Consigli di lettura sull’evoluzione – estate 2022

consigli di lettura

Regalate e/o regalatevi….un libro! Eccoci al consueto appuntamento con le nostre segnalazioni estive per l’acquisto/lettura di libri sull’evoluzione. Dalla genetica all’astrobiologia, dalla storia della scienza alla botanica, senza dimenticare le proposte per i più piccoli

Come ogni estate, Pikaia propone una selezione di consigli di lettura a cura di Paolo Coccia, bibliofilo e condirettore del sito.  La descrizione del contenuto, se non espressamente citata, proviene dai siti web visitati (editori, aggregatori di libri, cataloghi). Non potendo accedere al contenuto di tutti i volumi segnalati la valutazione finale della qualità e valore di ciascuno di essi è rimessa al lettore. Nonostante il nostro sforzo di selezionare il meglio del panorama editoriale può succedere di segnalare titoli che non soddisfano per molti motivi gli interessi dei lettori. Ci scusiamo in anticipo. Se volete sostenere la vs. libreria di quartiere ordinate i libri presso la piattaforma Bookdealer all’indirizzo https://www.bookdealer.it Bookdealer è la prima piattaforma di e-commerce in Italia a sostenere attivamente le librerie indipendenti. Se lo desideri, puoi scaricare questo elenco anche in formato epub e consultarlo offline. Argomenti (clicca per saltare da una sezione all’altra)

Origine ed evoluzione dell’Homo sapiens

image002Derek Bickerton, Quello di cui la natura non ha bisogno. Linguaggio, mente ed evoluzione, Adelphi, Collana Biblioteca scientifica, p. 477 Noto per aver formulato, in parallelo a Darwin, una teoria evoluzionistica «per selezione naturale», Alfred Wallace ne coglieva fin dall’inizio uno dei limiti principali: l’incapacità di spiegare perché la nostra specie abbia acquisito una mente «di gran lunga più potente» rispetto alle necessità adattative. Domanda ingombrante, a cui lo stesso Darwin tentava di rispondere ipotizzando che quella ridondanza cognitiva fosse l’esito «dell’uso continuo di un linguaggio perfetto». Congelato per oltre un secolo e riaffiorato solo negli ultimi anni, il «problema di Wallace» ha trovato infine una convincente soluzione in questo libro. Riconsiderando punti di forza e carenze delle principali teorie sull’argomento, Bickerton ricolloca il linguaggio nell’alveo evoluzionistico e individua tre fasi decisive per il suo sviluppo: quella della generazione nel cervello di «rappresentazioni di unità simboliche», innescata dalla comunicazione dislocata necessaria per il reclutamento di alleati nella saprofagia conflittuale; quella della riorganizzazione neurale in rapporto alle sollecitazioni ambientali, in cui il cervello ridisegna le proprie connessioni in modo da collegare le parole ai concetti appropriati; e quella culturale, in cui un processo di elaborazione grammaticale sviluppa unità sintattiche elementari in altre più ampie. Bickerton riesce così ad attualizzare la risposta di Darwin al «problema di Wallace», delineando un nuovo orizzonte: «Linguaggio e cognizione (almeno quegli aspetti della cognizione propri degli esseri umani) sono cresciuti a partire da un’origine comune e hanno le stesse fondamenta». La locuzione ‘Homo sapiens loquens’ sarebbe dunque molto più di un gioco di parole.

