“Il clima che vogliamo” racconta la grande sfida del cambiamento climatico

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Pikaia ha letto per voi “Il clima che vogliamo: ogni decimo di grado conta”, il nuovo libro curato da Il Bo live, per raccontare e analizzare il cambiamento climatico in atto.

Questa estate passerà alla storia come una delle più calde dal 1800 a oggi, da quando cioè sono disponibili i dati delle rilevazioni meteorologiche in Italia. Purtroppo però, secondo quanto prevedono numerosi rapporti e studi, il peggio deve ancora venire: l’Italia si avvia verso un futuro fatto di periodi estivi sempre più torridi.

A rendere ancora più seria la situazione si è inoltre aggiunta la siccità, che quest’estate ha colpito severamente alcune regioni italiane, tra cui in particolare la Sicilia. Questi mutamenti si inseriscono in una fase di generale cambiamento climatico del bacino del Mediterraneo, che si sta riscaldando il 20% più velocemente della media globale registrando un aumento di 1,5° centigradi della temperatura media rispetto all’era preindustriale. Nei fatti, il bacino mediterraneo ha già raggiunto la soglia di allarme fissata dall’accordo sul clima di Parigi del 2015 per mitigare gli eventi meteorologici estremi. Quali conseguenze avranno questi cambiamenti e cosa possiamo fare per contenere questo progressivo riscaldamento?

Per provare a comprendere appieno la portata dei cambiamenti in atto, una lettura assolutamente consigliata è Il clima che vogliamo: ogni decimo di grado conta, il nuovo libro curato dalla redazione de Il Bo Live (il web magazine dell’Università di Padova) e uscito per la collana I Libri de Il Bo Live, diretta dalla giornalista Elisabetta Tola. Un testo decisamente curato e ben scritto, che da un lato vuole ribadire la contingenza dei cambiamenti in atto e dall’altro evidenziare il paradosso, per cui siamo consapevoli di vivere una situazione di vulnerabilità permanente e crescente, ma tentenniamo all’idea di apportare cambiamenti al nostro stile di vita.

Non aspettatevi il classico saggio scientifico di stile tecnico: Il clima che vogliamo ha il merito di dare voce a numerosi autori (tra cui Sofia Belardinelli, Francesca Buoninconti, Valerio Calzolaio, Lorenzo Ciccarese, Federica D’Auria, Andrea Gaiardoni, Antonio Massariolo, Barbara Paknazar, Monica Panetto, Sara Segantin, Mattia Sopelsa, Francesco Suman, Elisabetta Tola e Paolo Zardi), che in modo personale, ma schietto e competente ci aiutano a riflettere su quello che sta accadendo invitandoci ad agire. Non troverete però ricette facili, perché non ci sono soluzioni semplici, in quanto dobbiamo letteralmente smontare la società in cui siamo abituati a vivere per immaginarne una nuova maggiormente sostenibile ed equa.

Prendere atto del cambiamento climatico in corso

L’invito che questo libro pone con forza è di documentarci, di leggere e di interessarci così da non cadere nell’inganno di chi vuole farci credere che non stia accadendo nulla di nuovo. Frasi del tipo “Il clima è sempre cambiato, non c’è nulla di strano” oppure “Le specie si sono sempre estinte e nuove specie hanno preso il loro posto”, devono farci indignare, perché mirano a negare una realtà scientifica attestata da dati e osservazioni e ci fanno perdere tempo. Tempo che non abbiamo, se vogliamo provare a mitigare gli effetti di quella che indubbiamente è la più grande sfida che l’umanità abbia mai dovuto affrontare.

Non c’è politica che possa sperare di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti senza non solo l’adesione, ma un vero e proprio traino della cittadinanza sulla politica. E dunque, ogni strumento che consenta una maggiore partecipazione e valorizzazione delle persone è non solo auspicabile, ma diventa un ingrediente fondamentale per compiere questo passaggio epocale“.

Elisabetta Tola

Siccome spesso in quel grande condomino che è il nostro pianeta, i condomini si destano dal proprio torpore solo quando si arriva al capitolo “spese da pagare”, è interessante anche prendere atto che questa inazione ha costi importanti, che consistono nella spesa che dovremo sostenere per riparare i danni di un cambiamento climatico che non abbiamo contrastato e che abbiamo fatto finta di non vedere. A questi si aggiungono poi i costi della transizione energetica verso energie più pulite che permettano di abbattere le emissioni dovute all’azione umana e i costi dell’adattamento, ovvero le spese che dovremo affrontare per convivere con queste nuove condizioni ambientali. La rata delle spese straordinarie da pagare sarà quindi decisamente “salata”!

Ma che cifra quindi metteremo a bilancio nel capitolo spese del nostro surriscaldato condominio? Secondo alcune valutazioni possiamo stimare un danno economico di 54.000 miliardi di dollari entro il 2100 nello scenario in cui l’innalzamento della temperatura rimanga entro 1,5°C rispetto all’era preindustriale. I costi potrebbero però salire a quasi 70.000 miliardi nello scenario di 2°C di aumento. E’ indubbiamente una spesa enorme da sostenere, tuttavia, se si guardano i dati, prima ci attiviamo e meno costerà arrivare a una nuova normalità climatica ed economica.

La transizione ecologica modificherà il mondo e non può essere altrimenti. Per evitare di avere un futuro non desiderabile, i cambiamenti dovranno essere apportati dalle grandi multinazionali fino al singolo cittadino. Queste scelte ricadranno su tutti noi, e lo faranno modificando le nostre abitudini, i nostri mezzi di spostamento e probabilmente anche la nostra dieta

Antonio Massairolo.

