La strategia di sopravvivenza dei coralli tropicali al clima che cambia
Studi del CNR sui coralli tropicali hanno permesso di comprendere i meccanismi di calcificazione di questi preziosi organismi, e acquisire informazioni cruciali sulla risposta di alcune specie al rispetto al riscaldamento globale e all’acidificazione degli oceani
“Utilizzando carote prelevate dai subacquei, abbiamo esaminato l’impronta geochimica celata nello scheletro in aragonite dei coralli coloniali Porites e Diploastrea”, spiega Paolo Montagna (Cnr-Isp). “Questi coralli sono caratterizzati da notevole longevità, e sono molto diffusi nelle scogliere coralline tropicali alla cui architettura contribuiscono in maniera sostanziale: i nostri studi dimostrano che sono capaci di regolare in modo sistematico il pH e il carbonio inorganico disciolto del fluido calcificante, favorendo così il processo di calcificazione, direttamente minacciato dalla progressiva acidificazione degli oceani. In particolare, abbiamo scoperto che Porites presenta una maggiore resistenza al riscaldamento globale e all’acidificazione degli oceani rispetto a Diploastrea”, aggiunge il ricercatore.
La spedizione ha, così, offerto l’opportunità di studiare le modalità di calcificazione di alcuni dei più importanti coralli costruttori degli ambienti tropicali in un momento in cui il futuro delle scogliere coralline tropicali è allarmante: molteplici studi prevedono, infatti, un loro drastico declino già entro i prossimi vent’anni e la completa scomparsa entro la fine del secolo, se non verranno messe in atto adeguate azioni a livello globale per mitigare l’impatto climatico. Prosegue Marco Taviani, ricercatore del Cnr-Ismar di Bologna:
“È noto che il Porites è uno dei coralli più resistenti alle avversità ambientali, come testimoniato anche dal fatto che è stato uno dei pochissimi coralli tropicali a sopravvivere alle fasi iniziali della crisi di salinità miocenica, nel Messiniano, prima di soccombere come il resto della fauna marina mediterranea. Tuttavia, la capacità di certe specie di adattarsi a condizioni difficili non deve indurre a eccessivo ottimismo”.
Conclude Paolo Montagna:
“Sebbene la loro adattabilità ai cambiamenti climatici in atto possa apparire come un’ultima difesa per la sopravvivenza delle barriere coralline che da decine di milioni di anni caratterizzano la fascia tropicale, la maggior parte delle specie andrà incontro ad un collasso, innescando effetti a catena disastrosi sulla biodiversità del pianeta. È importante e urgente, quindi, individuare strategie per mitigare al massimo gli effetti negativi della crescente pressione antropica, prima che sia troppo tardi”
Riferimenti:
Canesi, M., Douville, É., Bordier, L., Dapoigny, A., Coulibaly, G. E., Montagna, P., …Reynaud, S. (2024). Porites’ coral calcifying fluid chemistry regulation under normal- and low-pH seawater conditions in Palau Archipelago: Impacts on growth properties. Science of The Total Environment, 911, 168552. doi: 10.1016/j.scitotenv.2023.168552
Canesi, M., Douville, E., Montagna, P., Bordier, L., Caquineau, S., Pons-Branchu, E., …Reynaud, S. (2024). Sea surface temperature reconstruction in the Pacific Ocean using multi-elemental proxy in Porites and Diploastrea corals: Application to Palau Archipelago. Chemical Geology, 645, 121884. doi: 10.1016/j.chemgeo.2023.121884
Fonte: comunicato stampa CNR
Immagine: Colonia di Porites studiata per capire i meccanismi di calcificazione dei coralli tropicali e per studi paleoclimatici (Credits: Aline Tribollet, Institut de Recherche pour le Développement, dal comunicato stampa).