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Frank Westerman, Noi, umani, Iperborea, p. 338 Nel 2003, sull’isola di Flores, fu portato alla luce lo scheletro di un ominide destinato a riaccendere il dibattito sulle origini e l’evoluzione della nostra specie: l’Homo floresiensis risultava infatti alto poco più di un metro e dotato di una massa cerebrale estremamente ridotta. Una nuova specie, oppure un passo indietro nell’evoluzione? O forse un caso di nanismo, in una particolarissima area geografica dove sono state rinvenute ossa di rettili e cicogne giganti e di elefanti nani? Stuzzicato nel suo formidabile fiuto per le grandi storie, Westerman si immerge in un’indagine che lo porta dalle sponde della Mosa alle isole dell’Indonesia, sulle tracce dei nostri antenati. Presto, però, la questione delle origini si rivela elusiva, troppo disputata tra grandi paleontologi e scuole di pensiero, con i dibattiti scientifici spesso viziati da rivalità personali, prestigio internazionale e rancori postcoloniali. E la domanda su chi fosse l’uomo di Flores lascia spazio a interrogativi più disturbanti e urgenti: cosa ci rende geneticamente umani? Come è cambiata nel tempo la risposta a questa domanda, dalla paleontologia degli esordi alle tecnologie di oggi? Quanto il pensiero scientifico, con le sue pretese di oggettività, è invece un’inconsapevole vittima della storia? Dopo anni di viaggi e ricerche, intervistando esperti, leggendo diari dimenticati e testi scientifici, fino a partecipare a scavi e farsi mappare il genoma, Frank Westerman racconta delle nostre origini e di chi le ha studiate, favole avventurose di pionieri, autodidatti, luminari di una scienza forse troppo umana, ma non per questo meno importante e grandiosa.
Leggi su Pikaia la recensione a cura di Valerio Calzolaio
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Edoardo Boncinelli, Umano. Una storia non finita, Il Mulino, Collana Parole controtempo, p. 152 Che cosa significa «umano» all’epoca dell’intelligenza artificiale e della rivoluzione digitale? Perché sentiamo il bisogno di dire «restiamo umani»? Dove ci porterà il nostro processo evolutivo? La straordinaria molteplicità e diversità di ciò che ci costituisce – materia organica, cervello, mente, coscienza, emozioni – rende ardua la risposta, soprattutto in termini definitivi. Questo libro attraversa le molte sfaccettature dell’umano, e il loro possibile o mancato equilibrio, seguendo alcuni assi fondamentali del nostro vivere: ragione/sentimento, altruismo/egoismo, uguaglianza/disuguaglianza, felicità/scontentezza. Un racconto ci conduce alla scoperta di un cantiere sempre aperto, poiché l’essenza dell’umano è in continuo divenire
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Peter Turchin, La scimmia armata. L’arte della guerra e l’evoluzione della società, UTET, p. 301  Dagli assassini dell’età della pietra alle cattedrali orbitanti dell’era spaziale, dagli antichi re assetati di sangue al primo imperatore vegetariano dell’India, La scimmia armata ci guida attraverso la storia dell’umanità, mostrandoci le vere chiavi dello sviluppo sociale. Nel 2010, Peter Turchin, un professore di entomologia passato a studiare la storia delle società umane, predisse, con l’aiuto dei suoi modelli matematici, che il 2020 sarebbe stato un anno di terribili tensioni sociali. Dieci anni dopo, la sua fama di Nostradamus è diventata mondiale, vista la sorprendente accuratezza delle sue previsioni. Ma è davvero possibile comprendere e predire la storia dell’uomo usando la matematica? In questo libro, Peter Turchin inizia a svelare al lettore comune i metodi e i risultati di decenni di ricerche. «L’uomo è un animale sociale», sosteneva Aristotele più di duemila anni fa. Evolutivamente parlando, in effetti, la capacità umana di lavorare insieme supera quella di ogni altra specie, e la cosa veramente stupefacente è che abbiamo iniziato la nostra rapida scalata al vertice della classifica solo negli ultimi diecimila anni, superando termiti, api e formiche, le altre (poche) specie altamente collaborative del nostro pianeta. L’evoluzione genetica forse non può spiegare fino in fondo l’anomalia che ci ha reso l’animale ultrasociale che siamo oggi, ma la cooperazione sembra essere il fondamento del nostro progresso. Appena un centinaio di anni prima di Aristotele, però, Eraclito diceva che «la guerra è il padre di tutto e il re di tutto». Ed è in effetti innegabile che la storia dell’umanità sia costellata di battaglie fratricide, violenze e genocidi, una tendenza che avrebbe dovuto essere soppressa in funzione della sopravvivenza. E invece ci intratteniamo con sport in cui la vittoria è segnata dalla prevaricazione sull’altro, creiamo sistemi economici basati su disuguaglianze di potere macroscopiche, siamo circondati dagli scontri e dalla simulazione della guerra da tutte le parti. Ma allora l’uomo è votato alla cooperazione o al conflitto? Peter Turchin trova una risposta applicando le modellizzazioni matematiche all’indagine storica e sociologica: la verità è che il grande motore dell’ultrasocialità umana, paradossalmente, è stato proprio il conflitto. È grazie alla guerra e alla competizione che si è affermato uno spirito di uguaglianza, e i nostri miracolosi poteri di cooperazione sono stati forgiati nel fuoco della lotta tra gruppi sempre più vasti e organizzati.
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Mark W. Moffett, Lo sciame umano. Una storia naturale delle società,  Piccola Biblioteca Einaudi Immaginate un aeroporto gremito di gente che attende tranquilla il proprio volo. Ora sostituite quel pacifico ed eterogeneo gruppo di uomini con degli scimpanzé: vedrete ben presto subentrare inquietudine e panico, ed è certo che di lì a poco avrà luogo una carneficina. Infatti, se uno scimpanzé si avventurasse nel territorio di un altro gruppo di scimmie verrebbe quasi certamente aggredito e ucciso. Viceversa, noi umani possiamo coesistere armoniosamente in luoghi pubblici insieme a una quantità di persone che non conosciamo. Com’è possibile? Nel suo rivoluzionario libro, il biologo Mark W. Moffett utilizza gli strumenti dell’osservazione etologica incrociandoli con le più recenti scoperte in ambito antropologico, psicologico, sociologico e storico per spiegare i comportamenti alla base delle società umane; s’interroga sulle origini e le implicazioni della nostra complessa organizzazione sociale e su come le nostre differenze etniche e nazionali trovino corrispondenza in quelle di altre specie animali. Per farlo, studia le forme di convivenza di primati e formiche così come delle comunità umane nell’età dei cacciatori-raccoglitori, e mette a fuoco le relazioni tra identità di gruppo e anonimato, chiave di volta per capire come sorgono, si sviluppano, funzionano e declinano le società. «L’idea di questo libro mi è venuta quando vicino a San Diego mi sono imbattuto in un campo di battaglia lungo chilometri, dove due supercolonie di formiche argentine, ciascuna forte di miliardi di individui, difendevano il loro territorio. Questi lillipuziani mi hanno inizialmente portato, nel 2007, a chiedermi in che modo un vasto numero di individui, formiche o esseri umani, potesse davvero costituire una società. Il mio libro analizzerà come, analogamente all’uomo, le formiche reagiscano l’una all’altra di modo che anche le loro società possono essere anonime: noi (e loro) non abbiamo alcun bisogno di conoscerci come individui per mantenere le nostre società distinte. […] Per quale motivo insomma una componente intrinseca della condizione umana è quella di tenersi stretti a una società, idolatrandola, e al contempo molto spesso insultando, diffidando, umiliando o anche odiando gli stranieri? Questo è uno dei fatti stupefacenti della nostra specie, e uno dei motivi che mi hanno portato a scrivere questo libro. Anche se le nostre società da piccole sono diventate immense, abbiamo conservato una sorprendente consapevolezza di chi può farne parte e chi no. È vero, stabiliamo amicizie con gli stranieri, ma restano stranieri. Nel bene e nel male la distinzione rimane, con discriminazioni ugualmente pronunciate e spesso distruttive che montano all’interno delle società stesse, per ragioni che spero di riuscire a chiarire. Il modo in cui affrontiamo somiglianze e differenze determina la natura e il futuro delle società».
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Jeremy DeSilva, I primi passi. Perché la posizione eretta è stata la chiave dell’evoluzione umana, HarperCollins, p. 480  Festeggiamo il giorno in cui un bambino si alza per la prima volta sulle gambe, compiendo i suoi primi passi. Trascorriamo le nostre giornate muovendoci su due piedi, e mai ci verrebbe in mente di spostarci “a quattro zampe” come ogni altro animale. Ciò accade perché il nostro corpo è costruito per sviluppare fin dai primi anni di vita la postura eretta. Stare così, su due piedi, però, ci rende meno veloci e meno stabili rispetto ad altri animali. A prima vista si tratta di una scelta evolutiva sbagliata, che avrebbe potuto condannare l’uomo all’estinzione, ma in realtà ha innescato lo sviluppo di nuove abilità, dall’uso degli arti superiori per costruire e imbracciare strumenti all’invenzione del linguaggio, di fatto aprendo la strada alla nascita di caratteristiche specificamente umane come la compassione, l’empatia e l’altruismo. Jeremy DeSilva, paleoantropologo dell’università di Dartmouth, costruisce un racconto che ci riporta indietro di sette milioni di anni passando in rassegna studi scientifici e analisi fossili, fino a raggiungere il cruciale momento in cui l’uomo ha deciso di affrontare un cambiamento potenzialmente letale ed è diventato invece l’animale più strano, complesso e potente del pianeta. E spiega come camminare ci abbia trasformato, rendendoci davvero umani.
Leggi su Pikaia la recensione a cura di Valerio Calzolaio
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David Graeber, David Wengrow, L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità, Rizzoli, p. 752  Da dove nascono la guerra, l’avidità, lo sfruttamento, l’insensibilità alle sofferenze altrui? E qual è l’origine della disuguaglianza, ormai riconosciuta come uno dei problemi più drammatici e radicati del nostro tempo? Da secoli, le risposte a queste domande si limitano a rielaborare le visioni contrapposte dei due padri della filosofia politica: Jean-Jacques Rousseau e Thomas Hobbes. Stando al primo, per la maggior parte della loro esistenza gli esseri umani hanno vissuto in minuscoli gruppi ugualitari di cacciatori-raccoglitori. A un certo punto, però, a incrinare quel quadro idilliaco è arrivata l’agricoltura, che ha portato alla nascita della proprietà privata. Poi sono apparse le città, e con esse si è affermata l’organizzazione fortemente gerarchica di quella che chiamiamo «civiltà». Per Hobbes, al contrario, la necessità di imporre un rigido ordine sociale si è imposta per contenere la natura individualista e violenta dell’essere umano, altrimenti sarebbe stato impossibile progredire organizzandosi in grandi gruppi. Quasi tutti conoscono queste due storie alternative, almeno nelle loro linee generali: riassumono le idee più diffuse sulla storia dell’umanità e la sua evoluzione, e hanno contribuito a definire la nostra visione del mondo. Ma pongono anche un problema: entrambe dipingono la disuguaglianza come una tragica necessità; un elemento che non potremo mai cancellare del tutto, in quanto intrinsecamente legato al vivere comune. Una visione che non convince affatto gli autori di questo libro, decisi a gettare nuova luce sul passato della nostra specie. In una sintesi tanto meticolosa quanto di largo respiro, che coniuga i risultati delle ricerche storiche e archeologiche più recenti al contributo di pensatori provenienti da culture diverse da quella occidentale, il sociologo David Graeber e l’archeologo David Wengrow ci raccontano una storia diversa – più articolata e ricca di chiaroscuri – dell’evoluzione sociale dell’Homo sapiens. Una storia illuminante e molto più attendibile, dalla quale ripartire per provare a immaginare un futuro diverso.
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Vincenzo Caputo Barucchi, Il vertebrato che è in noi. Anatomia comparata ed evoluzione del corpo umano, UTET Università, p. 656 «Il retaggio animale di Homo sapiens – scrive l’autore nell’introduzione – è inglobato nel suo corpo come in una serie di “matrioske” incluse l’una nell’altra, dal momento che una specie non emerge dal nulla e l’evoluzione opera attraverso un processo di “successive rifiniture” su un piano corporeo precedente, vincolando la successiva produzione di varianti. Dunque, proprio lo studio dell’Anatomia comparata permette di scoprire nella nostra morfologia la testimonianza di un’antichissima fase acquatica (il pesce che è in noi), della progressiva conquista delle terre emerse (il tetrapode che è in noi) e del definitivo affrancamento dalle fluttuazioni termiche dell’ambiente esterno grazie al nostro metabolismo endotermico (il mammifero che è in noi). Siamo anche in grado di dedurre, dallo studio delle nostre caratteristiche anatomiche, che un periodo ancestrale della storia evolutiva umana si è svolto nella chioma di antiche foreste tropicali dove ci slanciavamo, con presa sicura, tra un ramo e l’altro (la scimmia che è in noi). Scopo fondamentale dell’Anatomia comparata è, dunque, quello di analizzare la morfologia dei Vertebrati alla luce dell’evoluzione: come sosteneva infatti il biologo e genetista Theodosius Dobzhansky (1900-1975) “nulla ha senso in biologia se non alla luce dell’evoluzione”. L’Anatomia comparata, in quanto materia eminentemente evoluzionistica, studia perciò gli adattamenti dei Vertebrati nel corso della loro storia evolutiva, attraverso l’analisi comparativa della forma e della funzione dei sistemi o apparati anatomici».

Evoluzione della vita sulla Terra e nell’Universo

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Florian Freistetter, Helmut Jungwirth, La storia del mondo in 100 microrganismi. Viaggio nell’infinitamente piccolo alla scoperta di microbi, batteri e virus, Aboca Edizioni, p. 272, 2022  Cento storie emozionanti, divertenti, bizzarre e incredibili per imparare come funziona il corpo umano, come siamo diventati ciò che siamo e come possiamo evitare la nostra stessa estinzione. Lo sapevate che ci sono molti più batteri sulla Terra che stelle nell’universo osservabile? E che all’interno e sulla superficie di un singolo corpo umano arriviamo a contarne fino a cento trilioni? La storia dell’umanità, la vita quotidiana, il nostro benessere fisico, il nostro ambiente: tutto è influenzato da queste minuscole creature di cui fino a poco tempo fa ignoravamo l’esistenza. Non c’è quasi nulla in questo mondo in cui i microrganismi non siano presenti. I microrganismi nelle rocce, ad esempio, si sono adattati in modo ottimale al loro ambiente e quasi nulla li può infastidire. Persino se un asteroide si schiantasse sulla Terra non riuscirebbe a raggiungerli… Ma spesso batteri e virus sono visti come dei semplici germi “cattivi” da cui proteggersi, invece senza di loro non ci sarebbero cioccolato, birra, pane, formaggio… Ecco perché, nel loro libro, Florian Freistetter e Helmut Jungwirth hanno scelto di parlare degli innumerevoli aspetti affascinanti di cui si occupano questi esseri infinitesimali piuttosto che di malattie o epidemie. I microrganismi, infatti, influenzano la temperatura della Terra e possono aiutarci a combattere il cambiamento climatico. Hanno plasmato l’architettura, l’arte e la religione. Ci potrebbero addirittura dare una mano a bloccare la diffusione delle scorie radioattive (rendendole non trasportabili con l’acqua) se ne dovessimo aver bisogno. I microbi erano qui molto prima di noi e continueranno a esserci ancora a lungo dopo che ce ne saremo andati. Ce n’è voluto di tempo per scoprirli e ancora di più per riuscire a raccontare le loro storie. La loro esistenza è stata messa in dubbio, screditata, accettata e ignorata, ma i microrganismi sono ovunque. La loro storia è la nostra storia.
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John Gribbin, Mary Gribbin, On The Origin of Evolution. Tracing ‘Darwin’s Dangerous Idea’ from Aristotle to DNA Prometheus Books The theory of evolution by natural selection did not spring fully formed and unprecedented from the brain of Charles Darwin. The idea of evolution had been around, in various guises, since the time of Ancient Greece. And nor did theorizing about evolution stop with what Daniel Dennett called “Darwin’s dangerous idea.” In this riveting new book, bestselling science writers John and Mary Gribbin explore the history of the idea of evolution, showing how Darwin’s theory built on what went before and how it was developed in the twentieth century, through an understanding of genetics and the biochemical basis of evolution, into the so-called “modern synthesis” and beyond. Darwin deserves his recognition as the primary proponent of the idea of natural selection, but as the authors show, his contribution was one link in a chain that extends back into antiquity and is still being forged today.

