Scoperta una nuova specie di mammifero tutta italiana: lo scoiattolo meridionale

Analisi morfologiche, ecologiche e molecolari hanno elevato a specie a parte lo scoiattolo che che vive nelle regioni meridionali dell’Italia

È ancora possibile in pieno ventunesimo secolo scoprire una nuova specie in Italia, per di più di mammifero, ossia la classe di vertebrati tra le più conosciute al mondo? Sembrerebbe proprio di sì… Grazie infatti a un approfondito studio genetico, morfologico ed ecologico, un team di ricercatori italiani, coordinato dall’Università degli Studi dell’Insubria, ha scoperto che le popolazioni di scoiattolo meridionale presenti in Calabria e Basilicata – che già dal 1900 erano state riconosciute come “peculiari” al punto tale da considerarle come una sottospecie dello scoiattolo comune europeo – appartengono a tutti gli effetti a una nuova specie di scoiattolo. 

Lo scoiattolo meridionale, (il suo nome scientifico è Sciurus meridionalis), (nella foto: Photograph by Antonio Mancuso) è “parente stretto” dello scoiattolo comune europeo, detto anche scoiattolo rosso, (Sciurus vulgaris) che è presente in tutto il resto d’Italia, ad eccezione di Sicilia e Sardegna. Questa nuova specie ha una caratteristica colorazione nera con il ventre bianco, a differenza dello scoiattolo comune europeo che ha una colorazione che può variare dal rosso-arancione al bruno scuro.

«Il lavoro in gruppo, unendo diverse competenze, approcci e capacità», spiega Adriano Martinoli che insieme a Damiano Preatoni e Lucas Wauters opera nell’Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, «è ormai un passaggio obbligato se si punta a ottenere risultati di buona qualità, garantendo inoltre il valore aggiunto di un continuo confronto e di fatto di un permanente controllo critico delle attività».

«La certezza di trovarsi di fronte a una nuova specie è giunta dopo aver analizzato un grande quantitativo di dati genetici e morfologici», raccontano Martinoli e Wauters, «che hanno consentito ai ricercatori del nostro gruppo integrato e multidisciplinare, di giungere alla pubblicazione del lavoro, per altro» aggiungono con una punta di orgoglio Martinoli e Preatoni, «su una rivista scientifica del settore teriologico, Hystrix the Italian Journal of Mammalogy, che è la quarta al mondo per importanza tra tutte le riviste che si occupano di zoologia, competendo con le riviste delle grandi multinazionali mondiali dell’editoria, certamente un ulteriore motivo di vanto per il nostro Paese e per la comunità scientifica nazionale dei teriologi e per l’Associazione Teriologica Italiana che è l’editore della rivista, completamente open access».

Il gruppo di lavoro che è giunto a questo risultato, elevando lo scoiattolo meridionale al rango di specie a parte di scoiattolo, è costituito, oltre che dall’Università dell’Insubria, da Università di Milano Bicocca, Università di Firenze, Museo La Specola, Università della Calabria, Museo di Storia Naturale della Calabria ed Orto Botanico, CNR, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi e dalla Società Italiana per la Storia della Fauna “G. Altobello”.

«Purtroppo la scoperta della nuova specie che risulta essere un endemismo dell’Italia, ovvero una specie presente soltanto nel nostro Paese, una “esclusiva” tutta italiana» spiega il professor Martinoli «ci spinge anche a evidenziare che la specie potrebbe già risultare a rischio di estinzione, sia per la riduzione degli habitat, sia per la competizione con le specie di sciuridi alloctone, ossia introdotte artificialmente dall’uomo, come lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) di provenienza nord americana e lo scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii) dal sud est asiatico, delle vere e proprie forme di inquinamento biologico incentivate dall’uomo».

Insomma, una partenza in salita per questa nuova specie “made in Italy” di scoiattolo, anche se i presupposti lasciano ben sperare. La Penisola italiana ospita infatti più di 58.000 specie animali note, tra i quali circa 1300 di vertebrati. Di questi il 5% sono esclusivi dell’Italia come pure circa il 10% degli invertebrati italiani. Un patrimonio unico di biodiversità che dovremmo diventare capaci sempre più di percepire e valorizzare.

Dal sito dell’Università dell’Insubria