Un orecchio da primate

615px Australopithecusafarensis reconstruction

Lo studio dell’orecchio interno dell’uomo e delle scimmie antropomorfe potrebbe essere un elemento di grande aiuto nell’identificare le relazioni evolutive nella grande famiglia degli Ominoidi


Lo studio dell’orecchio interno delle scimmie antropomorfe e degli esseri umani potrebbe fornire nuovi dati riguardo le relazioni evolutive che legano noi, i nostri antenati estinti, e i nostri parenti più prossimi ancora esistenti. Lo afferma un team internazionale di paleontologi e antropologi all’interno della loro ricerca pubblicata sulla rivista eLife.

La storia evolutiva del genere umano e dei suoi parenti è tutt’altro che semplice. Gli schemi lineari posti all’interno dei libri di scuola non rendono bene la storia dell’evoluzione della nostra famiglia e del nostro genere, che piuttosto che da un “albero dell’evoluzione” può essere meglio rappresentata da un cespuglio piuttosto folto.

Le scimmie antropomorfe (cioè Scimpanzé, Gorilla, Oranghi e Bonobo) insieme agli umani formano la super famiglia nota come Ominoidi. All’interno di questo gruppo sono comprese anche le forme estinte, come i nostri numerosi antenati e parenti prossimi. Le relazioni filogenetiche tra le forme estinte sono controverse nel migliore dei casi, a causa della quasi impossibilità di recuperare materiale genetico e dell’incompletezza del record fossile. Il labirinto osseo dell’orecchio interno, e il suo studio, potrebbe aiutare a gettare luce sulla questione (dell’importanza dello studio dell’orecchio in paleontologia Pikaia ne ha parlato qui).

L’orecchio interno si trova all’interno della “rocca petrosa”, una porzione estremamente mineralizzata all’interno dell’osso temporale, e questo fa sì che sia conservato nel record fossile abbastanza di frequente. È diviso in due parti principali, la Coclea, essenziale per l’udito, e il Vestibolo, dedicato all’equilibrio. Il suo studio si è già rivelato utile in paleontologia per rintracciare le relazioni evolutive tra vari gruppi di mammiferi, ma non era ancora stato testato per gli ominoidi.

Per questa ricerca è stata resa in immagini 3d la complessa struttura dell’orecchio interno di 27 primati, inclusi l’uomo, Australopithecus e Oreopithecus bambolii, una scimmia antropomorfa proveniente dal Miocene italiano, circa 8,5 milioni di anni fa. I risultati confermano che tramite la forma della struttura interna è possibile tracciare relazioni evolutive, tramite il loro aspetto e l’identificazione di caratteristiche in comune tra i vari ominoidi. I dati provenienti da questo studio confermano che Australopithecus è strettamente imparentato con il genere Homo, mentre Oreopithecus, molto più antico, sarebbe imparentato con le scimmie antropomorfe ancora oggi esistenti.

Lo studio è ancora preliminare, ma è promettente, e se proseguito con altri fossili potrebbe aiutare a sbrogliare la matassa delle relazioni evolutive nella grande famiglia degli ominoidi.


Riferimenti:
Alessandro Urciuoli, Clément Zanolli, Amélie Beaudet, Jean Dumoncel, Frédéric Santos, Salvador Moyà-Solà, David M Alba. The evolution of the vestibular apparatus in apes and humans. eLife, 2020; 9 DOI: 10.7554/eLife.51261

Riferimenti immagine: Durova [CC-BY-SA-4.0,3.0,2.5,2.0,1.0] via Wikimedia Commons