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Marco Di Domenico, Taccuino delle metamorfosi, Codice Edizioni, p. 304 La metamorfosi non è affatto un’eccezione nel mondo animale: è la regola. La ritroviamo in buona parte degli insetti e degli invertebrati marini, in schiere di parassiti, in moltissimi pesci e in tutti gli anfibi. Quasi tutti gli animali, insomma, hanno due o più vite, diversissime tra loro per aspetto ed ecologia. Una raccolta di appunti e disegni in precario equilibrio sulle leggi dell’evoluzione; un viaggio dalle spugne all’uomo. Percorrendolo, ci si accorge che ciò che vediamo è solo una piccola parte di un mondo invisibile, sconosciuto e meraviglioso. Leggi su Pikaia la recensione a cura di Alessia Colaianni 
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Henry Gee. Brevissima storia della vita sulla Terra. 4,6 miliardi di anni in dodici capitoli, Einaudi, collana Super ET Opera viva, p. 272 Una storia prima della Storia: dall’esplosione del Big Bang alla comparsa dell’essere umano. Quattro miliardi e mezzo di anni costellati di cataclismi e rinascite, raccontati come se fossero un appassionante romanzo di fantascienza.





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John Robert Brucato, La vita extraterrestre, Corriere della Sera, p.159

Sono stati già individuati tremila pianeti potenzialmente abitabili e ogni anno se ne aggiungono centinaia. È il primo passo per avere la risposta che l’umanità si fa da sempre: «Siamo soli nell’universo?». La ricerca della vita extraterrestre è un puzzle complesso, al quale collaborano astrofisici, geologi, esobiologi, chimici, genetisti, perché per prima cosa bisogna definire la vita in senso strettamente biologico-evolutivo, e poi capire se, oltre a quella sviluppatasi sulla Terra, possa manifestarsi in ambienti e con una biochimica completamente diversi dai nostri. Ma non è detto che queste forme di vita possano esistere, o siano esistite, anche nel nostro sistema solare. L’esplorazione di Marte sta producendo scoperte relative alla presenza di acqua e di sostanze utili alla vita; le indagini delle sonde spaziali sulle lune di Giove o di Saturno hanno rilevato indizi di acqua oppure, in certi casi, di ambienti “esotici” letali per noi, ma non per eventuali altri composti chimici in grado di autosostenersi. Sempre che nel frattempo non ci arrivi un segnale radio (che gli scienziati continuano a cercare) troppo perfetto per essere frutto di fenomeni naturali.
L’autore di questo libro è intervenuto al nostro Darwin Day in streaming Vedere il cosmo con gli occhi di Darwin

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Cecilia Saccone, Il codice dei viventi, Rubbettino, collana Focus, p. 148, 2021  La meraviglia della vita e della sua riproduzione, le leggi immutabili degli organismi in un mondo che cambia, i rischi della manipolazione, fino al pericolo estremo: che l’Homo Sapiens possa essere avviato all’estinzione. Partendo da una delle straordinarie scoperte cui ha contribuito personalmente e alla quale ha dedicato buona parte della sua pluridecennale attività di ricerca – i genomi citoplasmatici –, Cecilia Saccone ci guida in un affascinante viaggio dentro la cellula vista da una prospettiva poco nota e poco esplorata. Per giungere, attraverso gli elementi base della biologia, a scandagliare le origini della vita, l’evoluzione e la biodiversità, la classificazione e la tassonomia. Fino ad affrontare i grandi interrogativi del nostro tempo, tra il senso di onnipotenza scientista dell’uomo e gli eventi che lo chiamano a fare i conti con la propria finitezza. Il codice dei viventi svela una chiave interpretativa – un codice, appunto, appartenente a ogni essere dotato di vita – che mostra la centralità del corredo genetico, insieme all’ambiente e alle abitudini, nel garantire la salute degli organismi, come dimostrano oggi anche alcuni dei nuovi vaccini per combattere i virus. Accompagnando i lettori, anche i meno esperti, nella comprensione di meccanismi poco noti che possono risultare oscuri ma che sono in realtà alla base della nostra stessa esistenza.
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Testot L., Cataclismi. Storia ambientale dell’umanità, Odoya, p. 528, 2021  Nel corso dei suoi 3 milioni di anni, la specie umana ha continuamente modificato la natura e prosciugato le sue risorse. Cataclismi racconta l’impareggiabile, e forse irreversibile, influenza dell’umanità sul mondo. Nel 1796, il naturalista Georges Cuvier scoprì che le specie di elefanti erano quattro e non una, e che più della metà era destinata a estinguersi. 50.000 anni fa, gli aborigeni privarono l’Australia delle sue foreste sterminando i grandi erbivori che le mantenevano. Molto prima degli OGM, i nostri antenati modificarono la genetica del grano per avere raccolti sempre migliori, e giusto due secoli fa i gas fuoriusciti dall’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia alterarono il clima globale per ben tre anni. L’uomo ha sempre condotto una guerra spietata al pianeta e Testot esplora le storie interconnesse dell’evoluzione umana e del deterioramento planetario. Organizzato cronologicamente attorno a sette Rivoluzioni (biologica, cognitiva, agricola, morale, energetica, digitale ed evolutiva), il libro dimostra come gli esseri umani siano responsabili di estinzioni di massa, deforestazioni, riscaldamento globale, acidificazione degli oceani e inquinamento incontrollato, oltreché del massacro della propria specie. Indagando quindi le complesse questioni ambientali che potrebbero mettere in pericolo la specie umana prima della fine di questo secolo, Testot indica le vie ancora possibili per sfuggire a un destino preparato da tempo. Ma per invertire il disastro ambientale occorre una migliore comprensione del nostro passato. Cataclismi offre questa comprensione e la speranza di poter veramente iniziare Odoya a riformare il nostro rapporto con la Terra.
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Alberto Magri, TETHYSHADROS, Libreria al Segno Editrice, 2021 Raccontare in immagini mondi scomparsi e lontani nel tempo non è da tutti. Farlo con una solida base scientifica a motivare le proprie scelte artistiche ancora meno. Come poteva apparire il Friuli Venezia Giulia di 70 milioni di anni fa? E cosa sappiamo delle creature che lo abitavano? A queste e ad altre domande altrettanto stimolanti ha cercato di dare una risposta Alberto Magri, artista e restauratore, che lo scorso luglio ha inaugurato, presso gli spazi espositivi della Biblioteca Civica di Pordenone, una mostra davvero particolare, un assaggio di un libro, edito da Libreria Al Segno, che verrà presentato il 15 dicembre presso la Biblioteca di Pordenone, che ha un protagonista eccezionale: il Tethyshadros insularis. Si tratta di un dinosauro che ha calpestato il nostro territorio in un’epoca così remota che quasi si fatica a concepirla, un’era in cui l’intero territorio “italiano” era in realtà una specie di arcipelago simile alle Bahamas. Qui viveva, appunto, questa affascinante creatura di cui è stato rinvenuto lo scheletro pressoché intero negli anni Novanta del secolo scorso. La grande passione che Alberto Magri ha fin da bambino per la paleontologia, unita al suo talento artistico, lo ha portato a domandarsi come dovesse apparire un Tethyshadros e che aspetto potesse avere il suo habitat. Spesso condizionati da immagini stereotipate del mondo preistorico, non ci soffermiamo molto a riflettere sul fatto che ricostruire le sembianze di una creatura che nessuno ha mai visto avendo a disposizione solo il suo scheletro non è un’operazione scontata o facile. Per questa ragione Magri ha chiesto a professionisti di discipline anche molto diverse – paleontologi, naturalisti e anche artisti, o meglio: paleoartisti – di fornire il loro contributo per tentare di aggiungere un piccolo tassello alla conoscenza di questo affascinante periodo e dei suoi abitanti. Ne è nata una ricca e proficua collaborazione che si è concretizzata in un primo volume, presto in libreria, e in questa mostra in cui, accanto alla personale e suggestiva visione di quel periodo che Magri ha elaborato tramite bozzetti, studi e dipinti, coesistono le illustrazioni di grandi paleoartisti italiani e stranieri, fotografie e contributi scientifici. Quella di Magri è quindi un’opera ambiziosa quanto meritoria, un importante contributo alla conoscenza del “Tempo Profondo” e alla divulgazione di tematiche che spesso, purtroppo, non vengono adeguatamente proposte al grande pubblico. Nelle intenzioni dell’artista vi sono infatti in programma altri approfondimenti su diversi aspetti del territorio in epoca preistorica. Grazie alla sensibilità artistica di questi studi e visioni, unita ai dati scientifici di cui oggi disponiamo, ci è consentito vedere una creatura e il suo mondo così come probabilmente dovevano apparire. Forse non sapremo mai com’era davvero un Tethyshadros, ma anche in questa indeterminatezza e nel sottile equilibrio tra Scienza e Arte sta tutto il fascino della paleoarte e di progetti divulgativi come questo
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Eric Karsenti, Breve storia delle origini della vita. Dalla cellula all’essere umano, la più bella storia mai raccontata. La nostra, Editore Salani, collana Saggi e manuali, p. 272 È così ovvio che spesso ce ne dimentichiamo: ognuno di noi è il frutto di una singola microscopica cellula. Dalla fecondazione in poi, le divisioni cellulari si susseguono e ne emergono dapprima forme vaghe e poi le parti di un corpo. Presto, l’ecografia rivelerà un piccolo cuore, che all’improvviso inizierà a battere: è il prodigio della vita che si genera, ogni volta semplice e potente allo stesso tempo. Ma qual è il segreto di questo fenomeno? Come può una singola cellula generare una meravigliosa complessità? E qual è la spiegazione di una varietà così incredibile ed esuberante di forme possibili da comprendere elefanti, insetti, batteri e virus? Semplice a dirsi: quella cellula è il prodotto di miliardi di anni di evoluzione, tutti scritti nel suo DNA che crea e adatta ‘funzioni’, ossia attività, compatibili con le esigenze dell’ambiente circostante. Questo libro ci accompagna in un viaggio alla scoperta di tale formidabile processo – la vita che si autorganizza – e ci racconta di come gli esseri viventi siano diventati via via più complessi, dalla prima cellula alla nascita dell’umanità. Un tuffo emozionante nella fonte della vita stessa.
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Sietze Norder, Il mondo in miniatura. La vita sulla Terra raccontata attraverso le isole, ADD Editore, collana Saggi, p. 219 Le isole sono da sempre formidabili centri di scambio di persone, merci, specie e idee, con un ruolo fondamentale nella storia del mondo. Banchi di prova per l’evoluzione, hanno fornito alla natura le condizioni ideali per gli esperimenti più selvaggi e per questo, nonostante la piccola superficie totale, hanno contribuito in enorme misura alla diversità biologica e culturale globale, suggerendo a scienziati come Charles Darwin, Jared Diamond e Edward Wilson le loro intuizioni sull’origine e sulla distribuzione della vita sulla Terra. Sietze Norder, sulla base delle proprie esperienze e delle intuizioni scientifiche della biogeografia, ci conduce in questo mondo affascinante, illustrandoci i cambiamenti ecologici e sociali determinati dalle isole e mostrandoci come, ancora oggi, siano in grado non solo di darci informazioni sulle radici storiche delle sfide globali contemporanee, ma di indicarci reali prospettive per un futuro sostenibile.
Leggi su Pikaia la recensione a cura di Valerio Calzolaio

