Storie prima della storia: l’ultimo Neanderthal racconta. Dialogo con Giorgio Manzi
Il 19 febbraio Centrale dell’Acqua di Milano organizza un incontro, in presenza e on line, con Giorgio Manzi sui temi del suo nuovo libro, “L’ ultimo Neanderthal racconta” (Il Mulino, 2021)
L’appuntamento è per sabato 19 febbraio, alle 17, presso la Centrale dell’Acqua, in Piazza Diocleziano 5 a Milano. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Per accedere è necessario super green pass.
L’evento sarà anche trasmesso in diretta: sul canale YouTube, sulla pagina Facebook e sul profilo Linkedin di Centrale dell’Acqua
Storie prima della storia: l’ultimo Neanderthal racconta. Dialogo con Giorgio Manzi
Una volta si diceva che un Neanderthal, confuso tra la gente nel vagone di una metropolitana, non sarebbe stato riconosciuto. Giorgio Manzi, professore di Antropologia alla Sapienza-Università di Roma, smentisce categoricamente questa idea: “I Neanderthal erano esseri umani, nostri parenti stretti dal punto di vista anche dell’evoluzione, ma al tempo stesso erano diversi da noi”. Lo dimostrano le innumerevoli prove scientifiche, molte delle quali ritrovate in Italia, che compongono la paleoantropologia, di cui Manzi è uno dei maggiori esperti al mondo e uno dei più grandi appassionati. “Sono un po’ Sherlock Holmes e un po’ viaggiatore del tempo”, dice il professore. “E dopo avere analizzato dati ed elaborato immagini, provo a raccontare storie antichissime: storie che potrebbero assomigliare a un racconto delle nostre origini”.
L’uomo di Neanderthal è un personaggio assai presente nell’immaginario collettivo. È il prototipo dell’uomo delle caverne, che tanto spazio ha avuto al cinema e nella letteratura, diventando una vera icona pop, dalle T-shirt ai libri di divulgazione storica e scientifica, fino ad alcuni trend contemporanei. “In realtà, il nostro stile di vita per quasi 200.000 anni è stato quello dei Neanderthal: cacciatori-raccoglitori, fin dal Paleolitico. E questo ci fa capire meglio chi siamo nel profondo, prima di essere uomini del Terzo Millennio”.
Infine, i Neanderthal sono un buon modo per raccontare la scienza delle nostre origini e i suoi formidabili progressi. Ne abbiamo bisogno ancora di più oggi, noi esseri umani dell’Antropocene, con tutte le sfide che dobbiamo affrontare.
«Sono seduto su un grande masso di fronte al mare. Alle mie spalle la grotta del Monte Circeo frequentata dai Neanderthal». Con queste parole ha inizio un sogno: un incontro immaginario tra un paleoantropologo e l’ultimo dei Neanderthal. I due condividono le competenze di oggi e le esperienze vissute nel tempo profondo. Dialogano così sull’origine, sulle caratteristiche e sui comportamenti dei Neanderthal, come pure sul loro destino. Ne deriva l’affascinante narrazione di una specie simile alla nostra, ma anche profondamente diversa da noi, con la quale ci siamo confrontati dopo centinaia di millenni di separazione evolutiva. Non solo, però: la vicinanza genetica ha reso possibili incroci che hanno lasciato tracce durature in tutti noi. I Neanderthal sono ancora qui.
Giorgio Manzi è professore di Antropologia alla Sapienza – Università di Roma. Accademico dei Lincei, è stato direttore del Polo museale Sapienza e segretario generale dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana. Editorialista di «Le Scienze», collabora con quotidiani, periodici, trasmissioni radio e tv. Fra i libri per il Mulino: «Il grande racconto dell’evoluzione umana» (2018), «Ultime notizie sull’evoluzione umana» (2017).
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leggi la nostra recensione, a cura di Francesco Piccardi, di “L’ultimo Neanderthal racconta”