Il MUSE presenta Bugs’ Life – Storie di invertebrati africani

Fino al 3 agosto 2025 la Foresta tropicale montana del MUSE di Trento ospita un esposizione dedicata alla fauna invertebrata delle foreste africane
Colorati, affascinanti ed esotici: il mondo degli invertebrati africani entra nella Foresta tropicale montana del museo per far conoscere al pubblico coleotteri, mantidi, millepiedi e chiocciole giganti.
Passeggiando nella vegetazione della serra del MUSE, sarà possibile scoprire come vivono, come si difendono e come si riproducono questi animali, grazie a dieci terrari e quattro teche entomologiche che consentiranno di osservarli da vicino in sicurezza, nel rispetto delle loro esigenze ecologiche. “Bugs’ Life” invita a scoprire, attraverso un inatteso e sorprendente percorso tematico, la misteriosa fauna invertebrata delle foreste africane.
Avvolto nell’ombra e nell’umidità, il sottobosco delle foreste pluviali africane è teatro di interazioni tra innumerevoli organismi non meno di quanto lo siano le chiome dei grandi alberi. Insetti, ma anche aracnidi e millepiedi, crostacei e molluschi si confrontano in un caleidoscopio di relazioni: predatori e prede, attacco e di difesa, mimetismo e camuffamento.
“Quest’anno – spiega la mediatrice scientifica del MUSE Chiara Steffanini – abbiamo pensato di proporre un nuovo approfondimento al pubblico del museo. Dopo le farfalle, che per ben tre edizioni hanno colorato la fitta vegetazione della serra, quest’anno ci dedicheremo agli invertebrati africani, in coerenza con l’allestimento della foresta tropicale montana. Tra gli obiettivi della mostra, sicuramente c’è quello di stimolare la riflessione sull’importanza della conservazione della biodiversità e sulla tutela degli ecosistemi forestali, evidenziando il valore della complessità degli ecosistemi e dell’interazione tra organismi viventi arricchendo, temporaneamente, la biodiversità della serra tropicale”
Francesco Barbieri, biologo specializzato in entomologia che si occupa di insetti tropicali e case delle farfalle da quasi quarant’anni, ha collaborato alla realizzazione dell’esposizione.
“Le specie esposte – racconta Barbieri – sono state scelte per le loro caratteristiche ecologiche, in quanto rappresentanti di diverse strategie di sopravvivenza che testimoniano la ricchezza e la complessità della natura africana. Sono prede e predatori, più spesso entrambe le cose, che ci propongono una rassegna di armi e difese diverse, frutto di milioni di anni di dura competizione, tipica di ambienti a così elevata biodiversità”.
Diversi sono i “giganti” ospitati, con alcuni record, quali le più grandi specie esistenti di chiocciola terrestre, di millepiedi e di blatta, che ci raccontano perché il gigantismo può essere un vantaggio.

Le acatine hanno un guscio di forma conica, che si assottiglia nella parte posteriore, il quale può avere dimensioni insolitamente più grandi della norma, con un’altezza compresa tra i 7 e i 10 cm. Solitamente di colore bruno-rossastro, il guscio della Acatina può presentare anche altre colorazioni. Il corpo di queste lumache giganti è dominato da un piede di grandi dimensioni, il quale permette loro di strisciare sul terreno. Il cibo viene assorbito tramite la radula, una sorta di lingua dotata di piccoli denti che si trova nell’apparato boccale di questo mollusco. Il corpo della lumaca africana gigante è lungo in media circa 20 cm, mentre il peso raggiunge i 500 gr. Sono stati registrati anche esemplari molto più grandi e pesanti (quasi 1 kg), ma si tratta di eccezioni. Foto. F. Barbieri.

Archispirostreptus gigas, noto come millepiedi gigante africano, shongololo o Bongololo, è la più grande specie esistente di millepiedi, potendo raggiungere i 33,5 centimetri di lunghezza e i 67 millimetri di circonferenza. Ha circa 256 zampe, anche se il numero può variare con ogni muta, quindi cambia da individuo a individuo. Vive principalmente nelle foreste, ma può essere trovato anche in habitat costieri che presentano almeno qualche albero. Svolge un ruolo importante come decompositore negli ecosistemi tropicali. A. gigas contribuisce alla decomposizione del materiale vegetale, restituendo nutrienti al suolo e sostenendo la salute del sottobosco. Utilizza l’emocianina, una proteina a base di rame, per il trasporto dell’ossigeno. È ben adattato ad ambienti poveri di ossigeno, come tronchi marci e letti di foglie dense. Foto: F. Barbieri.
Tra gli animali più insoliti e poco conosciuti ci saranno anche lo scarabeo profumato, riconoscibile grazie al suo aroma fruttato; l’insetto stecco blu, il cui maschio esibisce una splendida livrea metallica, straordinaria per un insetto appartenente a questo gruppo, tipicamente specializzato nel non farsi vedere; le cimici assassine, anch’esse giganti del gruppo, in grado di spruzzare veleno per difendersi dagli aggressori.