Evoluzione ed Etologia

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Donato Grasso e altri, Etologia. Lo studio del comportamento animale, UTET, p. 496 Quando ero piccolo, mi dedicavo molto spesso all’osservazione degli animali. Non so bene come sia nata questa passione, è forse solo una delle tante espressioni della tendenza biofilica che in alcuni umani si manifesta in modo più marcato rispetto ad altri. Certo la vita semplice e bucolica spesso a contatto con la natura anche vissuta pericolosamente (ma come facevamo!!!??) che si può assaporare in un piccolo paese di collina nella terra di mezzo di Basilicata, l’amato Genzano di Lucania, può aver favorito l’insorgere di questi interessi. Mio nonno mi portava spesso in campagna e mi raccontava di storie naturali. Era un medico ma con le radici profondamente incardinate nella civiltà contadina. Una volta nel suo studio vidi con una certa sorpresa una vecchia copia de “L’Origine dell’Uomo e la scelta in rapporto col sesso” di Darwin, gliela chiesi e ce l’ho ancora al mio fianco. Poi gli incontri con le meraviglie della vita sulla terra raccontate magicamente da David Attenborough, i programmi illuminanti di Piero Angela e quei 5 minuti di Etologia al giorno offerti con maestria da quello che poi sarebbe diventato davvero un maestro, Danilo Mainardi. Ho sempre voluto fare l’etologo e forse l’ho sempre fatto fin da molto piccolo, solo che poi ho capito cosa volesse dire farlo. A Parma sotto la guida di Danilo Mainardi e Franco Le Moli ho imparato molto. A loro devo tantissimo (mai dimenticarsi dei Maestri!). Come tantissimo devo a mentori più lontani ma non meno importanti. E.O. Wilson primo fra questi che ho avuto l’onore di conoscere e sulle cui spalle ho potuto scorgere orizzonti fantastici ed inesplorati che solo i giganti sanno mostrare. E ora questa creatura, un libro di Etologia scritto a dieci mani con eccezionali colleghi, amici e grandissimi etologi (Giuseppe Bogliani, Claudio Carere, Rita Cervo, Paolo Luschi) da cui ho imparato molto nel periodo di lavoro matto e disperatissimo della sua stesura. Per non parlare degli innumerevoli altri grandi etologi che hanno contribuito al testo con i loro approfondimenti, molti dei quali sono anche cari amici. E delle bellissime illustrazioni di Claudia Borgioli ne vogliamo parlare? È un libro rivolto agli studenti universitari che si affacciano per la prima volta ad esplorare le meraviglie del comportamento animale, ma è stato scritto per essere capito anche da un pubblico molto più vasto. È un opera scientifica e didattica, ma per me è soprattutto una grande emozione che chiude un cerchio e che voglio condividere con voi.
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Frans De Waal , Diversi. Le questioni di genere viste con gli occhi di un primatologo, Cortina Raffaello, collana Scienza e idee, p. 470 In “Diversi” il primatologo di fama mondiale Frans de Waal trae spunto da anni di osservazioni sul comportamento degli esseri umani e degli altri animali per dimostrare che, nonostante esista un collegamento tra genere e sesso biologico, la biologia non avalla automaticamente i tradizionali ruoli di genere presenti nelle società umane. Avvalorando le sue tesi con riferimenti agli scimpanzé e ai bonobo, de Waal mette in dubbio le convinzioni ampiamente diffuse su mascolinità e femminilità e le opinioni comuni su autorità, leadership, legami filiali e comportamenti sessuali. Nelle comunità di scimpanzé il maschio è dominante e violento, mentre tra i bonobo è la femmina a prevalere e la società è relativamente pacifica. Nelle due specie il potere non è limitato a un genere ed entrambi i sessi mostrano vere capacità di leadership. Con umorismo, chiarezza e sensibilità, il libro amplia la discussione sulle dinamiche di genere nelle società umane, promuovendo un modello inclusivo capace di abbracciare le differenze, invece di cercare di negarle.
Leggi su Pikaia la recensione a cura di Alessia Colaianni

Storie Naturali. Zoologia

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Nicola Anaclerio, Entomania. Storie di uomini, insetti e progresso scientifico, Orme Editori, p. 176, 2022 Malgrado l’importante ruolo ecosistemico che svolgono nell’impollinazione e nella degradazione della sostanza organica, nell’immaginario comune gli insetti sono di solito considerati animali repellenti, parassiti e dannosi. Eppure il loro studio ha favorito una comprensione più profonda della natura e ha portato a scoperte dalle importanti ricadute sul progresso dell’umanità. “Entomania” racconta dieci biografie di scienziati che, spesso lottando contro il pregiudizio e il senso comune, hanno dedicato la loro vita al mondo degli insetti: da Giovanni Battista Grassi, che scoprì il ruolo vettore delle zanzare nella trasmissione della malaria, a Thomas Hunt Morgan, che individuò la posizione dei geni sui cromosomi; da Rachel Carson, che per prima denunciò i danni dei DDT sull’ambiente, a Karl von Frisch, che svelò lo straordinario linguaggio simbolico delle api e decodificò la loro “danza”. Ogni capitolo si sofferma sul lavoro di un grande scienziato e diventa l’occasione per parlare di un aspetto della vita degli insetti (la riproduzione, l’anatomia, la comunicazione, l’evoluzione), svelando così i loro affascinanti segreti e spalancando le porte alla loro definitiva rivalutazione.

