Carmela Cortini Pedrotti: la studiosa delle “graziose piante” (prima parte)
Carmela Cortini Pedrotti, ricercatrice e docente tenace e appassionata, ci ha lasciato nel 2007. Briologa di fama internazionale, è stata una figura centrale nella briologia a Camerino e un pilastro della Società Botanica Italiana, come raccontano i professori Franco Pedrotti e Michele Aleffi. La rubrica di Pikaia “L’evoluzione non ha genere” vi accompagna alla scoperta di questa straordinaria studiosa
Ricordate Elisabetta Fiorini Mazzanti, che nell’Ottocento fu una pioniera nello studio delle “piante imperfette”? L’evoluzione non ha genere ora vi porta alla scoperta di un’altra studiosa che ha seguito le sue orme: l’autrice di Flora dei Muschi d’Italia, Carmela Cortini Pedrotti.
«L’Italia, nel corso dell’Ottocento, aveva avuto diverse figure di spicco nel campo della botanica, soprattutto in relazione alle crittogame: per esempio, Giuseppe De Notaris (1805-1877), Antonio Venturi (1805-1864), Abramo Bartolomeo Massalongo (1824-1860), Caro Benigno Massalongo (1852-1928). L’ultimo briologo del Novecento è stato Giuseppe Zodda (1877 – 1968), il quale lamentava l’assenza di giovani che si occupassero delle “graziose piante”, cioè dei muschi»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
L’infanzia, passando per Caltanissetta, Napoli e Firenze
Carmela Cortini nacque a Caltanissetta il 18 ottobre 1931 da Giuseppe Cortini di Piancastagnaio (Siena), insegnante di latino e greco presso il Liceo Classico “Dante Alighieri” di Firenze, e da Agata Patané di Acireale (Catania), insegnante di francese a Firenze. I suoi genitori, conosciutisi a Castiglion Fiorentino, si sposarono ad Acireale e più tardi il padre vinse una cattedra a Caltanissetta dove si trasferirono. Qui nacquero le loro figlie: Carmela, Anna e Gemma. La famiglia Cortini fece poi ritorno a Firenze durante la Seconda guerra mondiale. Passando per Napoli, in treno, la piccola Carmela si imbatté nell’ultima eruzione del Vesuvio: ricorderà per sempre il misto di paura e stupore provato alla visione notturna di quello spettacolo. La cultura raffinata di entrambi i genitori e lo spirito arguto di Giuseppe Cortini spinsero le sorelle Cortini ad intraprendere gli studi universitari.
L’inizio della carriera accademica
Carmela Cortini intraprese gli studi universitari e conseguì non una, non due, ma tre lauree. Conseguì la laurea in Scienze Naturali il 4 dicembre 1954, in Scienze Biologiche il 6 dicembre 1955 e in Scienze Forestali il 26 febbraio 1966. Era orgogliosa di essere stata la prima donna in Italia a diventare “dottore forestale”. E c’è un aneddoto che raccontava compiaciuta: la sua frequenza agli stage universitari, che presumevano pernottamenti in foresteria, aveva creato problemi organizzativi perché non era mai stata prevista la presenza di donne!
La sua carriera accademica iniziò a Firenze presso l’Istituto di Botanica dell’Università, diretto dal prof. Alberto Chiarugi (1901-1960), di cui fu l’ultima allieva. Fu proprio quest’ultimo a nominarla conservatrice dell’Erbario Crittogamico Italiano (Italian Central Cryptogamic Herbarium) di Firenze. La fiamma si alimentò e divampò: Carmela Cortini intensificò l’attività di ricerca nel campo briologico (campo di studio delle briofite), sia dal punto di vista floristico-sistematico, sia con studi a carattere ecologico e biogeografico. A distanza di anni, all’interno dello studio, sul tavolo di microscopia, la prof.ssa Cortini aveva una foto incorniciata del prof. Chiarugi, colui che per primo la invogliò a occuparsi dello studio dei muschi. Dal 1955 al 1964, la giovane Cortini ricoprì diversi incarichi di docenza: prestò servizio in qualità di assistente e professoressa incaricata di Botanica Farmaceutica e di assistente straordinaria di Genetica presso l’Istituto Botanico dell’Università di Firenze. Contemporaneamente approfondì le sue competenze in ambito briologico, non senza difficoltà. Ricordava spesso con profondo patimento quegli anni: doveva districarsi, da sola, tra dubbi e incertezze che le derivavano dal lavoro di identificazione dei muschi, per di più guidata solo da testi stranieri.
