Vivere bene con poca variabilità genetica
Uno studio pubblicato su Proccedings of the Royal Society dimostra come nelle popolazioni di due specie affini di albatross (Diomedea exulans e Diomedea amsterdamensis) siano in grado di vivere nonostante un bassissimo livello di variabilità genetica intraspecifica. Minuziose analisi genomiche sembrano far pensare che questo basso tasso di variabilità, pari a circa un terzo del valore minimo riscontrato nelle altre specie di vertebrati […]
Uno studio pubblicato su Proccedings of the Royal Society dimostra come nelle popolazioni di due specie affini di albatross (Diomedea exulans e Diomedea amsterdamensis) siano in grado di vivere nonostante un bassissimo livello di variabilità genetica intraspecifica. Minuziose analisi genomiche sembrano far pensare che questo basso tasso di variabilità, pari a circa un terzo del valore minimo riscontrato nelle altre specie di vertebrati come misura della presenza di eterozigosi e loci polimorfici, fosse già presente nel progenitore comune alle due specie e risalente a circa 0,84 milioni di anni fa.
Potrà questo successo riproduttivo derivante da alti livelli di inbreeding (riproduzione tra individui con genomi molto simili) far cambiare il punto di vista dei ricercatori sulle conseguenze negative della depressione genetica?
Andrea Romano
Foto di Gonzalo Vasquez tratta da Wikipedia
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.