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Carl Safina, Animali non umani. Famiglia, bellezza e pace nelle culture animali, Adelphi, collana Animalia, p. 565 Secondo un pregiudizio diffuso, la «cultura» sarebbe un tratto distintivo ed esclusivo di Homo sapiens. Proseguendo il lavoro innovativo avviato con Al di là delle parole, Carl Safina evidenzia l’infondatezza di quel luogo comune e mostra come, al contrario, il rapporto tra «innato» e «appreso» coinvolga le intelligenze e le competenze di molti «animali non umani». Safina demitizza infatti l’«unicità» di tante nostre facoltà o comportamenti paragonandoli a quelli di specie nascoste nelle profondità delle foreste pluviali o degli abissi oceanici: il che vale per gli strumenti tecnologici, per le capacità linguistico-musicali o per le cure e gli insegnamenti parentali, come riassume la lezione esemplare di certe scimmie antropomorfe o dei capodogli, presso i quali una neonata (in attesa di cibo nelle acque tiepide di superficie) e la madre (a caccia di calamari nei fondali gelidi) sono legate dal filo invisibile dei click dei sonar. Oppure, di fronte a uno stormo di are macao – vistosi pappagalli dalle code ondeggianti «simili a comete infuocate» -, riflette sul ruolo della bellezza quale motore segreto dell’evoluzione. In questa visione complessa e ramificata le varie specie da lui prese in esame non sono più dunque tessere intercambiabili del mosaico della vita, ma dimostrano la loro individualità irriducibile e insieme la loro contiguità rispetto all’uomo. Un’alterità/prossimità che Safina esplora in ogni sfumatura, cogliendone i punti di contatto e affrontando le vertiginose domande che ne scaturiscono. Senza però mai distogliere troppo il lettore da uno stato di perpetua meraviglia.
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Fabre’s Book of Insects
, Dodd, Mead and Co., 1921 https://publicdomainreview.org/collection/fabres-book-of-insects-1921?s=03 In the first chapter of this condensed and beautifully illustrated English version of his ten-volume series on insects, Jean-Henri Fabre (1823–1915) introduces the reader to his workshop — which is to say his home — located on a pebbly expanse of land near the Provençal village of Sérignan du Comtat, “where hardly any plant but thyme can grow”. This might seem an unpromising setting for a naturalist, but for Fabre nothing could have been more suitable than this “happy hunting-ground of countless Bees and Wasps”………
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Richard I. Vane-Wright (a cura di), Farfalle e falene, Il libro dei disegni di William Jones, Einaudi, collana Grandi Opere, p. 688, 2021 Gli iconotipi del grande naturalista William Jones di Chelsea sono una delle opere più importanti sulle farfalle e le falene dal punto di vista scientifico mai prodotte, e visivamente sono davvero splendidi. Il volume contiene 1.500 disegni acquerellati, finemente dipinti, di oltre 850 specie di lepidotteri, molti dei quali mai descritti prima di allora; un’opera dunque di grandissima importanza per lo studio della storia naturale e di sbalorditiva bellezza. Questo lavoro fondamentale viene pubblicato per la prima volta, accompagnato da commenti di un esperto entomologo e da nuove mappe annotate che indicano dove si trovava ciascuna specie nel momento in cui venne scoperta.
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Tommaso Lisa, Insetti delle tenebre. Coleotteri troglobi e specie relitte, Exòrma, collana Scritti traversi, p. 237 Hanno sembianze di pietra, simili a corniole, quarzi, gessi cristallini; mostrano superfici brune e porose o smaltate, metalliche e lucide come uno specchio; sembrano fatti di squame d’ottone oppure sono ambrati e trasparenti come ampolle di vetro di Murano. Alcuni di loro sono fossili viventi, esseri antichi confinati nei profondi recessi da passati sconvolgimenti ecologici o climatici. Sono gli insetti del sottosuolo, specializzati nelle tenebre, creature misteriose che animano un oscuro habitat dominato dal silenzio, anfratti rupestri, faglie e grotte, dove l’orologio biologico avanza con esasperante lentezza. Curculionidi, Pselafidi, Leiodidi, Stafilinidi: la loro nomenclatura suona come una litania, un formulario magico che evoca mostri infernali, un repertorio mitografico. Sembra di sfogliare il diario del tempo, la cronaca di un pellegrinaggio alchemico, tra resoconto entomologico e immersione biospeleologica, esplorazione onirica e suggestioni teoriche, dentro un atlante di minuscoli insetti da leggere come un bestiario medievale. Procediamo ammaliati in una sorta di regressione uterina con il presentimento terrifico del mondo-senza-di-noi.
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Coloane Francisco, Cacucci Giuseppe, Galápagos, Guanda, 2021  “Con Coloane qualcosa di nuovo è entrato nella Casa della Letteratura: il rumore del mare in tempesta e le voci di migliaia di avventurieri sperduti nelle pianure della Patagonia e nella desolata solitudine della Terra del Fuoco.”Luis SepúlvedaIl grande cantore della Terra del Fuoco e dei mari del Sud ci porta con sé nel viaggio che era il sogno della sua vita, fra le isole Galápagos. Partito sulla nave Bucanero, in compagnia dei libri di Melville, di Huxley e di tanti viaggiatori del passato, Coloane attraversa luoghi fantastici e vicende sospese fra realtà e immaginazione, con la smania di raccontare storie romanzesche, antiche e moderne, su tesori di pirati e su eremiti, su misteriose comunità di tedeschi legati al nazismo: racconti favolosi quanto le stesse isole, una sorta di Arca di Noè per la presenza di specie animali uniche al mondo e teatro dei rivoluzionari studi di Darwin. Il diario di bordo raccoglie anche le struggenti sensazioni di fronte allo spettacolare panorama dell’arcipelago: le sterminate spiagge che si perdono nel mare, dove si radunano migliaia di tartarughe giganti; vulcani alle cui falde si estendono vaste praterie; coste invase da colonie di foche, pinguini, cormorani e iguane marine; faraglioni a picco sul mare, come sentinelle rocciose sul placido canale che le attraversa. E così, fra bucanieri e naviganti, scrittori e scienziati, esploratori e filibustieri, il libro si trasforma in un viaggio della memoria, un vascello incantato che percorre il mare, fin quasi a sfiorare il momento stesso della prima comparsa di nuovi esseri viventi sulla terra.
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Lisa T. Sarasohn, Getting Under Our Skin. The Cultural and Social History of Vermin, Johns Hopkins University Press, 2021  How vermin went from being part of everyone’s life to a mark of disease, filth, and lower status. For most of our time on this planet, vermin were considered humanity’s common inheritance. Fleas, lice, bedbugs, and rats were universal scourges, as pervasive as hunger or cold, at home in both palaces and hovels. But with the spread of microscopic close-ups of these creatures, the beginnings of sanitary standards, and the rising belief that cleanliness equaled class, vermin began to provide a way to scratch a different itch: the need to feel superior, and to justify the exploitation of those pronounced ethnically-and entomologically-inferior. In Getting Under Our Skin, Lisa T. Sarasohn tells the fascinating story of how vermin came to signify the individuals and classes that society impugns and ostracizes. How did these creatures go from annoyance to social stigma? And how did people thought verminous become considered almost a species of vermin themselves? Focusing on Great Britain and North America, Sarasohn explains how the label “vermin” makes dehumanization and violence possible. She describes how Cromwellians in Ireland and US cavalry on the American frontier both justified slaughter by warning “Nits grow into lice.” Nazis not only labeled Jews as vermin, they used insecticides in the gas chambers to kill them during the Holocaust. Concentrating on the insects living in our bodies, clothes, and beds, Sarasohn also looks at rats and their social impact. Besides their powerful symbolic status in all cultures, rats’ endurance challenges all human pretentions. From eighteenth-century London merchants anointing their carved bedsteads with roasted cat to repel bedbugs to modern-day hedge fund managers hoping neighbors won’t notice exterminators in their penthouses, the studies in this book reveal that vermin continue to fuel our prejudices and threaten our status. Getting Under Our Skin will appeal to cultural historians, naturalists, and to anyone who has ever scratched-and then gazed in horror.
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Edith Widder, Sotto la soglia delle tenebre. Memorie di luce e vita nelle profondità del mare, Bollati Boringhieri, p. 296 La storia di Edith Widder è una storia di ottimismo inscalfibile, di esplorazione a mani nude e di ricerca innovativa. Lei ha fatto cose che io ho solo potuto sognare. James Cameron L’oceano profondo è l’ecosistema più grande al mondo, ma è anche quello meno esplorato. Molte fra le creature sconosciute che abitano l’oscurità degli abissi comunicano tra loro emettendo luce tramite particolari reazioni chimiche. Lo spettacolare fenomeno della bioluminescenza, che ha da sempre affascinato l’umanità, resta tuttora uno dei campi della scienza più difficili da sondare. Con le sue immersioni pionieristiche, Edith Widder offre testimonianze uniche di prima mano su questi creatori di luce, trasmettendo al lettore tutto l’incanto di una «fiaba reale», in cui perfino un minuscolo flash annuncia la straordinaria esperienza della vita. Da questo memoir autobiografico emerge la gioia coinvolgente della scoperta di mondi sconosciuti: dagli organismi luminescenti che popolano le acque mesopelagiche ai fondali dell’oceano, preziosissimi archivi della Terra; dalla massiccia «migrazione verticale» di creature mozzafiato alla neve marina, che svolge una funzione essenziale nel sequestrare anidride carbonica. Lo studio dei dinoflagellati o del mitico calamaro gigante, che Widder riesce a documentare per la prima volta nel suo habitat naturale, è anche l’occasione per riflettere sulle sfide della scienza e le più fantasiose tecniche adottate per rendere possibili esplorazioni elettrizzanti e, talvolta, pericolose. Ora che gli oceani sono sempre più minacciati dall’inquinamento e dal cambiamento climatico, la biologia marina e l’ecologia visuale aprono prospettive del tutto inedite. La bioluminescenza infatti svela non solo i misteri degli abissi ma anche come sia possibile la stessa vita sulla Terra. Un libro illuminante, in tutti i sensi, capace di stimolare la nostra capacità di guardare il mondo con autentica meraviglia.
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Fulvio Giachino, Insetti. Dei e demoni, Editore WBA Project, p. 368 Gli insetti, straordinari animali estremamente complessi nella loro apparente semplicità, si sono differenziati nella biosfera in milioni di specie diverse; allo stesso modo, il loro valore simbolico, metaforico e culturale si è differenziato nella noosfera umana, fino a diventare, parafrasando Darwin, un universo di infinite storie bellissime. Insetti: Dei e Demoni è un meraviglioso viaggio nel tempo e nello spazio, nella realtà e oltre, un’indagine sul simbolismo degli insetti nella storia umana.
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Emmanuelle Pouydebat, Sexus Animalus, Tutti i gusti sono nella natura, L’Ippocampo, p. 184 Peni a grondaia o peni doppi, a cavatappi o a quattro teste, peni sonori e addirittura staccabili! Vagine immagazzinatrici con spermoteche, clitoridi spinosi e quant’altro: la straordinaria varietà delle forme e strutture genitali è tra gli aspetti più sorprendenti dell’evoluzione animale. A che cosa serve un pene? Perché certe specie non ne hanno, mentre altre ne hanno due? Perché tanta diversità? Si può ipotizzare un’origine comune a tutta questa varietà di forme? Qual è lo scopo del pene? Soltanto trasferire lo sperma o anche ottimizzare la riproduzione? Assicurarsi l’esclusività? Sopravvivere? E, in tutto ciò, che posto hanno le vagine, il clitoride e il piacere? Esisterà davvero nel mondo animale? Quest’opera intrigante, meravigliosamente illustrata da Julie Terrazzoni, esplora le caratteristiche e le pratiche sessuali di 35 specie animali, dai coccodrilli alle libellule, dagli elefanti alle vipere, ai polpi, ai formichieri, ai ragni… Emmanuelle Pouydebat è etologa e ricercatrice presso il CNRS (il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica) e il Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi. I suoi studi si concentrano soprattutto sull’intelligenza animale. Ha pubblicato in Italia l’Atlante di zoologia poetica (L’ippocampo, 2019).