Da Firenze a Camerino
Arrivò il momento di salutare Firenze. Nel 1962, su proposta del Prof. Giacomino Sarfatti (1920-1985), direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino, si trasferì nella città marchigiana per la cattedra di Botanica nella Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali. Fu proprio qui che incontrò il prof. Franco Pedrotti, ordinario di Botanica, il quale divenne il suo compagno di vita: si sposarono a Firenze. A Camerino, la prof.ssa Cortini Pedrotti ha diretto l’Orto Botanico, l’Istituto di Botanica e poi il Dipartimento di Botanica ed Ecologia, per ben due volte. Anno dopo anno rese il dipartimento più ricco di professionalità: rese nuovamente la briologia la punta di diamante dell’università, dopo aver raggiunto ottimi livelli nella seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Si può dire che abbia dedicato anima e corpo alla costruzione del dipartimento. Per esempio, si interessò personalmente della scelta di una sede più ampia e adatta alla crescente comunità accademica: l’Istituto di Botanica si trasferì così dalla vecchia sede sita nel Palazzo Ducale alla nuova, il prestigioso Palazzo Castelli. Ma non finisce qui: diede notevole impulso alla Biblioteca dipartimentale; ampliò e potenziò l’Orto Botanico, che le è stato intitolato nel 2008.
Ricerca, studio, metodo
« Ho conosciuto la Prof.ssa Carmela Cortini Pedrotti nel novembre del 1977 quando, matricola di Scienze Biologiche all’Università di Camerino, ho iniziato a frequentare le lezioni di Botanica. Ho trascorso tutta la mia carriera universitaria con la prof.ssa, prendendo la sua eredità e continuando le ricerche briologiche iniziate con lei»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
Le briofite sono considerate tutt’ora le “cenerentole” della botanica. Da dove avrebbe dovuto cominciare la giovane Carmela? O meglio: da dove proseguire nel campo della briologia, dove l’Italia fu protagonista tra la seconda metà dell’Ottocento e gli inizi del XX secolo? La prof.ssa Cortini Pedrotti fece propri i metodi del primo Novecento: era sistematica, metodica, dalla personalità forte. Lavorava tutti i giorni, anche fino a dieci ore al giorno. Quando doveva accingersi alla descrizione di una specie, si preparava consultando la bibliografia, allestendo preparati microscopici di campioni del suo erbario e di altre collezioni e scrivendo appunti. Aveva sempre il microscopio e lo stereoscopio al suo fianco per osservare i caratteri microscopici delle specie. Scriveva a mano su fogli volanti di carta, rifletteva, modificava, aggiungeva. Anche quando entrarono in scena i computer, continuò a scrivere su carta e, solo quando era estremamente certa di aver concluso, trascriveva la diagnosi della specie e non apportava alcuna altra modifica in seguito.
« La prof.ssa Cortini Pedrotti ha fatto scuola sulle chiavi analitiche e la bibliografia. Si recava spesso a Firenze e fotocopiava tutti i nuovi lavori, acquistava lei stessa manuali e libri da negozi di antiquariato per arricchire la biblioteca botanica universitaria di Camerino»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
Rappresentare l’Italia in Europa
La prof.ssa Cortini Pedrotti ha sempre cercato di trasmettere a studenti e ricercatori la sua passione per le briofite, convinta di dover dare seguito ad un campo di studi che aveva visto l’Italia primeggiare in passato. In botanica, le briofite sono piante antiche, collocate, secondo la tassonomia, tra quelle non vascolari (come le alghe) e quelle vascolari: presentano infatti strutture simili a foglie e fusti, ma non hanno vere radici e tessuti conduttori vascolari.Il suo impegno nella ricerca non passò inosservato. Nel 1980 veniva chiamata a far parte, quale rappresentante per l’Italia, del Gruppo di Lavoro per la Cartografia della flora briologica europea. E nel 1992 promosse la fondazione, all’interno della Società Botanica Italiana, del Gruppo di Lavoro per la Briologia. Come coordinatrice riuscì a creare un gruppo stabile di briologi impegnati a incrementare le ricerche di tipo floristico, vegetazionale ed ecologico.
