Chirurghi del Pleistocene: la più antica amputazione chirurgica conosciuta
Ritrovati in Borneo resti di 31000 anni fa appartenuti a un individuo che avrebbe subito l’amputazione chirurgica del terzo distale della gamba sinistra; dopo l’operazione, le prove indicano che sia sopravvissuto per almeno sei anni.
Non sono soltanto i tratti genetici a determinare il successo di una specie. Trentamila anni fa esistevano già (da molto tempo, in effetti) umani anatomicamente moderni; eppure, questi avevano un’aspettativa di vita molto diversa dalla nostra. Quanto avvenuto nel lasso di tempo che ci separa, e che fa la differenza, è l’evoluzione culturale: conquiste come l’utilizzo del fuoco, l’agricoltura e lo stesso metodo scientifico sono state raggiunte e tramandate nelle popolazioni umane, permettendoci di scavare l’ingombrante nicchia che adesso occupiamo. Non ultima, a garantire la nostra sopravvivenza, è la medicina moderna.
Uno studio su Nature ha diffuso la scoperta del caso di procedura chirurgica complessa più antica mai registrata finora. Lo studio ha visto la partecipazione di diversi centri di ricerca australiani, indonesiani e sudafricani; a firmarlo gli archeologi Tim Ryan Maloney, India Ella Dilkes-Hall, Maxime Aubert e colleghi. I resti, rinvenuti in una forma di antica tomba nella caverna carsica di Liang Tebo, in Borneo, risalgono al tardo Pleistocene e appartennero a un individuo cui fu amputata la gamba sinistra poco sopra la caviglia. Secondo i ricercatori, l’individuo sopravvisse tra i sei e i nove anni con l’arto amputato.
Ossa mancanti
L’individuo, chiamato TB1, è stato trovato in una fossa chiaramente artificiale e con rocce in corrispondenza di testa e braccia a segnare il luogo di sepoltura. Aveva 19 o 20 anni quando morì, ed era anatomicamente moderno. Gli scienziati non sono riusciti a stabilire se fosse maschio o femmina, perché cranio e ossa pelviche non avevano tratti pronunciati né in un senso né nell’altro; la sua altezza, però, è vicina alla media dei maschi di quel periodo.
L’aspetto più interessante del ritrovamento era la totale mancanza del piede sinistro. I ricercatori hanno stabilito che non si trattava di semplici ossa mancanti: le condizioni di tibia e perone indicavano che la gamba non solo era guarita dopo un’amputazione al terzo distale, ma che era guarita senza infezioni tanto importanti da intaccare l’osso. Il taglio era netto e obliquo, assolutamente diverso dalle fratture da schiacciamento tipiche di un incidente o di un morso di animale (ferite peraltro spesso infette), tipico invece di un’amputazione compiuta da qualcuno con un’ottima conoscenza dell’anatomia umana, e che probabilmente aveva già compiuto prima operazioni simili. Le ossa della gamba sinistra erano più piccole delle corrispondenti a destra, a indicare che TB1 subì l’operazione in giovane età e crebbe in seguito. Avevano segni di atrofia muscolare: TB1 camminava raramente, e sicuramente doveva essere assistito dai propri compagni. Le notevoli cure che dovettero essergli dedicate, insieme alle sue condizioni di sepoltura, indicano che si trattava di un individuo ben integrato: è molto improbabile che l’amputazione sia stata un qualche tipo di punizione. Tutto fa pensare a un intervento medico deliberato. Antichi avanzamenti
Prima di questo ritrovamento, il più antico caso di amputazione chirurgica riconosciuta era quello di un coltivatore del Neolitico ritrovato a Buthiers-Boulancourt, in Francia, cui fu amputato l’avambraccio sinistro e risalente a 7000 anni fa. TP1 porta la prima operazione conosciuta di questo tipo indietro di circa 24000 anni. Ciò è ancora più impressionante se pensiamo che il successo nelle amputazioni a scopo terapeutico è diventato la norma soltanto negli ultimi cent’anni. Si ritiene che la medicina preistorica abbia avuto una svolta intorno a 10000 anni fa, con la cosiddetta rivoluzione del Neolitico, quando le popolazioni umane cominciarono a formare comunità stanziali di agricoltori; le operazioni chirurgiche avrebbero raggiunto una certa complessità soltanto in questo periodo. Maloney e colleghi non hanno potuto stabilire se il caso di TB1, che precede di molto tale rivoluzione, sia stato isolato, o se queste conoscenze fossero diffuse tra le popolazioni di raccoglitori che abitavano le antiche foreste tropicali del Borneo. Di sicuro, la medicina è un altro dei tanti aspetti nella storia della nostra cultura che potrebbe rivelarci qualche sorpresa. Riferimenti: Maloney, T.R., Dilkes-Hall, I.E., Vlok, M. et al. Surgical amputation of a limb 31,000 years ago in Borneo. Nature 609, 547–551 (2022). https://doi.org/10.1038/s41586-022-05160-8
Immagine in apertura: Jose Garcia (Garciartist) e Griffith University
Ossa mancanti
L’individuo, chiamato TB1, è stato trovato in una fossa chiaramente artificiale e con rocce in corrispondenza di testa e braccia a segnare il luogo di sepoltura. Aveva 19 o 20 anni quando morì, ed era anatomicamente moderno. Gli scienziati non sono riusciti a stabilire se fosse maschio o femmina, perché cranio e ossa pelviche non avevano tratti pronunciati né in un senso né nell’altro; la sua altezza, però, è vicina alla media dei maschi di quel periodo.