Evoluzione e Scienza per i più piccoli

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Chiara Valentina Segré, Barbara Mazzolai, L’incredibile Plantoide e i superpoteri del regno vegetale, Editoriale Scienza, collana a tutta scienza, p. 64, 2022 Barbara, Samira e Vittorio, i giovani protagonisti del racconto, si intrufolano in un centro di ricerca high-tech dove incontrano il Plantoide: un simpatico robot che spiega loro come le innovazioni tecnologiche siano spesso ispirate alla natura e ai suoi superpoteri. La scienziata italiana inventrice del Plantoide, Barbara Mazzolai, assieme alla divulgatrice Chiara Segré, danno voce a questo robot ispirato alle piante per raccontare le incredibili capacità dei vegetali. Età: da 8 anni.
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Barbara Cuoghi, Code, pinne e branchie. piccolo atlante per conoscere i pesci, Topipittori La stragrande maggioranza dei bambini e dei preadolescenti è composta da esperti zoologi. Sanno praticamente tutto del pangolino del Borneo, dello squalo bianco e del pinguino imperatore. Fate due chiacchiere con un bambino e vedrete che non avrà particolari difficoltà a farvi un bel discorsetto sul cacatua di Goffin. A me è capitato, fu una miniconferenza in piena regola. Mi succede spesso, per la verità, perché sono un’insegnante di matematica e scienze e dal mio osservatorio privilegiato noto da più di quindici anni che i ragazzi dimostrano un interesse sempre vivissimo per il mondo animale, spaziando dal barboncino della vicina di casa al rarissimo pitone albino. Gli zoologi in erba possono anche tentare la mimesi con le tende nelle ore di aritmetica e addirittura la tanatosi in quelle di geometria ma, come Pinocchio, rinviviscono magicamente nelle ore di scienze: sono pieni di curiosità, desiderano condividere le loro conoscenze e sono alla ricerca di risposte, informazioni e pratiche sperimentali. Come mi è stato fatto notare non molto tempo fa, di elefanti e ippopotami so pochino, i pachidermi evidentemente non sono il mio forte, ma con gli anamni, cioè anfibi e soprattutto pesci, vado decisamente meglio, merito di anni spesi a studiarne il sistema nervoso in laboratorio e a nuotare con loro nei sette mari.
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Anna Brett, Charles Darwin l’origine delle specie, Editoriale Scienza  La selezione naturale e l’evoluzione spiegate ai ragazzi in un libro dedicato a Charles Darwin e alla sua teoria. Un volume prezioso, cartonato e di grande formato (28 x 37 cm), con illustrazioni a tutta pagina, che racconta con chiarezza il lavoro del grande naturalista. Charles Darwin è considerato uno dei più grandi scienziati che il mondo abbia avuto. Nel 1859 pubblicò la sua opera più celebre, “L’origine della specie per selezione naturale”, che cambiò radicalmente la concezione che l’uomo aveva di se stesso e del suo sviluppo, e che rappresenta uno degli eventi più significativi della storia della scienza. La sua rimane ancora oggi la migliore spiegazione, basata su evidenze concrete, di come le specie evolvano e cambino nel tempo. Un libro per ragazzi completo e dettagliato, che muove dalle idee dominanti all’epoca del grande naturalista, per poi raccontare il suo pensiero in maniera articolata, fino ad arrivare alle conoscenze attuali. Concetti chiave come selezione naturale, adattamento, istinto, competizione sono spiegati in modo chiaro e con esempi efficaci. Vengono affrontate inoltre le critiche mosse alla teoria all’epoca della pubblicazione: anche se non trascorse molto tempo prima che gli scienziati condividessero l’idea di Darwin su come le specie cambino nel tempo, fu solo nel XX secolo, con la scoperta dei geni, che il mondo accettò fino in fondo la sua teoria. Senza la genetica, Darwin non poteva spiegare in dettaglio come capitassero le variazioni, né in che modo si trasmettessero da una generazione all’altra. Come scienziato, però, era in grado di analizzare ciò che osservava, descrivendo attraverso alcuni esempi chiave come agisse la selezione naturale. Una proposta nata per spiegare l’evoluzione ai ragazzi ma che, grazie alla ricchezza del contenuto e a un formato che cattura lo sguardo, è in grado di affascinare anche il pubblico adulto. Età: da 11 anni
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Davide Morosinotto Chiara Morosinotto, La paura del leone, Rizzoli, p. 228 Piaccia o no, i cacciatori sono fondamentali per il mondo animale, dove tutto si basa sulla relazione tra il predatore e la sua preda, tra chi corre per nutrirsi e chi scappa per salvarsi la vita. E chi scappa per salvarsi vive un’emozione che anche noi umani conosciamo bene: la paura. “Tutti gli animali hanno paura, e per questo motivo adattano il loro comportamento alle situazioni e imparano a con-vivere, nel senso di vivere insieme. Studiando la paura si può capire come funzionano gli ecosistemi e come funziona, in fin dei conti, tutto il nostro mondo” spiega Chiara Morosinotto, biologa evoluzionistica specializzata nei comportamenti animali. Per mostrarci come la paura incida spesso in modi inimmaginabili sulla vita di tutte le creature, uomo compreso, Chiara ci guida attraverso le sue ricerche, mettendo al servizio di noi lettori il suo sguardo di scienziata e di attenta osservatrice della realtà. Il risultato è un volume ricco e coinvolgente, scritto insieme al fratello Davide, dove ogni esperienza è un’avventura, ogni scoperta un racconto.
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Vola Noemi, Sulla vita sfortunata dei vermi. Trattato abbastanza breve di storia naturale, Corraini, 2021  Un trattato abbastanza breve di storia naturale per dare finalmente la giusta attenzione al più sfortunato degli animali: il nuovo libro di Noemi Vola ha per protagonista il lombrico, anche detto verme di terra o, più semplicemente, verme. Dalle abitudini alimentari ai comportamenti bizzarri, dall’habitat sotterraneo alle diverse sfumature di rosa che può assumere, c’è moltissimo da scoprire sul verme: eppure nessuno – con l’illustre eccezione di Charles Darwin – sembra essersi mai interessato a lui. Molti aspetti del suo mondo restano perciò ignoti alla scienza: come ha fatto a eludere la selezione naturale? A cosa serve la sua coda? E perché si ostina a scavare interminabili gallerie nella terra? Quello che sappiamo per certo è che il lombrico non va assolutamente confuso con il bruco, e che la sua vita non è priva di pericoli e rocambolesche avventure. Come quando arriva un temporale e un fulmine cade nel posto sbagliato: per il verme, e la sua coda, niente sarà più come prima. Mescolando osservazioni scientifiche e folgorante ironia in oltre 200 pagine illustrate, Sulla vita sfortunata dei vermi ci racconta di un piccolissimo animale che si trova ad affrontare grandi cambiamenti e grandi domande. Età: da 7 anni.
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Emily Bone, I segreti dell’evoluzione, Usborne Publishing  Da dove ha origine la vita? Perché gli animali hanno quest’aspetto? Le risposte a queste e a tante altre domande sull’evoluzione, dalle prime forme di vita alla straordinaria biodiversità di oggi, in questo splendido volume con alette. Età: da 7 anni.




