Archeologia dei primati
Nasce l’archeologia dei primati: una disciplina fondamentale per comprendere realmente e in maniera esaustiva alcuni aspetti dell’evoluzione umana, in particolare quelli legati all’utilizzo di strumenti
Un nutrito gruppo di ricercatori provenienti da tutto il mondo, tra cui troviamo anche l’italiana Elisabetta Visalberghi, presenta sulle pagine della prestigiosa rivista Nature una nuova disciplina: l’archeologia dei primati. Secondo gli autori, si tratta di un oggetto di studio fondamentale per comprendere realmente e in maniera esaustiva alcuni aspetti dell’evoluzione umana, in particolare quelli legati all’utilizzo di strumenti.
Se da un lato, infatti, la capacità di costruire e utilizzare utensili è stata da tempo considerata come una caratteristica tipica delle specie del genere Homo, dall’altro stanno emergendo sempre maggiori evidenze di un uso sistematico di strumenti in molti primati non umani. Nelle specie più affini a noi, come il bonobo (Pan paniscus) e soprattutto lo scimpanzè (Pan troglodytes), è ben noto l’utilizzo di utensili per scopi alimentari in tempi recenti e passati. Ad esempio, infatti, in Costa d’Avorio sono stati rinvenuti numerosi oggetti, come grosse pietre usate per rompere noci, risalenti ad alcune migliaia di anni fa. La domanda che in questo momento sta tormentando gli antropologi di tutto il mondo è se la capacità di manipolare e utilizzare gli oggetti si è evoluta indipendentemente nelle scimmie antropomorfe e nell’uomo oppure ha radici in un antenato comune risalente a 5-7 milioni di anni fa. Ma c’è di più, dato che l’uso di utensili è ben noto anche in alcune specie considerate filogenticamente molto distanti da noi, come alcune scimmie del Nuovo Mondo (ad esempio i cebi, Famiglia Cebidae).
L’archeologia dei primati, mediante l’analisi a lungo termine degli strumenti elaborati e usati dalle diverse specie, potrebbe essere utile a fornire una risposta.
Riferimenti:
Michael Haslam, Adriana Hernandez-Aguilar, Victoria Ling, Susana Carvalho, Ignacio de la Torre, April DeStefano, Andrew Du, Bruce Hardy, Jack Harris, Linda Marchant, Tetsuro Matsuzawa, William McGrew, Julio Mercader, Rafael Mora, Michael Petraglia, Helene Roche, Elisabetta Visalberghi & Rebecca Warren. Primate archaeology. Nature 460, 339-344 doi:10.1038/nature08188
Se da un lato, infatti, la capacità di costruire e utilizzare utensili è stata da tempo considerata come una caratteristica tipica delle specie del genere Homo, dall’altro stanno emergendo sempre maggiori evidenze di un uso sistematico di strumenti in molti primati non umani. Nelle specie più affini a noi, come il bonobo (Pan paniscus) e soprattutto lo scimpanzè (Pan troglodytes), è ben noto l’utilizzo di utensili per scopi alimentari in tempi recenti e passati. Ad esempio, infatti, in Costa d’Avorio sono stati rinvenuti numerosi oggetti, come grosse pietre usate per rompere noci, risalenti ad alcune migliaia di anni fa. La domanda che in questo momento sta tormentando gli antropologi di tutto il mondo è se la capacità di manipolare e utilizzare gli oggetti si è evoluta indipendentemente nelle scimmie antropomorfe e nell’uomo oppure ha radici in un antenato comune risalente a 5-7 milioni di anni fa. Ma c’è di più, dato che l’uso di utensili è ben noto anche in alcune specie considerate filogenticamente molto distanti da noi, come alcune scimmie del Nuovo Mondo (ad esempio i cebi, Famiglia Cebidae).
L’archeologia dei primati, mediante l’analisi a lungo termine degli strumenti elaborati e usati dalle diverse specie, potrebbe essere utile a fornire una risposta.
Riferimenti:
Michael Haslam, Adriana Hernandez-Aguilar, Victoria Ling, Susana Carvalho, Ignacio de la Torre, April DeStefano, Andrew Du, Bruce Hardy, Jack Harris, Linda Marchant, Tetsuro Matsuzawa, William McGrew, Julio Mercader, Rafael Mora, Michael Petraglia, Helene Roche, Elisabetta Visalberghi & Rebecca Warren. Primate archaeology. Nature 460, 339-344 doi:10.1038/nature08188
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.