità con il passato. Il punto di partenza per giustificare o legittimare atti, scelte e politiche razziste rimane la classificazione dei viventi in categorie discrete, omogenee ed esclusive, come quelle razziali. Viene ancora propugnata una presunta gerarchia morale, di cui sarebbero spesso i cosiddetti uomini-bianchi a occupare il vertice. Tuttavia, non si guarda più alla diversità umana come facevano i teorici dell’eugenetica e i promotori della Shoah, dell’apartheid in Sudafrica e della segregazione razziale negli Stati Uniti. Per definire i confini tra i gruppi umani, e attribuirgli valori e disvalori, si punta sulle differenze culturali e religiose, mentre rimane in sottofondo l’associazione tra la percezione della diversità fisica e i pregiudizi sulle qualità cognitive e morali del razzismo “tradizionale”.
Nel discorso pubblico, tali differenze vengono, esplicitamente o implicitamente, presentate come barriere insormontabili che rendono necessaria una separazione, anche fisica, tra i gruppi umani e giustificano politiche e atti discriminatori a carico dei soggetti considerati inferiori. Il nuovo antisemitismo, il radicalismo islamico e, all’altro opposto, l’islamofobia dimostrano il potenziale disgregativo di questa nuova forma di intolleranza, spesso indicata come “razzismo senza razza”. Si tratta, in definitiva, di un nuovo, subdolo tentativo di utilizzare la diversità umana come strumento di sopraffazione e di creazione di odio ideologico.
A tutto questo è doveroso contrapporre la straordinaria ricchezza delle diversità culturali che l’umanità ha costruito nel suo lungo cammino storico, così come il ruolo insostituibile giocato dalle differenze biologiche interindividuali nell’adattamento delle popolazioni umane agli ambienti. Sul piano, non meno importante, dei rapporti umani, si deve trasmettere quanto sia importante mettere al centro la persona, al di là di ogni categoria astratta, come la razza o l’etnia, che ne oscura i valori. Un ulteriore elemento di novità risiede nelle conoscenze che sono state acquisite in quest’ultimo decennio sulla struttura genetica delle popolazioni umane. Tornare ancora una volta sul Manifesto fascista del 1938 a partire dai nuovi saperi può avere una ricaduta importante: mostrare quanto la Scienza di oggi, uscita dalla torre d’avorio e liberata da ogni uso strumentale, possa aiutare ad affrontare questioni che sembrano appartenere a una sfera lontana, quella dei problemi sociali.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di scrivere il Manifesto della diversità umana, un documento che raccolga il testimone di quello del 2008, rielaborando i suoi contenuti alla luce dei mutamenti culturali e sociali e delle conoscenze scientifiche più recenti. Con questa iniziativa, aperta a ulteriori contributi, intendiamo offrire nuovi elementi per conoscere e comprendere il valore della diversità umana. Vogliamo parlare innanzitutto agli studenti, agli insegnanti e tutte le persone interessate, per renderli ancora più consapevoli dell’evidente errore scientifico, culturale e politico, e della profonda disumanità delle forme vecchie e nuove di razzismo.
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Questo testo è stato scritto da Giovanni Destro Bisol (“Sapienza” Università di Roma), Maria Enrica Danubio (Università de l’Aquila), Pietro Greco (giornalista scientifico), Alessandra Magistrelli(insegnante), Mariano Pavanello (“Sapienza” Università di Roma) ed Elena Gagliasso (“Sapienza” Università di Roma).
Collaborano alla stesura del Manifesto della diversità umana numerosi altri colleghi, tra cui alcuni dei firmatari del documento del 2008. Invitiamo tutti a inviarci osservazioni, suggerimenti e critiche alla pagina Facebook https://www.facebook.com/ManifestodellaDiversitaUmana.