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Elena Fumagalli, Jacopo Sacquegno, La montagna che vive, Espress Edizioni, 2022 Le montagne e i vulcani come non li avete mai visti. Attraverso la tecnica del visual thinking, grazie a semplici infografiche e immagini coloratissime, questo libro vi guiderà alla scoperta delle vette che punteggiano la superficie del nostro pianeta, raccontandoci come queste si sono formate e come ancora sono in evoluzione: perché la Terra è un pianeta vivo, in perenne movimento e cambiamento. Impareremo anche che le montagne sono vere e proprie oasi di biodiversità, in cui vivono specie animali e vegetali che hanno sviluppato adattamenti prodigiosi alle difficili, a volte estreme, condizioni ambientali. Scopriremo poi che il rapporto dell’uomo con le montagne è antico e prezioso, ma che oggi va tutelato attraverso un approccio responsabile per permettere di preservare nel tempo questi ambienti, ormai già messi a dura prova dal cambiamento climatico. Un libro per godere del prodigio della natura ed educare al pensiero ecologico, divertendosi, grandi e piccini.
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Elena Fumagalli, Jacopo Sacquegno, Il mare che vive, Espress Edizioni, 2022  Il mare e gli oceani come non li avete mai visti. Attraverso la tecnica del visual thinking, grazie a semplici infografiche e immagini coloratissime, questo libro vi guiderà alla scoperta delle vastità di acqua salata che tingono il nostro pianeta di blu. Il mare che vive. La vita di noi esseri umani è indissolubilmente legata al mare: sulle sue coste troviamo svago e relax, nelle sue acque ci immergiamo per nuotare e trovare scampo dal caldo estivo, sulla sua superficie viaggiamo e tracciamo rotte commerciali, dalle sue acque traiamo fonte di nutrimento attraverso la pesca. Ma l’ecosistema marino è tanto ricco e complesso quanto fragile. Il mare che vive ci aiuterà a conoscere le meraviglie degli abissi e le innumerevoli e straordinarie forme di vita che li popolano, ci metterà in guardia sui rischi che corriamo e ci darà preziosi consigli su come preservare il nostro insostituibile tesoro blu. Un libro per godere del prodigio della natura ed educare al pensiero ecologico, divertendosi, grandi e piccini. DALL’INTRODUZIONE: «Quanto è inappropriato chiamare Terra questo pianeta, che invece è così chiaramente Oceano», affermava lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke. In effetti non aveva tutti i torti, perché vista dallo spazio la Terra appare proprio come una palla blu acceso immersa nel buio cosmico, e questo perché la sua superficie è ricoperta per più del 70% da acqua. In realtà, se immaginassimo di compattare l’acqua totale presente sul nostro pianeta in una sfera, questa sarebbe sorprendentemente piccola rispetto a quello che è il volume terrestre, tanto che occuperebbe «solo» poco meno di 1400 km e potremmo comodamente posizionarla al centro degli USA, sopra gli stati di Utah e Colorado. Di tutta l’acqua presente sulla Terra, circa il 96% è salata (mari, oceani, laghi salati) mentre solo una piccola percentuale è rappresentata dalle acque dolci (acque sotterranee, fiumi, laghi).

Mariani natura 600x821 1Manuela Mariani, I segreti della Natura. Storie in rima di piante e animali, Edizioni TS
La risposta a tante domande sugli animali è in questo album firmato da due naturaliste capaci di divertire svelando curiosità, misteri e bellezze del meraviglioso mondo della natura.





Mariani pastasciutta copia 600x827 1
Manuela Mariani, Gli animali non mangiano pastasciutta.
Storie in rima alla scoperta di evoluzione, anatomia e ambienti, Edizioni TS
La risposta a tante domande sugli animali è in questo album firmato da due naturaliste capaci di divertire svelando curiosità, misteri e bellezze del meraviglioso mondo della natura.




Genetica

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Jennifer Doudna, Samuel Sternberg, Il futuro della vita. Come arriveremo a controllare l’evoluzione, Mondadori Nel 2012, mentre stavano studiando la reazione dei batteri alle infezioni virali, Jennifer Doudna e i ricercatori del suo laboratorio a Berkeley non si sarebbero mai aspettati di dare il via alla più grande rivoluzione dell’ingegneria genetica. Per puro caso, come accade spesso in ambito scientifico, compresero il funzionamento di CRISPR-Cas9, un sistema capace di «ritagliare» il DNA: da quel momento, l’ipotesi di manipolare il patrimonio genetico di tutti gli esseri viventi divenne una realtà. Oggi armeggiare con il DNA e modificare il codice genetico che identifica ogni specie del pianeta è alla portata di tutti. Anzi, alcuni esperimenti nel settore agroalimentare sono ormai conclusi da tempo e hanno portato, per esempio, a soia più nutriente e a riso resistente alle malattie. In tutto il mondo gli scienziati stanno utilizzando il CRISPR con esiti più o meno stupefacenti e studiando applicazioni al genoma umano. Gli impieghi sull’uomo hanno infatti un potenziale enorme: grazie al CRISPR si potrebbero mettere a punto terapie in grado di cambiare il decorso di alcune malattie, per esempio l’HIV/AIDS, e di evitare l’insorgenza di patologie invalidanti cui si è predisposti geneticamente, come la distrofia muscolare o il cancro. La velocità a cui progredisce la ricerca obbliga però a domandarci se saremo in grado di affrontare le possibili conseguenze di questa rivoluzione senza precedenti. Per salvaguardare l’enorme potere di regolare il corso dell’evoluzione evitando i pericoli insiti nella tecnologia CRISPR è necessario un consenso determinato e unanime da parte di ricercatori, esperti – scienziati sociali, legislatori, esponenti religiosi e via dicendo – e opinione pubblica. Abbiamo una responsabilità immensa, e forse siamo impreparati ad assumercela, ma non possiamo fare altrimenti: immaginando gli straordinari benefici derivanti dall’editing genetico, dobbiamo impegnarci a fondo per utilizzare al meglio questo strumento.

Letteratura ed evoluzione

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Antonella Anedda, Le piante di Darwin e i topi di Leopardi, Editore Interlinea Tra natura e letteratura questo libro è il racconto appassionato di un confronto tra idee, parlando di animali e di tre autori: Giacomo Leopardi, Erasmus Darwin e suo nipote Charles. Come ha scritto Osip Mandel’stam dei naturalisti, leggerli può spalancare nella nostra vita una radura e, in particolare, «leggere Darwin ci rende attenti, la sua sete di esperienza lo rende affidabile come un reporter sul campo». In queste pagine si svela come riscoprire Leopardi in chiave naturalistica ha un significato particolare per «capire che siamo fragili, caduchi. Infatti quando Leopardi scrive La ginestra ha imparato davvero a morire, il suo riso è diventato una forma di bontà, ridendo nello stesso modo di sé, prima che degli altri».

Come funziona l’evoluzione

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Josef H. Reichholf, Ogni amico è un tesoroL’avventura quotidiana della convivenza tra le specie in natura, Aboca, p. 260  “È raro trovare un volume sugli incredibili rapporti mutualistici presenti in natura che sia accattivante e convincente come questo.” Der Standard “Oltre allo stupore suscitato dalla genialità della simbiosi in sé, il fascino del libro sta nel modo in cui esprime un deciso scetticismo nei confronti di un atteggiamento troppo antropocentrico.” Simbiosi. Se guardiamo all’etimologia, la parola deriva dal greco e vuole dire “vivere insieme” e si esprime nella convivenza di esseri di specie diversa, qualcosa, come sappiamo, non così facile come potrebbe sembrare, per lo meno per noi esseri umani… Anche quando si fa di tutto per stare in armonia ci sono divergenze, separazioni e conflitti. Ma allora viene da chiedersi: i rapporti simbiotici in natura sono migliori? E perché un essere vivente dovrebbe accettare di legare la propria esistenza a quella di un altro? Semplice: perché è più conveniente. Per salvarsi la pelle e fronteggiare al meglio i tanti pericoli della vita, nella maggior parte dei casi la lotta è meno utile dello stare insieme. Pensiamo ai leoni che dopo aver catturato un’antilope vengono circondati dagli sciacalli che si lanciano come fulmini sul cadavere per cercare di accaparrarsi qualche pezzetto di carne. Per i felini i bocconi sottratti sono porzioni minuscole, mentre per gli sciacalli sono grandi abbastanza da garantire la sopravvivenza, considerato che altrimenti non sarebbero mai riusciti a cacciare un animale simile. O pensiamo al rapporto che si è sviluppato tra i cani e l’uomo: per entrambi i vantaggi della convivenza sono enormi ma addirittura, con i cani-guida, la simbiosi uomo-cane ha raggiunto un apice pressoché inarrivabile. O pensiamo, ancora, a come si compensano caprioli e oche (le oche hanno una vista infallibile, riconoscono il pericolo da grandi distanze, mentre i caprioli hanno una pessima vista, ma un udito e un olfatto eccezionali) o alle strane coppie rappresentate da lucertola e scorpione, o da trampolieri e coccodrilli. E anche noi umani rappresentiamo una comunità complessa: tra dentro e fuori, ospitiamo più batteri che cellule del corpo… La simbiosi è, insomma, uno dei fenomeni più affascinanti della natura. Non funziona sempre tutto alla perfezione, esattamente come accade tra noi uomini. Le relazioni ideali, ammesso che esistano, sono rare. Eppure anche quelle non proprio perfette possono avere i loro vantaggi e un certo successo a lungo termine, esattamente come le simbiosi.
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Sean B. Carroll, Una serie di fortunati eventi. Il caso e la nascita della Terra, della vita e di tutti noi, Codice, p. 250 Dall’improbabile e devastante impatto di un asteroide alle selvagge evoluzioni delle ere glaciali, fino agli eventi accidentali e unici che avvengono nelle gonadi dei nostri genitori, siamo tutti qui – noi e le altre specie animali e vegetali – come risultato di una serie sorprendente di avvenimenti fortunati. In un racconto che tiene insieme Jacques Monod e Charles Darwin, la geologia e la genetica, Kurt Vonnegut e gli stand up comedians, l’autore di “Infinite forme bellissime ” Sean B. Carroll ci accompagna alla scoperta dell’incredibile potere del caso, e di come sia la fonte sorprendente di tutta la bellezza e la diversità del mondo vivente
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Lee Alan Dugatkin, Lyudmila Trut, Come addomesticare una volpe (e farla diventare un cane). Scienziati visionari e una fiaba siberiana sull’evoluzione accelerata, Adelphi, collana Animalia, p. 282 Un’avventura scientifica tuttora in corso, i cui risultati conducono a riflessioni appassionanti sulla nostra stessa evoluzione, e insieme un’avventura umana fuori del comune, magnificamente raccontata in questo libro. «Non esistono condizioni ideali in cui scrivere, studiare, lavorare o riflettere, ma è solo la volontà, la passione e la testardaggine a spingere un uomo a perseguire il proprio progetto» affermò Konrad Lorenz. Nel caso di Ljudmila Trut, a queste caratteristiche potremmo aggiungerne un’altra: «un amore patologico per gli animali». Fu questa la molla che nel 1958 indusse la giovane studentessa dell’Università statale di Mosca ad accettare con entusiasmo la proposta di Dmitrij Beljaev di partecipare al progetto più ambizioso mai tentato nel campo dell’evoluzione e del comportamento animale: trasformare la volpe in cane. Si trattava di replicare, in qualche decennio, l’evoluzione, durata quindicimila anni, che ha portato dal lupo al cane, e senza alcuna manipolazione genetica, ma facendo riprodurre selettivamente, generazione dopo generazione, gli esemplari meno aggressivi nei confronti dell’uomo. Se avesse avuto successo, l’esperimento avrebbe dato risposta a molte domande irrisolte che riguardano la domesticazione, a cominciare da quella che aveva stimolato Beljaev: com’è possibile che un feroce predatore si sia tramutato in un animale da compagnia? L’anno seguente, nello scenario da fiaba di una sperduta località siberiana – e con l’alibi di migliorare la produzione di pellicce, perché gli studi di genetica erano banditi dall’ortodossia sovietica -, ebbe inizio la grande avventura.
Leggi su Pikaia la recensione a cura di Alessia Colaianni
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Elisabetta Corrà, Capire la sesta estinzione. La più grande rivoluzione umanistica della storia, Pubblicato in proprio, p. 213  La sesta estinzione di massa è la condizione storica ed ecologica del nostro XXI secolo. Siamo nei guai. La defaunazione globale avanza. Gli scienziati descrivono il lento commiato di migliaia di specie animali come un annientamento della ricchezza biologica del nostro Pianeta. Eppure, per capire la sesta estinzione i numeri non bastano. L’estinzione è un modo di produrre cultura, di inventare economie, di sperimentare idee. È stata uno strumento formidabile di espansione della Modernità. Ecco perché, tra Seicento e Settecento, siamo diventati abili nello sfruttamento di animali, foreste e popoli non Europei. È allora che abbiamo cominciato ad elaborare modi nuovi di intendere l’esistenza. Ispirati alla libertà di pensiero, all’uguaglianza fra esseri umani e al diritto di intraprendere viaggi alla scoperta del mondo. Il capitalismo oceanico, che ha plasmato l’attuale assetto economico planetario, e l’uso sistematico dell’estinzione sono stati una impresa umanistica. Ciò che più amiamo della civiltà ci è però letteralmente costato il Pianeta. Perciò è così difficile accettarne l’evidenza. Non solo la nostra specie, Homo sapiens, ma la civiltà stessa è ambigua. Ed è allora da qui che bisogna partire per capire il collasso della biodiversità.

