Toscana terra di lupi
Pubblichiamo il comunicato stampa della Società di Storia della Fauna, relativo alla cattiva informazione sulla gestione dei grandi carnivori in Italia
Come Società di Storia della Fauna seguiamo con molto interesse le vicende, non solo passate ma anche attuali, collegate a quegli animali che da secoli incrociano il nostro cammino. Una attenzione particolare è rivolta all’Orso e al Lupo, due specie dalla considerevole carica simbolica che hanno influenzato fortemente l’immaginario collettivo, entrando spesso in conflitto con le attività economiche dell’uomo.
In questi ultimi mesi stiamo assistendo a una recrudescenza di certa stampa sensazionalistica che riempì le cronache degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso quando, con il lupo sull’orlo dell’estinzione, WWF e Parco nazionale d’Abruzzo lanciarono la storica “Operazione San Francesco” che li vide impegnati in una campagna di informazione tesa a smitizzare pregiudizi e luoghi comuni. Tra questi, il più “incredibile” era quello che si riferiva ai ripopolamenti di lupo ovvero alla credenza che un soggetto, il Parco d’Abruzzo o il Corpo Forestale dello Stato, ne avesse liberato sul territorio delle coppie, per scopi di riequilibrio ecologico.
Sottolineiamo “incredibile” perché una simile operazione avrebbe presentato aspetti economici e operativi tali da renderla impercorribile e con dubbie aspettative di successo. Per smontare questa fandonia si dovette arrivare a stampare e far affiggere migliaia di manifesti in cui si spiegava la realtà dei fatti. Circolava anche un’imperdibile vignetta che raffigurava l’allora direttore del Parco d’Abruzzo intento in un lancio di lupi siberiani aereo-paracadutati.
Grande è stata perciò la nostra sorpresa quando questa mattina abbiamo letto una notizia sulla Nazione, cronaca di Siena, dove l’articolista tra le altre cose cita testualmente “Le iniziali 320 coppie di lupi immesse nella nostra Regione intorno agli anni Ottanta si sono quintuplicate”. Non è certo nostro compito smontare questa “bufala” d’annata perché vi sono Istituzioni, come l’I.S.P.R.A., il Corpo Forestale dello Stato, Dipartimenti universitari ecc., in grado di farlo con maggiore autorevolezza.
Ovviamente tutta la nostra solidarietà per la categoria degli allevatori il cui nemico principale purtroppo non è il lupo ma l’incapacità di programmare serie politiche che tutelino e incentivino il settore specie nelle aree marginali. Massimo rispetto va inoltre all’azione della Magistratura anche se iniziamo a chiederci se non sia il caso di aprire qualche fascicolo per “procurato allarme”.