Una nuova definizione di selezione naturale

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Un recente studio tenta di integrare gli ultimi sviluppi in teoria dell’evoluzione nella formulazione del principio darwiniano


In un recente articolo pubblicato sulla rivista Biological Theory, Marion Blute, epistemologa evoluzionista del Dipartimento di Sociologia all’Università di Toronto, fornisce una nuova definizione del principio di selezione naturale che dal suo punto di vista dovrebbe accordarsi meglio con gli sviluppi della Sintesi Estesa (Pikaia ne ha parlato qui), ovvero il programma di ricerca evoluzionistico che è andato costituendosi negli ultimi cinquant’anni. A partire dagli anni Settanta e Ottanta in particolare, numerosi studi hanno contribuito ad ‘ammorbidire’ il nucleo teorico della Sintesi Moderna. Fra le principali innovazioni apportate vanno notate le seguenti. Da un gradualismo filetico marcato, secondo cui i processi evolutivi seguirebbero ritmi lenti e costanti, osservabili solo su un’ampia scala geologica, si è giunti a considerare fasi di cambiamento più repentine, messe in luce da Niles Eldredge e Stephen J. Gould attraverso la teoria degli equilibri punteggiati (Pikaia ne ha discusso qui). Ci si è poi allontanati da un riduzionismo che vedeva come principale unità dei processi evolutivi l’organismo, per giungere a considerare più livelli d’interazione e il loro ruolo in macroevoluzione (si veda Temkin ed Eldredge 2015). Ancora, si è passati dal ritenere l’eredità genetica come responsabile dei principali cambiamenti evolutivi (hard inheritance), per giungere poi a considerare una pluralità di modelli esplicativi di tipo genetico, epigenetico, ecologico e culturale (Pikaia ne ha parlato qui). Queste sono alcuni delle revisioni ed estensioni che ha subìto il programma di ricerca darwiniano (si veda anche qui). In questo contesto, Blute propone la seguente definizione (sotto, in italiano e originale):

‘[il processo di] microevoluzione per selezione naturale include qualsiasi cambiamento avviato da processi ereditari, ecologici o ontogenetici che alterano le frequenze relative di elementi ereditari (a livello genetico e non) in una popolazione, oltre quelle predette da varianti selezionate casualmente (p.1)’.

[microevolution by natural selection is any change initiated by inheritance, ecology, or development that alters the relative frequencies of (genetic or other) hereditary elements in a population beyond those expected of randomly chosen variants]
La definizione si discosta sensibilmente da quelle proposte nel contesto della Sintesi Moderna (anni Trenta e Quaranta del Novecento). Enfasi è posta soprattutto sui recenti progressi del programma di ricerca evo-devo, con attenzione, oltre ai ‘classici’ processi genetici, anche ad una visione ecologica articolata (si veda ad esempio la teoria della Costruzione della Nicchia) e ai cambiamenti che hanno luogo durante lo sviluppo individuale di un organismo.

Vediamo un po’ meglio di cosa stiamo parlando. Evo-devo (Evolution and Development) costituisce un ramo della biologia evoluzionistica nato negli anni Settanta del secolo scorso. Attraverso lo studio del genoma di vari organismi (ad esempio i moscerini della frutta Drosophila melanogaster e le piante appartenenti a Arabidospis thaliana) in diversi contesti e attraverso la modifica del genoma stesso, è stato possibile comprendere le interazioni a più livelli fra ereditarietà genetica ed extragenetica, facendo luce su importanti innovazioni al livello individuale- ontogenetico- (si prenda ad esempio la scoperta dei geni Hox la cui funzione svolge un ruolo decisivo nella costituzione della struttura anatomica dei moscerini) e filogenetico: nel caso dei vertebrati si veda, ad esempio, le conseguenze nei pesci zebra della duplicazione dei geni Hox.

Negli stessi anni andava delineandosi la teoria della Costruzione di Nicchia. Come discusso da Richard Lewontin in Gene, organismo e ambiente  all’organismo non è più riservato un ruolo passivo e non è solamente l’ambiente extragenetico a plasmare l’individuo: al contrario, attraverso una fitta rete di relazioni, organismo e ambiente interagiscono l’uno sull’altro, influenzandosi a vicenda e generando nuove traiettorie evolutive.

In un contesto di costante espansione e revisione teorica della teoria dell’evoluzione, quella di Mario Blute non è che una di una fra le tante definizioni proposte in 160 anni di studi evoluzionistici (si veda anche qui). Ci sentiamo in dovere di segnalarla con l’avvertimento che, come ogni studio in campo scientifico, questo articolo non è l’ultima parola su un principio tanto importante in biologia come quello di selezione naturale.


Riferimenti:

Blute, M. (2019), A new, new definition of evolution by natural selection, Biological Theory, 14(4): 280-81

Odling-Smee, F.J., Laland,, K.N. e Feldman, M.W. (2003), Niche construction: the neglected process in evolution, Princeton University Press

Temkin, I. E Eldredge, N. (2015), Networks and hierarchies: approaching complexity in evolutionary theory, in Macroevolution, a cura di E. Serrelli e N. Gontier, Springer, pp. 183-226