«Ogni anno, per una settimana circa, Carmela raggiungeva i colleghi europei a Liegi: sulle colline delle Ardenne si incontrovano gli esperti europei di briologia per confrontarsi, aggiornarsi e porsi nuove domande»
(intervista al prof. Franco Pedrotti, 1 ottobre 2024)
«Come i botanici dell’Ottocento, aveva una fitta rete di corrispondenza con studiosi sparsi per l’Europa. La professoressa ha contribuito a creare in maniera determinante un gruppo di briologi a Camerino»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
Muschi da nord a sud con i giovani
Carmela Cortini Pedrotti ha studiato i muschi di molti boschi d’Italia, da Nord a Sud, direttamente sul campo: l’abetina di Varramista in Toscana, la Selva di Castelfidardo, la Selva dell’Abbadia di Fiastra, le leccete del Monte Conero e del Gargano, le faggete delle Mainarde nel Parco Nazionale d’Abruzzo, i castagneti delle Alpi Apuane, le ontanete ed altri boschi del Parco Nazionale dello Stelvio, i boschi delle Buche di ghiaccio di Lases in Trentino, i boschi dei Monti della Laga. E poi la Sardegna, realizzando il Prodromo dei muschi della Sardegna.
«Mia moglie amava i boschi perché sono i luoghi in cui poteva studiare l’importanza dei muschi per l’ecologia boschiva. In particolare, aveva amato i muschi della Sardegna. Il suo bosco preferito era quello di Pixinamanna, nella Sardegna meridionale, sul quale ha pubblicato lo studio floristico e fitogeografico»
(intervista al prof. Franco Pedrotti, 1 ottobre 2024)
«Era solita organizzare con il Gruppo di Lavoro della SBI escursioni annuali in posti poco noti dal punto di vista briologico. E spesso ampliava le ricerche briologiche nelle zone di provenienza delle studentesse che ospitava per la realizzazione delle tesi di laurea. Iniziò ad ospitare giovani ricercatrici provenienti da Catania e da Palermo e da altri luoghi d’Italia guidandole negli studi briologici. Ha creduto molto nella diffusione dello studio delle briofite, è stata una mentore generosa nel condividere le proprie conoscenze e competenze»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
Muschi in giro per l’Italia
Tra i tanti studi condotti in tutta Italia, ve ne raccontiamo tre in particolare, cominciando da “Flora briologica della Selva dell’Abbadia di Fiastra“. Protagonista del lavoro, pubblicato nel 1985, è un bosco relitto delle antiche foreste che ricoprivano tutte le colline delle Marche, perché proprietà privata e destinata a riserva di caccia. Si tratta di un querceto, formato in prevalenza da cerro e da roverella, con rari esemplari di rovere e di farnia. Qui sono state reperite 57 specie di muschi.
Il secondo lavoro particolarmente interessante è “La florula briologica della Grotta di Monte Cucco“. Apprezzata da speleologi e alpinisti per le sue caratteristiche geologiche, nella Grotta di Monte Cucco (Umbria) Carmela Cortini Pedrotti studiò le briofite che crescevano nella parte iniziale della grotta, cioè fin dove penetra la luce. Leggendo il lavoro, pubblicato nel 1982, non può che apprezzare la chiarezza del linguaggio e la precisione delle descrizioni. Sembra di essere nella grotta e, grazie alla rappresentazione schematica dell’antro, si può immaginare l’attenuazione della luminosità naturale a mano a mano che si scende e la diminuzione dei taxa muscinali.
Infine, abbiamo “La flora briologica dell’Isola di Montecristo” del 1980. L’isola di Montecristo fa parte dell’Arcipelago toscano ed è posta quasi al centro del Mare Tirreno fra il promontorio dell’Argentario e la Corsica. Numerose sono le sorgenti e gli affioramenti di acqua che condizionano la vegetazione di ambienti umidi come fossi, valloni freschi, acquitrini e stillicidi. Il lavoro riporta, per la prima volta, un elenco di licheni (52 entità) e 129 specie muscinali, alcune delle quali mai segnalate per le altre isole dell’Arcipelago toscano.
