Ne usciremo migliori? La profonda connessione tra socialità ed eventi climatici estremi

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Uno studio pubblicato su Science ipotizza che gli eventi climatici estremi possano modificare l’ecosistema a tal punto da alterare anche i legami sociali. È successo ai macachi dell’isola di Cayo Santiago, nel Mare dei Caraibi, dopo l’uragano Maria.

Disastri naturali ed eventi climatici estremi spesso ci rendono più cooperativi. A quanto pare, è quello che è successo anche ai macachi che vivono sull’isola di Cayo Santiago.

In uno studio pubblicato su Science, condotto da Camille Testard dell’Università di Harvard e colleghi, sono stati analizzati i dati accumulati in 10 anni di osservazioni del comportamento dei macachi rhesus (Macaca mulatta) prima e dopo l’uragano Maria, che ha colpito i Caraibi nord orientali e in particolare il territorio di Porto Rico nel settembre del 2017.

L’uragano ha ucciso oltre 3000 persone ma ha anche avuto importanti conseguenze sull’ecosistema locale. Questo ha modificato il comportamento sociale della popolazione di macachi che vivono sull’isola di Cayo Santiago (Porto Rico). La colonia di scimmie è stata fondata nel 1938 dal primatologo Clarence Ray Carpenter, con esemplari catturati in India. L’obiettivo iniziale era quello di avere un gruppo riproduttivo di animali privi di malattie e di genealogia nota che fornissero esemplari per lo studio delle malattie tropicali. Da allora i macachi di Cayo Santiago sono stati studiati ininterrottamente da diversi ricercatori.

Dalle osservazioni di 790 individui adulti i ricercatori hanno dimostrato che dopo l’uragano è emersa una maggiore tolleranza sociale, data da una drastica riduzione dell’aggressività, soprattutto nei 5 anni successivi. Il fatto è sorprendente data l’aggressività tipica della specie. I ricercatori si sono chiesti se sia stato proprio l’evento catastrofico a generare questa risposta adattativa.

Cayo Santiago, l’isola dei macachi

L’isola del Mare Caraibico è completamente abitata da scimmie, che ne hanno fatto il loro habitat ideale. A seguito dell’uragano, però, circa il 63% della vegetazione è andata distrutta. Questo ha fatto sì che la maggior parte dell’isola fosse esposta al sole e a temperature elevatissime durante la giornata (regolarmente sono maggiori di 40°).

I primati hanno una capacità limitata di termoregolazione: se esposti a temperature estreme tendono a modificare il loro comportamento. I macachi, nel caso specifico, sono spinti a cercare l’ombra, per non subire il caldo eccessivo.

Ma le zone in ombra si erano appunto drasticamente ridotte. Così le scimmie dell’isola hanno imparato a condividere il più possibile questa risorsa con gli altri individui, anziché entrare in competizione per essa, come ci si aspettava.

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Immagine che riassume le dinamiche di vicinanza sociale al mattino e al pomeriggio dopo l’uragano. La vicinanza al mattino è raddoppiata dopo l’uragano, ma è più probabile nel pomeriggio (dalla pubblicazione)

Quando l’unione fa la sopravvivenza

Lo studio si è concentrato in particolare sulle relazioni tra i partner sociali, cioè che condividono tra loro lo spazio disponibile. Negli esseri umani è tipico osservare una più forte coesione sociale a seguito di disastri naturali, ma non è altrettanto caratteristico per i macachi.

Non si tratta di un comportamento passivo ma di una decisione sociale attiva: i macachi hanno cambiato la natura delle loro interazioni, “impegnandosi” reciprocamente e facilitando agli altri l’accesso all’ombra, una risorsa fondamentale per la sopravvivenza.

Secondo i modelli usati dai ricercatori, infatti, questa capacità è effettivamente adattativa. Più erano i partner sociali di un individuo e più tempo passava con loro, più si abbassava il suo rischio di mortalità durante il periodo successivo all’uragano.

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Foto scattata due anni dopo l’uragano che mostra i macachi concentrati in una stretta area ombreggiata (dalla pubblicazione)

Lo stretto e dinamico legame tra ambiente e socialità

Nonostante sia difficile analizzare risposte comportamentali a eventi climatici estremi e imprevedibili, non riproducibili in laboratorio, gli studiosi hanno potuto stabilire con certezza che è stato proprio l’uragano a indurre cambiamenti nella struttura sociale dei macachi: le relazioni sono diventate più numerose e hanno permesso la sopravvivenza degli individui.

I risultati dimostrano come un evento climatico eccezionale possa modificare le pressioni selettive su un fenotipo sociale; ma bisogna considerare, nel caso specifico, anche il fatto che i macachi di Cayo Santiago non possono lasciare l’isola, e questo rende la pressione selettiva maggiore, costringendoli a rapidi adattamenti alle nuove condizioni ambientali. Dunque, la flessibilità sociale in risposta a cambiamenti ambientali rapidi e imprevedibili è reale, ed esiste una profonda connessione tra ambiente e trasformazioni nei legami sociali.

Se questa “tolleranza” fosse ereditabile, allora, secondo gli studiosi, un ecosistema degradato comincerebbe a selezionare i macachi più tolleranti, e nel tempo questa diventerebbe una caratteristica distintiva dei macachi di quest’isola. Ma non bisogna dimenticare che le condizioni possono nuovamente cambiare. Per esempio, più gli animali sono vicini più è teoricamente facile la trasmissione delle malattie. Il legame tra ambiente e socialità è quindi dinamico.

Riferimenti:

Testard, C., Shergold, C., Acevedo-Ithier, A., Hart, J., Bernau, A., Valle, J. E. N., Phillips, D., Watowich, M. M., Sanguinetti-Scheck, J. I., Montague, M. J., Snyder-Mackler, N., Higham, J. P., Platt, M. L., & Brent, L. J. N. (2024). Ecological disturbance alters the adaptive benefits of social ties. Science, 384, 1330–1335. Doi: https://doi.org/10.1126/science.adk0606

Immagine in apertura: Sagar735, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, da Wikimedia Commons