Si tratta di un insetto appartenente al genere di cimici assassine Psyttala. Questa specie è endemica dell’Africa occidentale tropicale, dal Togo al Camerun. Sono predatori terrestri d’agguato, che vivono nascosti nel legno o negli alberi morti, uscendo per nutrirsi delle loro prede, che uccidono grazie al veleno iniettato attraverso il loro rigido rostro. Possono anche spruzzare un liquido tossico.

Specie di fasmide, o insetto stecco, appartenente al genere Achrioptera, diffusa in Madagascar e nell’Arcipelago delle Comore. Gli insetti stecco solitamente si mimetizzano con l’ambiente circostante, ma il maschio di A. manga è di colore blu, risaltando rispetto al fogliame intorno. È uno degli insetti più grandi al mondo, potendo raggiungere una lunghezza di 24 centimetri. (Foto F. Barbieri)

Dicronorhina derbyana è la specie più piccola del suo genere. I maschi raggiungono una lunghezza di circa 40–50 millimetri, mentre le femmine sono leggermente più piccole, misurando circa 35–38 millimetri. Le larve vivono nel terreno nutrendosi di materiale vegetale in decomposizione, mentre gli adulti si alimentano principalmente di linfa degli alberi e frutta. Una femmina può deporre fino a 200 uova. L’intero ciclo vitale dura circa 8–9 mesi, mentre i coleotteri adulti vivono 3–4 mesi. Questi coleotteri dai colori vivaci sono presenti principalmente in Kenya, Tanzania, Zambia, Malawi, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica.
Oltre a chi utilizza strategie “tradizionali”, come il diffuso mimetismo criptico, c’è chi si finge morto, come la mantide fantasma, o chi produce suoni intimidatori come alcuni scarabei e blatte.

Phyllocrania paradoxa, comunemente nota come mantide fantasma, è una piccola specie di mantide africana, notevole per il suo aspetto simile a quello di una foglia secca. Fa parte delle tre specie del genere Phyllocrania ed è famosa per il suo mimetismo distintivo che la fa sembrare una foglia appassita e rinsecchita. Il colore varia in diverse tonalità di marrone, dal marrone molto scuro (quasi nero) fino al grigio verdastro. Il colore può cambiare tra una muta e l’altra ed è influenzato dalla luce e dall’umidità ambientale. In natura, riesce a mimetizzarsi perfettamente tra le foglie morte. I predatori, come gli uccelli, tendono a ignorare insetti che si confondono con lo sfondo, e rimanendo immobile, la mantide fantasma può passare inosservata. Se minacciate,le grandi ninfe e le femmine adulte adottano la tanatosi (si fingono morte), mentre i maschi adulti tendono a fuggire correndo o volando.
“Gli esemplari – precisa l’entomologo – non sono stati prelevati in natura, ma sono tutti stati allevati nel rigoroso rispetto del loro benessere e ovviamente delle normative internazionali. Sono specie non considerate pericolose per l’uomo e per i nostri ambienti, e che alleviamo e studiamo con successo da anni”.
IN COLLABORAZIONE CON:
Farfalle nella Testa Soc. Coop. Farfalle nella Testa è una cooperativa attiva nella divulgazione scientifica, naturalistica e culturale. Progetta e realizza programmi didattici, organizza eventi, si occupa di marketing territoriale e promuove forme di turismo sostenibile. Gestisce diverse strutture museali, tra cui la Casa delle Farfalle di Bordano, la più grande butterfly house d’Italia.
Museo Entomologico MUFFFA Il MUFFFA – Museo Friulano delle Farfalle e delle Falene nasce nel 2020 con l’obiettivo di conservare, catalogare e studiare le collezioni entomologiche, tutelando un patrimonio naturalistico e scientifico di grande valore, e di divulgare la conoscenza degli insetti, in particolare farfalle e falene.
Fonte e immagini: comunicato stampa MUSE – Museo delle scienze