Colmare il vuoto
La briologia italiana mancava di un’opera di sintesi sulle conoscenze acquisite a partire dal XIX secolo. D’altro canto, la prof.ssa Cortini Pedrotti mostrava una notevole padronanza della bibliografia del settore. Non è difficile da credere che fosse proprio lei a redigere opere di sintesi come la Bibliografia Briologica d’Italia(1986), un’opera che comprende tutti i lavori pubblicati riguardanti muschi del territorio italiano (1232 citazioni), nell’arco di tempo dal 1697 fino a tutto il 1984, dagli studiosi di questo settore. Tale lavoro è stato la base per la successiva realizzazione della Check-list dei Muschi presenti in Italia. L’opera (1992, 2001) comprende l’elenco sistematico delle famiglie e dei generi dei muschi della flora italiana, l’elenco alfabetico delle specie con relativa distribuzione nelle singole regioni d’Italia, l’elenco delle specie dubbie e dei sinonimi. Un lavoro del genere non si realizza in poco tempo: sono stati necessari molti anni per controllare i campioni d’erbario, confrontarli e giungere alla determinazione. La prima opera completa delle specie di muschi presenti in Italia era stata finalmente realizzata e annoverava 818 specie, appartenenti a 202 generi e a 53 famiglie.
«La prof.ssa Cortini Pedrotti si recava spesso all’Erbario centrale di Firenze per prelevare campioni oppure se li faceva inviare: li studiava al microscopio e li descriveva. Si occupava, quindi, di quella che nel linguaggio tecnico è definita diagnosi analitica di ogni singola specie; su quest’ultima poi costruiva la chiave per la determinazione»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
L’opera della vita: Flora dei muschi d’Italia
Dopo aver risposto in maniera quantitativa alla domanda “Quante specie di muschi vi sono in Italia?”, c’era molto altro lavoro da fare. Negli anni 2001 e 2006 fu pubblicato Flora dei Muschi d’Italia, edito in due volumi dalla casa editrice Delfino di Roma, opera che, per la prima volta in Italia, descrive ed illustra tutte le specie di muschi del nostro paese, compresi la distribuzione e l’ambiente. È una delle poche opere del genere realizzate nel panorama scientifico internazionale. Un lavoro analitico e descrittivo sulla flora muscinale italiana non era mai stato fatto prima e non perché fossero mancati professionisti del settore. Tuttavia, mancava un’opera di riferimento: non vi era una traccia tangibile della ricerca briologica in Italia; non erano disponibili check-list regionali; l’interesse per i muschi era carente anche dal punto di vista ambientale. L’opera, di circa 900 pagine, colmò una grave lacuna della botanica italiana. Eppure, per comprendere l’unicità di Flora dei Muschi d’Italia, bisogna dare i numeri: vi sono complessivamente 3 classi (Sphagnopsida, Andreaeopsida e Bryopsida), 35 Famiglie, 128 Generi, 610 specie e 8 sottospecie presenti nel territorio italiano. Per le peculiarità del territorio italiano in particolare, e dell’area mediterranea in generale, costituisce ancora oggi un’opera fondamentale nel panorama editoriale ed un indispensabile strumento di lavoro per il futuro. Non è solo un elenco, uno sterile registro di organismi viventi: l’autrice ha curato la descrizione, ampia e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, di ogni singola specie, riportando anche l’eventuale sinonimia; ha indicato il periodo di rilascio delle spore, l’ecologia, la frequenza, l’etimologia del nome e l’iconografia. Le 270 tavole anatomiche furono inizialmente disegnate da Umberto Tosco e poi da Marco Mogetta in un laboratorio contiguo a quello della prof.ssa, sotto la sua guida. Infine, c’è un glossario esauriente dei termini scientifici e la bibliografia. Ha realizzato un’opera per esperti e appassionati, fornendo loro gli strumenti per riconoscere tutte le specie di muschi censite in Italia.
