Senti chi parla: alla scoperta della comunicazione negli animali
Pikaia ha letto per voi “Senti chi parla”, il nuovo libro della naturalista e comunicatrice scientifica Francesca Buoninconti
“Noi umani — scrive Francesca Buoninconti — non vediamo nell’ultravioletto, né sentiamo infra e ultrasuoni, né abbiamo un olfatto particolarmente sviluppato. Per questo, della comunicazione animale ci perdiamo ancora parecchio. Ma la capacità di comunicare efficacemente con altri individui ha un ruolo cruciale nella vita di tutti gli animali.”
Infinite forme bellissime di comunicazione
Le pagine di Senti chi parla non sono però una sola panoramica delle tipologie di comunicazione negli animali, ma ogni forma di comunicazione è inserita in un contesto ecologico ed evolutivo, per cui le forme di comunicazione presenti in una specie sono legate all’anatomia e allo sviluppo, così come all’ambiente in cui vive.
In parallelo, il libro dimostra che comunicare è decisamente più complesso di quanto possa sembrare non solo perché deve esistere una coevoluzione tra chi comunica e chi riceve affinché a un dato segnale corrisponda un significato univoco, ma anche perché ogni specie deve comunicare distinguendosi dalle altre, per cui “ogni specie ha una propria ‘voce’ fatta di suoni, ma anche di segnali visivi e olfattivi”.
Conoscere questi meccanismi ci permette anche di mostrare l’impatto che le modifiche che introduciamo nell’ambiente hanno sugli altri viventi. Le nostre città, ad esempio, sono sorgente di molti rumori, così come l’illuminazione notturna interferisce con le comunicazioni degli animali notturni, come le lucciole, rendendone più complessa la riproduzione.
“Questi segnali luminosi — scrive Francesca Buoninconti — sono sempre meno frequenti nelle nostre campagne. L’inquinamento luminoso interferisce con le comunicazioni. Oscura e cancella i loro messaggi (…) e può ridurre il dialogo tra partner anche del 70 per cento; è un circolo vizioso, i maschi lampeggiano meno, le femmine pure, i maschi ne sono meno attratti e si riproducono di meno”.
Comunicare significa, inoltre, farsi notare e questo rende ogni specie evidente anche ai propri predatori, che possono intercettare le comunicazioni delle proprie prede. Ad esempio, gli afidi usano feromoni di allarme per segnalare la presenza di coccinelle, ma quest’ultime hanno evoluto la capacità di usare quelle stesse molecole per localizzare le proprie prede. Per non parlare poi di chi ha imparato ad emettere segnali di riconoscimento sessuale (ad esempio luminosi) per richiamare individui che dalla speranza di accoppiarsi finiscono per diventare prelibati bocconcini per predatori.
“E dunque sì, anche la comunicazione animale contempla inganni e bugie, vere proprie menzogne. Anche gli animali sanno mentire, soprattutto quando si tratta di riprodursi o di mangiare non fanno sconti a nessuno. In amore… e a tavola tutto è lecito e gli animali in molto casi dimostrano di avere un’intelligenza sociale che non è poi diverse dalla nostra. Insomma, benvenuti in un mondo fatto di onesti, bugiardi, egoisti e millantatori”.
Noi stessi abbiamo imparato a imitare la “voce” di altre specie per ingannarle. Lo facciamo, ad esempio, usando i feromoni per danneggiare gli insetti parassiti di piante coltivate, così come per tenere lontano i canguri dalle aree in fase di rimboschimento, riprendendo un esempio dal bellissimo libro Paura. Lezioni di sopravvivenza dalla natura selvaggia (Raffaello Cortina Editore, 2022) dell’etologo Daniel T. Blumstein (su Pikaia ne abbiamo parlato qui).
Suoni e colori della biodiversità
“Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini” scriveva Patrick Süskind nel suo libro Il profumo. Imparando a conoscere le diverse forme di comunicazione tra animali, impareremo non certo a dominare la natura, ma a comprendere meglio come funzionano gli ecosistemi che ci circondano.
Per il protagonista di Il profumo, “aveva un odore semplice, il mare, ma nello stesso tempo così vasto e unico nel suo genere, che Grenouille esitava a suddividerlo in odore di pesce, di sale, di acqua, di alga, di fresco e così via. Preferiva lasciare intatto l’odore del mare, lo custodiva intero nella memoria e lo godeva indiviso”.
Dopo aver letto Senti che parla, ogni ambiente diventerà un insieme unico e tipico di suoni, odori e colori che cambierà al variare delle specie presenti, una molteplicità di segnali ricca tanto quanto sono le specie che in quell’ambiente vivono. Perdere una specie (oppure anche semplicemente una varietà dato che anche negli animali esistono dialetti) significa quindi non solo perdere una forma vivente unica e irripetibile, ma anche nuovi modi di comunicare, di cui forse non avevano neppure intravisto l’esistenza.
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.