Quando maschi e femmine vedono le cose in modo diverso
Biologi evoluzionistici hanno scoperto che i maschi e le femmine di una specie di farfalla hanno la capacità, unica nel regno animale, di vedere il mondo in modo diverso
Ci sono molti tipi di dimorfismo sessuale, l’insieme dei tratti morfologici che distinguono i maschi e le femmine della stessa specie. Dimensioni, forme e colori possono variare in modo considerevole. Finora, però, non erano noti casi di differenze legate al sesso anche nel modo di vedere.
Un gruppo di scienziati dell’Università della California hanno scoperto che in una farfalla tropicale, Heliconius erato, i fotorecettori e altri componenti strutturali dell’occhio sono diversi in maschi e femmine. Un articolo pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution descrive questa bizzarria della natura, che non ha altri riscontri nel regno animale.
Heliconius erato è una farfalla diffusa in America meridionale. È una delle circa 40 specie del genere e una delle poche farfalle in grado di nutrirsi di polline oltre che di nettare, cosa che le conferisce un’insolita longevità (può vivere oltre otto mesi). Gli adulti riposano in gruppo, ritornando nello stesso posatoio ogni notte.
Le femmine possiedono due geni che codificano per opsine (proteine implicate nella visione) sensibili all’ultravioletto, UVRh1 e UVRh2. Nei maschi invece il gene UVRh1 è soppresso. Come conseguenza, le femmine vedono il mondo in modo diverso, più ricco di sfumature.
A cosa può servire questa capacità? Esperimenti allestiti in laboratorio dai ricercatori hanno permesso di appurare che una visione più efficiente è utile al riconoscimento dei propri conspecifici. Le femmine li distinguono meglio da individui di specie simili di Heliconius.
Ma le interazioni sociali sono solo uno dei possibili vantaggi. Le femmine infatti devono anche scegliere la giusta pianta nutrice delle larve, per deporvi le uova. Ancora una volta, quindi, l’evoluzione sembra averle dotate di una marcia in più.
Un altro aspetto che suscita interrogativi è l’alimentazione. Da impollinatori d’eccezione quali sono, le farfalle si sono coevolute coi fiori, che presentano colorazioni dedicate alla loro raffinata visione a ultravioletti. Se maschi e femmine li percepiscono in modo diverso, allora anche la pressione selettiva sarà diversa.
Questa specie dalla duplice visione aggiunge quindi un nuovo livello di complessità alle relazioni pianta-insetto. E dimostra che l’evoluzione dell’occhio non è sempre un processo lento e conservativo, e neppure così rigidamente vincolato alla genetica di una specie.
Non è ben chiaro perché alcuni gruppi di animali usino molti più recettori sensibili al colore rispetto ad altri. E sapere che all’interno di una stessa specie esiste una diversa sensibilità ai colori suscita nuove stimolanti ipotesi, che i ricercatori cercheranno di testare.
“In particolare sarà interessante scoprire quali meccanismi durante lo sviluppo portino a queste differenze di sesso e specie nell’occhio, e quali pressioni selettive – scelta del partner, foraggiamento, ovideposizione – inducano tali differenze in Heliconius”, ha detto uno degli autori.
Eugenio Melotti, da Zanichelli Aula di Scienze
Immagine: Wikimedia Commons