« Un’opera come quella scritta da mia moglie effettivamente mancava nel panorama briologico italiano. Il motivo è da ricercare nel maggiore interesse suscitato dallo studio dell’anatomia botanica con il microscopio e della fisiologia a partire dagli albori del Novecento »
(intervista al prof. Franco Pedrotti, 1° ottobre 2024)
«Io ho imparato soprattutto due cose dalla prof.ssa Cortini Pedrotti: approfondire le conoscenze bibliografiche e poi la pratica. Il suo lavoro non ha precedenti perché ha costruito il database di tutte le segnalazioni e le voci bibliografiche sui muschi, ponendo le basi delle check-list. Grazie a quel lavoro, oggi siamo a 100.000 voci. Accanto a questo enorme lavoro, si è dedicata all’opera della sua vita: “Flora dei Muschi d’Italia”, pionieristica al tempo e ancora oggi considerata unica e monumentale. Era necessario che ci fosse un’opera del genere e in italiano. Infatti, i lavori di questo tipo devono essere scritti nella lingua della nazione a cui si riferiscono»
(intervista al prof. Michele Aleffi, 3 luglio 2024)
La seconda parte dell’articolo sulla professoressa Carmela Cortini Pedrotti sarà pubblicata nella rubrica L’evoluzione non ha genere la prossima settimana
Ringraziamenti
Per aver suggerito alcune fonti e aver fornito indicazioni importanti alla stesura della monografia, si ringraziano: l’Accademia Italiana di Scienze Forestali, nella persona del dott. Francesco Puccioni; la Biblioteca di Botanica e l’Archivio di deposito e storico dell’Università di Firenze; la dott.ssa Giulia Torta, curatrice dell’Orto botanico di Firenze. Altresì ringraziamo il prof. Michele Aleffi per la preziosa testimonianza e i materiali condivisi. Infine, ringraziamo il prof. Franco Pedrotti per aver condiviso informazioni, aneddoti e curiosità sulla consorte.
Per approfondire:
Cortini Pedrotti, C. (1983). Prodromo dei muschi della Sardegna. Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography, 8. http://dx.doi.org/10.21426/B68110167 Retrieved from https://escholarship.org/uc/item/5wd1x359
Cortini Pedrotti, C., & Aleffi, M. (1996). Stato delle conoscenze briologiche delle isole circum-sarde e considerazioni briogeografiche. Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography, 18. http://dx.doi.org/10.21426/B618110465 Retrieved from https://escholarship.org/uc/item/93m621r3
Cortini Pedrotti, C. (1982). La florula briologica della Grotta di Monte Cucco (Appennino Umbro-Marchigiano). Biogeographia – The Journal of Integrative Biogeography, 7. http://dx.doi.org/10.21426/B67110209 Retrieved from https://escholarship.org/uc/item/9zh7b3hh
Pedrotti, C. C. (1986). Bibliografia Briologica d’ Webbia, 39(2), 289–353. https://doi.org/10.1080/00837792.1986.10670376
Pedrotti, C. C. (1980). La flora briologica dell’Isola di Montecristo (Arcipelago Toscano). Webbia, 34(2), 707–760. https://doi.org/10.1080/00837792.1980.10670206
Andreani, L., & Pedrotti, C. C. (1986). Flora briologica della Selva dell’Abbadia di Fiastra nelle Marche (Italia). Webbia, 39(2), 281–288. https://doi.org/10.1080/00837792.1986.10670375
Michele Aleffi, Annalena Cogoni & Silvia Poponessi (2023) An updated checklist of the bryophytes of Italy, including the Republic of San Marino and Vatican City State, Plant Biosystems – An International Journal Dealing with all Aspects of Plant Biology, 157:6, 1259-1307, DOI: 1080/11263504.2023.2284136
Scritti in ricordo di Carmela Cortini Pedrotti https://www.societabotanicaitaliana.it/download/Carmela_Ricordo.pdf
Aleffi, M. (2007). Carmela Cortini Pedrotti (1931–2007). Journal of Bryology, 29(3), 210. https://doi.org/10.1179/jbr.2007.29.3.210
Dopo la laurea magistrale in Neurobiologia presso l’Università La Sapienza di Roma nel 2015, ho conseguito il Dottorato di ricerca in scienze biomediche sperimentali all’Università di Padova nel 2020. Da ottobre 2019 sono un’insegnante di scuola secondaria di primo e secondo grado. Ad ottobre 2022 ho concluso il Master in Comunicazione della Scienza dell’Università di Parma, grazie al quale ho iniziato a collaborare con Pikaia.