Il legame tra cambiamenti climatici e crisi della biodiversità

Numerosi saggi presenti in Il clima che vogliamo ci ricordano, inoltre, che cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono connessi, nel senso che uno alimenta l’altro, per cui dobbiamo guardare alle crisi della biodiversità e del clima come un unico problema, così da identificare soluzioni valide per entrambe. Fare, ad esempio, scelte per favorire un uso sostenibile dei servizi ecosistemici e il ripristino di habitat naturali, paesaggi, zone umide e marine ed aree agricole può aiutarci su entrambi i fronti. Per altro, come ci ha insegnato la recente pandemia dovuta al Sars-Cov2, perturbare gli habitat dove vivono specie che fungono da serbatoio di potenziali patogeni aumenta anche le probabilità di contatto con la specie umana. Tutelare l’ambiente in cui viviamo è quindi anche un modo diretto per proteggere noi stessi da nuove crisi sanitarie: la risposta a quelli che sono due dei più pressanti problemi di questo secolo, le epidemie e il cambiamento climatico, passa quindi da concrete azioni di tutela dell’ambiente, della biodiversità e dei servizi ecosistemici.

Se deforestiamo in Brasile o in Indonesia, stiamo contemporaneamente alimentando la crisi climatica, il crollo della biodiversità, la distruzione degli ecosistemi in cui vivono i popoli nativi, la probabilità di nuove zoonosi. Ce lo ricordano le maggiori riviste scientifiche ogni settimana: nelle interconnessioni e nei circoli viziosi tra queste differenti fonti di instabilità si annida la prima tempesta perfetta. Ne esiste, tuttavia, una seconda, non meno insidiosa, che nasce dalla congiunzione di nemici eterogenei che allontanano costantemente l’elaborazione di soluzioni efficaci al collasso ambientale in atto. È la tempesta perfetta della nostra miopia” .

Telmo Pievani, Prefazione
Di crisi climatica e di biodiversità si parla anche nella serie di video La biodiversità al centro”, realizzata da Pikaia per conoscere meglio i ricercatori e le ricercatrici del Centro Nazionale Biodiversità

I cambiamenti climatici a tavola

Il libro, curato da Elisabetta Tola spazia dalla crisi idrica ai costi della transizione energetica, passando per la descrizione dei principali istituti e associazioni che raccolgono e analizzano dati su clima e biodiversità. Un ultimo aspetto che però penso sia interessante sottolineare è legato alle produzioni alimentari, che nel prossimo futuro potrebbero dover cambiare sensibilmente. Come italiani siamo spesso molto orgogliosi delle nostre produzioni tradizionali: è interessante riflettere anche sulla portata che i cambiamenti climatici avranno sui nostri agricoltori e sui paesaggi che consideriamo abituali. Produzioni che consideriamo tradizionali, potrebbero smettere di esserlo entro pochi decenni.

Il cambiamento climatico sta modificando interi ecosistemi dai poli ai tropici, passando per le vette delle montagne più alte del Pianeta. Mentre i ghiacciai si ritirano e vediamo sparire la nostra principale fonte d’acqua potabile, animali e piante si spostano verso Nord e scalano le montagne, comprese le nostre Alpi. E in questa migrazione forzata, rientra ovviamente tutto il comparto agricolo, compreso quello vinicolo: il cambiamento climatico sta già riscrivendo la geografia dei vini, che per mantenere certe caratteristiche organolettiche, legate ai tempi di maturazione delle uve o alle piogge, devono spostarsi. La vocazionalità dei territori sta già cambiando e così per esempio il Pinot nero o lo Chardonnay cresceranno presto in vigne tedesche e non più in Borgogna o a Bordeaux, con buona pace delle certificazioni Dop, Doc, Igp e via discorrendo e di un mercato che vale quasi 90 miliardi di euro“.

Francesca Buoninconti

Numerosi libri di recente pubblicazione hanno affrontato il tema del cambiamento climatico (qui e qui alcuni suggerimenti di lettura da precedenti articoli di Pikaia), ma pochi restituiscono al lettore una fotografia così approfondita e concreta dei cambiamenti climatici in atto come gli Autori del Il clima che vogliamo. Il titolo stesso indica chiaramente la volontà di ragionare su dati e su soluzioni, così da evitare di arenarsi su un controproducente tono catastrofista e apocalittico. L’approccio comunicativo scelto dagli Autori modula emozioni positive e negative, non limitandosi all’enunciare il problema, ma suggerendo anche possibili soluzioni che possano dare nuove prospettive e speranze. Il cambiamento climatico viene inoltre raccontato attraverso storie di buone pratiche, su vicende umane e casi reali che possono rimanere impressi nella memoria.

Che cosa serve per avere il clima che vogliamo

Da bambino non amavo molto farmi leggere racconti con mostri, perchè nella mia fantasia questi arrivavano sempre a prendere le forme che più mi terrorizzavano, per cui finivo per nascondere la testa sotto le lenzuola. Come ben ci segnalano gli Autori di Il clima che vogliamo: ogni decimo di grado conta, oggi l’umanità si trova a combattere un mostro che noi stessi abbiamo creato e che non potremo affrontare nascondendo la testa sotto le lenzuola. L’Homo sapiens è stato ed è tutt’ora il più grande “ingegnere ecosistemico” che ci sia sulla Terra. Da millenni la nostra specie modifica, infatti, l’ambiente per adattarlo alle proprie esigenze e il cambiamento climatico è uno degli effetti più evidenti. Ora i cambiamenti climatici ci danno l’occasione di dimostrare che quel sapiens che ci siamo attribuiti è realmente meritato e che saremo capaci di adattarci all’ambiente che abbiamo modificato, anche se questo comporterà grandissime difficoltà e costi molto alti.