“Risvegliato” un virus preistorico gigante dal permafrost della Siberia
Si chiama Mollivirus sibericum ed è stato recuperato a trenta metri di profondità
Un gruppo di ricercatori francesi, del Centro Nazionale Ricerche Scientifiche di Parigi, ha riportato alla luce un virus preistorico di notevoli dimensioni. Il virus è stato rinvenuto a 30 metri di profondità nella tundra di Kolyma, nella regione di Magadan in Siberia. Mollivirus sibericum, così è stata battezzata la nuova specie, fa parte del gruppo dei virus preistorici giganti. Questa famiglia è composta da tutti i virus che superano la misura considerata “normale”, ovvero non oltre qualche centinaia di milionesimi di millimetro. Infatti, Mollivirus sibericum misura 0,6 micron, poco più di mezzo millesimo di millimetro, e pare essere risalente all’ultima glaciazione di 30.000 anni fa.
La scoperta, pubblicata da PNAS, racconta inoltre come sia stato possibile riattivare questo virus. Dopo aver constatato l’impossibilità di recare danni a uomini e animali, il gruppo di ricercatori ha “liberato” il virus in laboratorio, iniettandolo in un’ameba unicellulare. Il virus ha ripreso immediatamente vita, dando la possibilità di un’analisi dettagliata ai ricercatori.
Precedentemente a Mollivirus sibericum, erano stati scoperti altri virus preistorici giganti. È il caso di Minivirus nel 2003, e di Pandoravirus nel 2013. Infine, a marzo dello scorso anno, è stato rinvenuto nella tundra costiera della Chukotka, poco lontano dalle acque del Mare Siberiano Orientale, il Phitovirus (Pikaia ne ha parlato qui). Per immaginare le dimensioni di questi virus, basti pensare che contavano circa 2500 geni, un’enormità se paragonati a quelli attuali: il virus dell’influenza ad esempio ne ha solo 8!
L’allarme sulle possibili conseguenze dovute allo scioglimento del permafrost era già stato dato dallo scienziato russo Boris Revich, quando nel 2013 aveva segnalato la presenza di sepolture di bestiame infettato all’interno. Dato che non si tratta della prima scoperta del genere, i ricercatori ipotizzano l’esistenza di almeno altri 500 virus simili a Mollivirus sibericum e, secondo gli scienziati, un eventuale scioglimento del permafrost potrebbe sprigionarli. “È possibile che questi virus siano capaci di causare malattie”, ha spiegato Jean Micheal Claviere, membro del gruppo di ricercatori. Secondo lui, il rischio è quello di imbattersi in vecchi morbi ormai dimenticati, contro cui l’uomo moderno possa non avere le difese immunitarie necessarie.
William Allington, professore all’Università di Nebraska, ha ammesso la possibile, sebbene remota, presenza di rischio: “è vero che non tutti i virus colpiscono l’uomo e che in genere ognuno si adatta ad una singola specie, ma questa possibilità legata al cambiamento climatico esiste”. La liberazione di questi virus, alcuni di essi potenzialmente patogeni, potrebbe quindi essere un’ulteriore conseguenza, finora poco esplorata, dello scioglimento dei ghiacci polari a causa del cambiamento climatico in corso.
Riferimenti:
Matthieu Legendre, Audrey Lartigue, Lionel Bertaux, Sandra Jeudy, Julia Bartoli, Magali Lescot, Jean-Marie Alempic, Claire Ramus, Christophe Bruley, Karine Labadie, Lyubov Shmakova, Elizavita Rivkina, Yohann Couté, Chantal Abergel, Jean-Michel Claviere. In-depth study of Mollivirus sibericum, a new 30,000-y-old giant virus infecting Acanthamoeba. PNAS, plubished online September 8, 2015.
Immagine: Legendre et al. PNAS