Tutto quello che in realtà Darwin non ha mai detto
Un ripasso di alcune popolari citazioni erroneamente attribuite al naturalista…
L’anno scorso il Festival delle scienze di Roma ruotava intorno alla parola chiave Cambiamento. Dev’essere sembrato quasi doveroso sfruttare nella promozione dell’evento una versione della citazione “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”, Charles Darwin Darwin quella cosa non l’ha mai detta, eppure probabilmente è quella che in questo periodo incontreremo più spesso. Come ha spiegato nel 2012 la giornalista scientifica Silvia Bencivelli, non si tratta solo di una frase mai pronunciata o scritta dal naturalista, ma forse non ci si sarebbe nemmeno riconosciuto. Il linguaggio usato (la versione della citazione usata l’anno scorso parlava addirittura di specie reattiva al cambiamento) può infatti suggerire che la volontà faccia parte del processo evolutivo. E forse non è un caso che la citazione sia in realtà di professore di management, Leon C. Megginson, che nel 1963 la utilizzò per descrivere la sua interpretazione del pensiero darwiniano. Come ricostruito da Darwin Correspondence Project e Quote investigator, non molto tempo dopo si cominciò a citare il passaggio come se provenisse direttamente dall’Origine delle specie. Forse parte del suo successo è proprio la sua sfumatura motivazionale (cambia e sopravviverai): basta una veloce ricerca su twitter per capire che la massima è favorita da Ceo assortiti, startup, esperti di marketing, mental coach e affini. Matematici, vade retro!
La citazione sul cambiamento è di gran lunga quella che irrita di più gli storici per la sua diffusione, ma non è la sola attribuita erroneamente a Darwin. Nel suo libro Il teorema vivente (Rizzoli, 2013) il matematico Cédric Villani scrive: “Un matematico è come un cieco in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c’è neppure… è Darwin che l’aveva detto, e aveva ragione!”. Certo, Villani sembra prenderla bene, ma dalla frase non sembrerebbe che l’autore avesse molta stima per la scienza dei numeri. Charles Darwin sicuramente non era un matematico, e ammetteva le sue difficoltà con questa materia. Ma ha anche messo nero su bianco nella sua autobiografia quanto questo lo addolorasse. Sembra un po’ strano poi che uno col suo carattere possa aver scritto una cosa del genere, tanto più che suo figlio George sarebbe appartenuto alla categoria dei ciechi cercatori di gatti. In realtà la stessa citazione è stata usata anche per filosofi e teologi e non è possibile trovare un vero e proprio autore. Secondo Quote investigator un’espressione umoristica simile compare a metà dell’Ottocento per definire un concetto oscuro o addirittura l’oscurità stessa. Nei decenni successivi, comparvero le varianti con le diverse professioni. Solo nel 1940 su The American Mathematical Monthly il matematico Tomlinson Fort scrisse: “Ho sentito che Charles Darwin l’ha messa in questi termini. (Probabilmente non lo ha mai fatto.) “Un matematico è un uomo cieco in una stanza buia cercando un cappello nero che non c’è’“ Il gatto qui diventa cappello, ma si tratta ovviamente della stessa stirpe e, come già notava Tomlison, l’attribuzione a Darwin è una diceria. Scienze o fede?
Nel romanzo fantaqualcosa L’ordine del sole nero (2006) il veterinario e scrittore di best-sellers James Rollins eleva la arte al livello del dibattito sull’evoluzione. Grazie a generosi dosi di meccanica quantistica (come poteva mancare?) Rollins in particolare tenta sdoganare la pseudoscienza creazionista dell’Intelligent design. Nel confezionare il suo colpo letale al darwinismo, lo scrittore autore di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo scomoda anche la voce di Charles Darwin, che avrebbe detto “L’evoluzione è la spina dorsale della biologia e la biologia si trova dunque nella peculiare condizione di essere una scienza fondata su una teoria migliorata; perciò è una scienza o una fede?”. Il livello della bufala è simile a quello della fantomatica conversione dello scienziato sul letto di morte, un’altra delle tante falsità e distorsioni usate dalla propaganda creazionista. Anche questa volta, infatti, non è Darwin a parlare. The Darwin Correspondence project spiega che queste parole sono dello zoologo Leonard Harrison Matthews e si trovano nell’introduzione a un’edizione divulgativa dell’origine delle specie del 1971. Quella citazione a sua volta è stata storpiata: si parlava di teoria non provata (unproved), invece che migliorata (improved). In ogni caso, come ha documentato Talk origins, si tratta di un esempio di quote mining: quella di Matthews, convinto evoluzionista (ovviamente), era soprattutto una provocazione, e non fu affatto contento di vedere l’uso che i creazionisti ne facevano. Dieci anni fa lo storico della scienza John van Wyhe scriveva su The Guardian
Non c’è più nessuna scusa per prendere per buona la parola di qualcun altro o citare erroneamente Darwin, perché tutto quello che ha pubblicato è disponibile gratuitamente su darwin-online.org.uk/
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Wired Italia il 10 febbraio 2018 con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License
Immagine: Shimer Alumni Alliance via Flickr https://www.flickr.com/photos/31252318@N08/8123450499/ (CC BY 2.0)
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo o ho scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Curo la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collaboro dalla fondazione con Pikaia, dal 2021 ne sono caporedattore.