Ricostruita la storia evolutiva dei pinguini

Penguin in Antarctica jumping out of the water

Grazie all’analisi dei genomi di 18 specie di pinguini esistenti, un team di ricerca internazionale ha ricostruito la storia della loro diversificazione e del loro adattamento


I pinguini, l’unica famiglia esistente di uccelli marini interamente composta da specie non volanti, comprendono attualmente almeno 18 specie (Pikaia ne ha parlato qui), distribuite da ambienti polari a tropicali dell’emisfero meridionale. La storia della loro diversificazione e del loro adattamento a questi diversi ambienti rimane tuttavia ancora controversa.

In un nuovo studio, pubblicato su PNAS, un team internazionale di ricercatori ha raccolto campioni di sangue e di tessuti da 22 individui, campione rappresentativo di tutte le specie attuali, per poi sequenziare e analizzare i loro interi genomi. Dalla loro analisi comparativa, gli autori hanno scoperto che gli antenati dei pinguini hanno avuto origine nelle regioni costiere dell’Australia e della Nuova Zelanda, durante il Miocene circa 22 milioni di anni fa, e non in Antartide, come molti scienziati pensavano.

Nuovi strumenti analitici hanno aiutato il team a dedurre le dimensioni delle antiche popolazioni di pinguini risalenti a circa 1 milione di anni fa. Le prove genetiche indicano che gli antenati del pinguino reale (Aptenodytes patagonicus) e dei pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri) si separarono precocemente dagli altri pinguini e si trasferirono rispettivamente nelle acque subantartiche e antartiche, presumibilmente per sfruttare le abbondanti risorse alimentari (Pikaia ne ha parlato qui e qui). Questo scenario è coerente con l’ipotesi, già precedentemente proposta, che queste due specie siano il sister group di tutti gli altri lignaggi di pinguini.

Gli altri pinguini si sono diversificati e si sono diffusi ampiamente negli oceani del sud, dopo che il Canale di Drake, tra l’Antartide e la punta meridionale del Sud America, si è aperto completamente circa 12 milioni di anni fa. L’apertura di questa rotta marina ha accelerato la corrente circumpolare antartica, permettendo a questi uccelli di nuotare sfruttando le correnti oceaniche, popolando sia le fredde isole subantartiche che le zone costiere più calde del Sud America e dell’Africa.

Gli scienziati hanno anche stabilito che diversi gruppi di pinguini si sono incrociati nel corso della loro storia evolutiva. Attraverso lo scambio di materiale genetico, i pinguini possono aver condiviso tratti genetici che hanno facilitato l’adattamento ai ripidi gradienti termici e di salinità che si incontrano negli oceani del sud. La specie che più è andata incontro a fenomeni di ibridazione, secondo lo studio, sono i pinguini saltarocce (Eudyptes chrysocome) che hanno vissuto almeno quattro introgressioni nel corso di milioni di anni.

L’analisi ha anche stabilito che, nel corso del tempo, la diversificazione dei pinguini è diminuita con l’aumento della temperatura. L’adattamento è un processo lungo e, al ritmo con cui gli oceani si stanno riscaldando, secondo i ricercatori i pinguini potrebbero non essere in grado di adattarsi abbastanza velocemente per stare al passo con la velocità dei cambiamenti climatici.


Fonti
Juliana A. Vianna et al. Genome-wide analyses reveal drivers of penguin diversification. PNAS, published online August 17, 2020; doi: 10.1073/pnas.2006659117