Meno carbonato per tutti!
Anche i molluschi bivalvi sono messi a rischio dai cambiamenti climatici: il responsabile sarebbe l’acidificazione delle acque
Solo alcuni giorni fa, parlavamo con preoccupazione degli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di uccelli migratori a lungo raggio (qui). Oggi l’allarme scatta per un altro gruppo animale, ancora più diffuso a livello mondiale: quello dei molluschi bivalvi. Ancora una volta a decretare la minaccia non è un monitoraggio, bensì uno studio sperimentale che ha evidenziato come l’acidificazione delle acque possa seriamente compromettere lo sviluppo e la sopravvivenza di questi invertebrati.
Già da tempo è stato dimostrato come la concentrazione atmosferica di co2, conseguenza delle emissioni umane dovute alla combustione dei carboni fossili, sia strettamente legata alla riduzione del pH degli oceani e come questa abbia conseguenze negative soprattutto sugli organismi che sintetizzano carbonato di calcio (CaCO3), quali i bivalvi. Durante il processo chiamato acidificazione, infatti, l’aumento di diossido di carbonio nelle acque porta ad una riduzione della disponiblità degli ioni carbonato (CO3-2) fondamentali per la formazioni di conchiglie calcaree.
Un gruppo di ricercatori della University of Hawaii ha studiato in che modo l’acidificazione delle acque possa influenzare lo sviluppo e la sopravvivenza delle larve dei bivalvi. In particolare, i biologi hanno monitorato lo sviluppo dagli stadi larvali a quelli adulti di due comuni bivalvi oceanici, il quahog (Mercenaria mercenaria) e il canestrello americano (Argopecten irradians), a concentrazioni diverse di CO2 disciolta nell’acqua: quella dell’era preindustriale (250 ppm), quella odierna (390 ppm) e quella prevista per il secolo prossimo se le emissioni di CO2 continueranno allo stesso ritmo (750 ppm).
Dai risultati, pubblicati sui Proceedings of the National Academy of Sciences, emerge che le larve sviluppatesi alla concentrazione di CO2 dell’era preindustriale manifestano una crescita e una metamorfosi più rapida rispetto a quelle allevate alla concentrazione attuale. Inoltre, queste presentavano un guscio più spesso e robusto. Infine, le larve cresciute a livelli di CO2 previsti nel secolo prossimo mostrano una crescita estremamente lenta e la conchiglia erosa e malformata.
Nel complesso, concludono i ricercatori, questi risultati indicano gli effetti negativi che l’aumento della CO2 e la conseguente acidificazione degli oceani potrebbero avere nel prossimo futuro sui bivalvi. Se il trend rimanesse questo, le popolazioni a livello mondiale potrebbero risultare seriamente compromesse, con profonde e potenzialmente disastrose conseguenze su tutte le biocenosi marine.
Andrea Romano
Riferimenti:
Stephanie C. Talmage And, Christopher J. Gobler. Effects of past, present, and future ocean carbon dioxide concentrations on the growth and survival of larval shellfish. Proceedings of the National Academy of Sciences, September 20, 2010 DOI: 10.1073/pnas.0913804107
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.