L’aspetto più interessante del ritrovamento era la totale mancanza del piede sinistro. I ricercatori hanno stabilito che non si trattava di semplici ossa mancanti: le condizioni di tibia e perone indicavano che la gamba non solo era guarita dopo un’amputazione al terzo distale, ma che era guarita senza infezioni tanto importanti da intaccare l’osso. Il taglio era netto e obliquo, assolutamente diverso dalle fratture da schiacciamento tipiche di un incidente o di un morso di animale (ferite peraltro spesso infette), tipico invece di un’amputazione compiuta da qualcuno con un’ottima conoscenza dell’anatomia umana, e che probabilmente aveva già compiuto prima operazioni simili. Le ossa della gamba sinistra erano più piccole delle corrispondenti a destra, a indicare che TB1 subì l’operazione in giovane età e crebbe in seguito. Avevano segni di atrofia muscolare: TB1 camminava raramente, e sicuramente doveva essere assistito dai propri compagni. Le notevoli cure che dovettero essergli dedicate, insieme alle sue condizioni di sepoltura, indicano che si trattava di un individuo ben integrato: è molto improbabile che l’amputazione sia stata un qualche tipo di punizione. Tutto fa pensare a un intervento medico deliberato. Antichi avanzamenti
Prima di questo ritrovamento, il più antico caso di amputazione chirurgica riconosciuta era quello di un coltivatore del Neolitico ritrovato a Buthiers-Boulancourt, in Francia, cui fu amputato l’avambraccio sinistro e risalente a 7000 anni fa. TP1 porta la prima operazione conosciuta di questo tipo indietro di circa 24000 anni. Ciò è ancora più impressionante se pensiamo che il successo nelle amputazioni a scopo terapeutico è diventato la norma soltanto negli ultimi cent’anni. Si ritiene che la medicina preistorica abbia avuto una svolta intorno a 10000 anni fa, con la cosiddetta rivoluzione del Neolitico, quando le popolazioni umane cominciarono a formare comunità stanziali di agricoltori; le operazioni chirurgiche avrebbero raggiunto una certa complessità soltanto in questo periodo. Maloney e colleghi non hanno potuto stabilire se il caso di TB1, che precede di molto tale rivoluzione, sia stato isolato, o se queste conoscenze fossero diffuse tra le popolazioni di raccoglitori che abitavano le antiche foreste tropicali del Borneo. Di sicuro, la medicina è un altro dei tanti aspetti nella storia della nostra cultura che potrebbe rivelarci qualche sorpresa. Riferimenti: Maloney, T.R., Dilkes-Hall, I.E., Vlok, M. et al. Surgical amputation of a limb 31,000 years ago in Borneo. Nature 609, 547–551 (2022). https://doi.org/10.1038/s41586-022-05160-8
Immagine in apertura: Jose Garcia (Garciartist) e Griffith University
Ho un master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara, e ho scritto per le riviste online Il Tascabile e Agenda17, oltre che per Pikaia. Sono medico e lavoro come specializzando in Genetica medica con l’Università di Pavia. Scrivo anche narrativa, e ho pubblicato due racconti nelle raccolte dei concorsi Caratteri di uomo e di donna del 2018 e Oltre il velo del reale del 2022.