Le Ande precolombiane sotto la lente del DNA
Sulle Ande i popoli di ogni regione sono stati riorganizzati dal dominatore da turno, ma non sostituiti. Lo racconta l’analisi del DNA antico di 89 individui vissuti tra i 9000 e i 500 anni
Quando i Conquistadores arrivarono sulle Ande distrussero l’impero Inca nel solito modo: armi, acciaio, malattie. Gli Spagnoli diventarono anche i primi storiografi di quel popolo. E i loro resoconti sono stati molto influenti, sia perché la storia la scrivono i vincitori, sia perché gli Inca non usavano la scrittura (o per lo meno, nessuna forma di scrittura che possiamo interpretare come narrazione storica o storiografica). Quasi 500 anni dopo il DNA e la linguistica ci stanno aiutando ad andare oltre quella prospettiva.
L’ultimo studio, pubblicato a maggio su Cell, ha scoperto un’inaspettata continuità nella struttura genetica delle popolazioni andine. Significa che, al netto di migrazioni e rimescolamenti, le popolazioni sono rimaste nel tempo molto stabili. Nelle popolazioni moderne riconosciamo differenze che hanno una storia millenaria.
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Immagine: Diego Delso / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)
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Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo o ho scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Curo la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collaboro dalla fondazione con Pikaia, dal 2021 ne sono caporedattore.