Alla ricerca di una nuova rotta nell’Antropocene
Pikaia ha letto per voi “Il giro del mondo nell’Antropocene. Una mappa dell’umanità del futuro” (Raffaello Cortina Editore, 2022) scritto da Telmo Pievani e Mauro Varotto.
Conoscenza, consapevolezza e azione
Il libro ha a mio avviso diversi aspetti di enorme interesse, che riguardano da un lato il fatto che nasca per provare a stimolare il passaggio dalla conoscenza alla consapevolezza dei cambiamenti in atto, così che dalla consapevolezza possano derivare azioni efficaci. È stato per me preoccupante sentire alcuni politici italiani dire che le prime prove di produzione di energia per fusione nucleare dimostrano che il cambiamento climatico si combatte con la tecnologia e non con l’ambientalismo. Peccato che la tempistica con cui questa innovazione sarà disponibile sia decisamente differente rispetto a quella dei cambiamenti climatici già in atto e sia impensabile rimandare per altri venti anni scelte ormai obbligate.
“Serve tradurre nella pratica questo enorme bagaglio di studi per salvaguardare non tanto e non solo gli equilibri del pianeta, ma noi stessi. Siamo agli inizi di una grande sfida e di un’auspicabile inversione di rotta in quella che ormai è diventata la “nostra” era geologica: l’Antropocene”.
Il secondo punto di interesse è legato al fatto che Pievani e Varotto ricordano al lettore che il cambiamento climatico è un problema globale, che per essere affrontato richiede una democrazia globale, ovvero la capacità di gestire in maniera coordinata a livello planetario le nostre azioni, coinvolgendo tutti per un’azione che possa essere realmente efficace. Per ottenere, però, questo risultato serve cambiare anche il modo in cui i cambiamenti climatici sono raccontati superando gli specialismi che impediscono di giungere a una visione d’insieme del problema e adottando modalità narrative diversificate per coinvolgere tutti.
Un triplo viaggio attorno al mondo
Leggendo Il giro del mondo nell’Antropocene riuscirete a fare tre volte il giro del mondo, avendo però guide e spunti diversi. Il primo giro è organizzato da Telmo Pievani, che ispirandosi alla scommessa di Phileas Fogg (il protagonista del romanzo Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne), propone al lettore un tour mozzafiato ambientato nel 2872, esattamente mille anni più tardi rispetto a quello immaginato da Verne. Il viaggio parte dall’Africa, culla dell’umanità per concludersi in un Antartide insolito divenuto una sorta di nuova arca di Noè per l’umanità, in quanto ultimo continente in grado di offrire condizioni per la sopravvivenza dell’umanità.
Il secondo giro del mondo è un viaggio fantageografico attraverso le mappe realizzate da Francesco Ferrarese, che impreziosiscono il libro e diventano uno mezzo in più per catturare l’attenzione del lettore. Le immagini (in questo caso le mappe) hanno infatti una enorme capacità di coinvolgerci, ben più di altre forme di comunicazione.
Il terzo giro del mondo è proposto da Mauro Varotto e ci permette di attraversare luoghi e temi cruciali del mondo attuale, portandoci in luoghi poco noti, ma che hanno invece un forte ruolo rivelatore delle contraddizioni dell’Antropocene. Dimenticate quindi New York, Parigi, Londra, Berlino, Milano, San Francisco, Los Angeles, Singapore e Tokyo per partire verso Atafona e Moynaq, Bidi Bidi e Dadaab, Handan e Shandong, Tar Heel e Binéfar, Bantargebang e Agbogbloshie dove gli effetti dei cambiamenti su altri esseri umani si possono già ora toccare con mano.
“Se l’umanità è il problema, una nuova umanità non può che essere la soluzione: ripensare non solo il nostro modello economico ed energetico, ma noi stessi e il nostro stile di vita è la strada obbligata per uscire dalla crisi”.
L’umanità in fuga
Pievani e Varotto propongono numerosissimi temi che vanno dalla perdita di biodiversità, alla fusione del permafrost e all’innalzamento del livello del mare (in Cina con un riscaldamento di 2 gradi il livello del mare inonderebbe una zona abitata oggi da 64 milioni di persone!), ma il tema che trovo di maggiore forza, anche per il modo in cui è spesso affrontato in Italia, riguarda i migranti climatici. Come ci ricordano Pievani e Varotto, nel 2019 i rischi legati a eventi meteorologici hanno costretto alla fuga circa 25 milioni di persone in 140 paesi. Secondo il rapporto “Le migrazioni climatiche: rischi e sfide per le politiche di adattamento” saranno circa 260 milioni le persone che nei prossimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, saranno costrette a emigrare. Si stima che questo fenomeno per la maggior parte interesserà l’Asia meridionale a causa delle crescenti inondazioni, la regione subsahariana per la scarsità d’acqua, le ricorrenti siccità e i cambiamenti nella stagione delle piogge e l’America Latina (e in particolare l’Amazzonia) per il degrado delle risorse naturali. Considerati sotto la lente dei cambiamenti climatici, luoghi separatati da ampie distanze divengono in realtà vicini per i simili problemi che dovranno affrontare. Il giro del mondo nell’Antropocene ha per me questo particolare merito: mostrare l’intensità delle relazioni che legano tutte le società umane indipendentemente da dove ora esse sono geograficamente.
“L’insegnamento che proviene dalla geografia è che abitare non significa risiedere sempre nello stesso luogo, ma fare propri i luoghi nel movimento; solo così è possibile arricchire insieme se stessi e i territori che si attraversano. In fondo, come diceva Cicerone riportando un detto di Pacuvio, «Patria est ubicumque est bene», «la patria è dovunque si sta bene». Così, forse, il genere Homo è diventato sapiens”.
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.