Il super predatore antenato dei delfini

image 8626 1e Ankylorhiza tiedemani

Il primo scheletro quasi completo di Ankylorhiza tiedemani, un antico delfino vissuto più di 20 milioni di anni fa, permette di far luce sulla storia evolutiva dei delfini e degli altri cetacei


È stato per la prima volta descritto, in uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, uno scheletro quasi completo dell’antico delfino Ankylorhiza tiedemani, vissuto durante l’Oligocene, circa 24 milioni di anni fa. La ricerca permette di fare luce su alcuni punti oscuri dell’evoluzione dei delfini rispetto agli altri cetacei.

Lungo poco meno di 5 metri, e con una chiostra di denti grossi e appuntiti, Ankylorhiza non era un adorabile clown del mare come i delfini cui siamo abituati al giorno d’oggi. Si trattava di un predatore apicale, il più grande appartenente al sott’ordine degli Odontoceti (cioè i cetacei dotati di denti) dell’Oligocene.

Ankylorhiza tiedemani non è una specie nuova, il primo cranio frammentario è stato scoperto già nel XIX secolo, ma questo è il primo ritrovamento di uno scheletro quasi completo. I reperti relativi a questa ricerca sono stati rinvenuti durante gli anni ’90 del secolo scorso in Carolina del Sud, Stati Uniti, ma solo recentemente sono stati oggetto di studio. La maggior parte degli antichi delfini sono conosciuti solo tramite il cranio, quindi questo esemplare quasi completo permette di dare uno sguardo senza precedenti alla loro evoluzione e al loro adattamento al nuoto veloce.

E sono proprio questi adattamenti ad essere sorprendenti, in particolare il fatto che presentino dei caratteri primitivi, come l’omero ancora in fase di accorciamento. Si riteneva infatti che i caratteri legati al nuoto veloce fossero condivisi tra Odontoceti e Misticeti (cioè i cetacei filtratori dotati di fanoni), tramite i loro antenati comuni, già al momento della loro divisione in due rami evolutivi separati, circa 35 milioni di anni fa. La posizione, nella sistematica, di Ankylorhiza vicino alla base degli Odontoceti fa invece pensare che molte di queste caratteristiche siano frutto di convergenza evolutiva.

Come già citato, Ankylorhiza era un grande predatore apicale, probabilmente il primo cetaceo a rioccupare questa nicchia geologica dopo l’estinzione del grande Basilosaurus alla fine dell’Eocene, tra 4 e 5 milioni di anni prima. Il suo rostro era relativamente allungato, e gli incisivi proiettati verso l’esterno, caratteristiche che fanno ipotizzare una sua abitudine di speronare le prede. Questo, unito alla sua evoluzione per il nuoto veloce, lo avrebbe reso in grado di cacciare una grande quantità di prede, tra cui altri cetacei, sirenidi, squali e, in realtà, quasi tutto quello che si trovava in sua prossimità.


Riferimenti:
Robert W. Boessenecker et al. Convergent Evolution of Swimming Adaptations in Modern Whales Revealed by a Large Macrophagous Dolphin from the Oligocene of South Carolina. Current Biology, published online July 9, 2020; doi: 10.1016/j.cub.2020.06.012

Image credit: Robert Boessenecker