Quel virus non è più lo stesso
Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare “Luigi Luca Cavalli Sforza” , descrive su l’Almanacco della Scienza del CNR le strategie messe in pratica dai virus: possiamo considerarli immortali?
Le mutazioni, ovvero le alterazioni delle istruzioni contenute nei geni, sono un fenomeno naturale, casuale e inevitabile. Tutti gli organismi viventi accumulano mutazioni, i virus, per le loro caratteristiche, un po’ più velocemente di altri. Da una singola particella virale che penetra in una cellula possono essere generati decine di migliaia di nuovi virus. Ciascuno deve contenere una copia delle istruzioni genetiche del virus originario, che quindi devono essere ricopiate decine di migliaia di volte. Le macchine molecolari deputate a produrre queste copie purtroppo non sono molto fedeli e commettono spesso degli errori di copiatura: le mutazioni. Se cambia l’istruzione di un gene, la proteina che verrà prodotto a partire da quel gene avrà caratteristiche diverse dalla versione originale. Se pensiamo che un singolo individuo infetto da un virus come SarS-CoV-2 produce nel suo organismo ogni giorno miliardi di virus, di cui uno su diecimila circa avrà una o più mutazioni, capiamo subito come tra questa enorme variabilità possano emergere virus in grado di colonizzare nuovi organismi grazie alle alterazioni delle loro proteine. Ma, ovviamente, il salto di specie richiede la presenza del nuovo ospite ed è qui che entriamo in gioco noi. L’essere umano è una specie altamente invasiva. Siamo tanti e sfruttiamo sempre di più l’ambiente per ricavare le risorse necessarie. Facendolo, alteriamo l’ecosistema con l’agricoltura intensiva, l’urbanizzazione, l’inquinamento. Invadendo nuovi ambienti mettiamo nuove specie (noi stessi e gli animali che alleviamo ad esempio) a contatto con animali selvatici, serbatoi potenziali di nuovi virus. A questo punto è solo una questione di tempo: l’elevata capacità di mutare dei virus combinata con l’alta frequenza di contatti tra specie serbatoio e nuovi ospiti crea le condizioni perfette per il salto di specie.
Quindi, i virus non sono immortali in senso stretto, ma certamente la loro straordinaria capacità evolutiva fa sì che siano estremamente ben attrezzati ad adattarsi ai mutamenti dell’ambiente in cui si trovano trovando sempre nuovi ospiti da colonizzare e, così facendo, perpetuandosi nel cambiamento.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato l’11 maggio 2022 sull’Almanacco della Scienza del CNR. L’uscita era dedicata al tema “immortalità“.