Giochi e fumetti

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Paleo. Il gioco da tavolo
, Giochi Uniti Paleo è un gioco cooperativo ambientato nell’età della pietra, in cui i giocatori impersonano una tribù di uomini primitivi. Lo scopo del gioco è riuscire a completare una pittura rupestre, senza perire nella lotta alla sopravvivenza. Il gioco è diviso in giorno e notte, dove nel giorno si esplora il mondo circostante, si costruiscono oggetti, si affrontano pericoli o si reclutano membri della propria tribù. La notte invece si sfama la propria tribù e si risolvono le carte missione.

Miscellanea di scienze della vita

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Cau Andrea, La rivoluzione piumata. I sauropodomorfi, Pubblicato in proprio, volume III, p. 123, 2021  Perché i dinosauri dominarono in tutti i continenti, praticamente senza rivali, per oltre cento milioni di anni? Perché i dinosauri, e non altre specie, furono i più giganteschi animali che abbiano camminato sul nostro pianeta? Perché gli uccelli sono oggi considerati “gli ultimi dinosauri”? I dinosauri sono gli animali estinti più famosi. Essi sono i protagonisti di romanzi, film di successo e l’ispirazione per innumerevoli prodotti commerciali. Eppure, per quanto i dinosauri siano famosi, il loro effettivo significato scientifico è spesso frainteso dal pubblico. Questo è il terzo volume di una serie dedicata a capire i dinosauri: capire come e perché si siano originati, perché il loro successo sia durato 160 milioni di anni, come e perché raggiunsero dimensioni enormi, e perché essi non siano del tutto estinti, ma popolino ancora oggi la Terra con migliaia di specie. Il terzo volume si concentra sulle fasi principali della storia dei sauropodomorfi, il gruppo che include dinosauri iconici come Brachiosaurus e Diplodocus, e che comprende i più grandi animali terrestri di tutti i tempi. Gli elementi chiave della loro biologia, ecologia ed evoluzione, deducibili dai resti fossili, saranno messi in relazione alla storia dell’ambiente e del resto della biosfera durante l’Era Mesozoica, arrivando fino alla estinzione del gruppo, avvenuta assieme agli altri dinosauri, 66 milioni di anni fa.
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Simona Ginsburg, Eva Jablonka, Picturing the Mind. Consciousness Through the Lens of Evolution,The MIT Press, p. 256  What is consciousness, and who (or what) is conscious—humans, nonhumans, nonliving beings? How did consciousness evolve? Picturing the Mind pursues these questions through a series of “vistas”—short, engaging texts by Simona Ginsburg and Eva Jablonka, accompanied by Anna Zeligowski’s lively illustrations. Taking an evolutionary perspective, Ginsburg and Jablonka suggest that consciousness can take many forms and is found not only in humans but even in such animals as octopuses (who seem to express emotions by changing color) and bees (who socialize with other bees). They identify the possible evolutionary marker of the transition from nonconscious to conscious animals, and they speculate intriguingly about aliens and artificial intelligence. Each picture and text serves as a starting point for discussion. The authors consider, among other things, what it’s like to be a bat (and then later, what it’s like to be a bat in virtual reality); ask if the self is like a hole in a doughnut; report that women, children, and nonwhite men were once thought by white men to be less richly conscious; and explore what sets humans apart—is it music, toolmaking, cooperative parenting, blushing, sentience, symbolic language? In Picturing the Mind, questions suggest answers. Imminente l’uscita in italiano con Raffaello cortina
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Philip Ball, The Book of Minds. How to Understand Ourselves and Other Beings, from Animals to AI to Aliens, University of Chicago Press, p. 512  Popular science writer Philip Ball explores a range of sciences to map our answers to a huge, philosophically rich question: How do we even begin to think about minds that are not human? Sciences from zoology to astrobiology, computer science to neuroscience, are seeking to understand minds in their own distinct disciplinary realms. Taking a uniquely broad view of minds and where to find them—including in plants, aliens, and God—Philip Ball pulls the pieces together to explore what sorts of minds we might expect to find in the universe. In so doing, he offers for the first time a unified way of thinking about what minds are and what they can do, by locating them in what he calls the “space of possible minds.” By identifying and mapping out properties of mind without prioritizing the human, Ball sheds new light on a host of fascinating questions: What moral rights should we afford animals, and can we understand their thoughts? Should we worry that AI is going to take over society? If there are intelligent aliens out there, how could we communicate with them? Should we? Understanding the space of possible minds also reveals ways of making advances in understanding some of the most challenging questions in contemporary science: What is thought? What is consciousness? And what (if anything) is free will? Informed by conversations with leading researchers, Ball’s brilliant survey of current views about the nature and existence of minds is more mind-expanding than we could imagine. In this fascinating panorama of other minds, we come to better know our own.
image100 Brian Greene, Fino alla fine del tempo. Mente, materia e ricerca di significato in un universo in evoluzione, Einaudi, Collana Einaudi tascabili.  Saggi, p. 464 L’universo è sorprendentemente vasto, eppure è governato da leggi matematiche semplici, eleganti, assolute. All’interno della linea temporale cosmica, la nostra èra risplende ma è fugace. Un giorno, il genere umano scomparirà. E l’universo farà la stessa fine… «Enciclopedico per ambizione ed erudizione, ricolmo di pensieri profondi e aneddoti divertenti… Una lettera d’amore all’effimero momento cosmico in cui tutto è possibile» – Dennis Overbye, The New York Times Brian Greene accompagnando i lettori in un viaggio mozzafiato, dal Big Bang alla fine del tempo, ci invita a riflettere sull’inimmaginabile vastità che ci circonda. Ci mostra come, a partire dall’ordine originario, l’universo si sia inesorabilmente spostato verso il caos mentre intanto si formavano i pianeti, le stelle e le galassie. E come poi i meccanismi biochimici, i neuroni e il pensiero si siano evoluti in una coscienza complessa, dando origine alle culture, ai miti, alla creatività artistica e alla scienza. Attraverso una serie di storie concatenate, che spiegano i diversi strati intrecciati della realtà, dalla meccanica quantistica ai buchi neri, queste pagine fanno luce sulla nostra origine, rivelandoci a che punto siamo arrivati e fin dove potremmo spingerci. Una prospettiva completamente nuova sul nostro posto nell’universo e su cosa significhi essere umani.