L’auto-domesticazione alla base delle differenze del comportamento sociale fra bonobo e scimpanzé
Bonobo e scimpanzé sono due specie sorelle originatesi circa 1.8 milioni di anni fa in seguito ad un processo di speciazione allopatrica dovuto alla formazione del fiume Congo. A livello genetico, condividono circa il 99% del genoma, eppure le differenze sul piano dei comportamenti sociali sono piuttosto marcate. Qual è l’origine evolutiva di tali differenze?
Nello scimpanzé (Pan troglodytes) l’organizzazione sociale è fortemente gerarchica e patriarcale, i ranghi sociali più alti sono contesi dai maschi, mentre le femmine pur potendo assumere posizioni di rilevanza, giocano un ruolo più subordinato. Nel bonobo (Pan paniscus) invece, la gerarchia è molto più sfumata e le femmine giocano un ruolo molto più centrale nell’organizzazione sociale; al rango sociale più alto si associa sempre la presenza di una femmina e si osserva la formazione delle coalizioni femminili, cosa che non accade negli scimpanzé.
Pur essendo due specie caratterizzate da un alto grado di socialità, i bonobo sembrano essere più spiccatamente tolleranti e propensi alle interazioni affiliative tramite meccanismi come il gioco e le interazioni socio-sessuali. Un’altra differenza sostanziale riguarda l’interazione con un gruppo di sconosciuti. Gli scimpanzé sono xenofobici, gli incontri fra gruppi diversi convergono verso interazioni molto violente che possono avere esiti fatali. Nei bonobo invece, l’incontro fra gruppi diversi non sfocia quasi mai in eventi violenti, al contrario è caratterizzato da interazioni esplorative motivate da comportamenti socio-sessuali, da quelli legati al gioco sino alla condivisione del cibo.
Una delle ipotesi evolutive che sono state proposte per spiegare questa divergenza riguarda il processo di auto-domesticazione che sarebbe avvenuto nei bonobo. In un recente studio condotto dagli scienziati del dipartimento Antropologia dell’Università di Emory ad Atlanta, sono stati individuati dei segnali di selezione positiva nel genoma del bonobo che potrebbero supportare quest’ipotesi.
Quest’ultima è stata inizialmente proposta poiché i bonobo sembrano presentare un insieme di caratteri comportamentali e morfologici che si ritrovano tipicamente negli animali “domesticati”. Fra questi vi sono: bassi livelli di aggressività intra e inter-gruppo, bassi livelli di xenofobia, frequenti attività di gioco, comportamenti socio-sessuali svincolati dal contesto riproduttivo in età adulta, ma anche tratti morfologici come la riduzione della dimensione della taglia, del cranio e dell’encefalo.
Questo gruppo di tratti fenotipici, insieme ad altri, covariano insieme nelle specie domesticate e sono riconducibili al concetto già proposto da Darwin della “sindrome da domesticazione”; specie come il cane (Canis lupus familiaris) e il porcellino d’india (Cavia porcellus) ne sono un chiaro esempio.
In generale, nel processo di domesticazione, la forza selettiva maggiore è rivolta contro l’aggressività e l’intolleranza sociale. Nel caso dell’auto-domesticazione dei bonobo, la forza selettiva verso un livello inferiore dell’aggressività sarebbe stata esercitata verso i maschi da parte delle coalizioni femminili. L’emergenza di queste ultime sarebbe stata resa possibile grazie al tipo di contesto ecologico (ricco dal punto di vista delle risorse trofiche) che avrebbe permesso la formazione di gruppi femminili stabili.
Gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista Genes, Brain and Behaviour hanno posto a confronto 73 genomi appartenenti a scimpanzé e bonobo cercando segnali di selezione positiva presenti nel genoma dei bonobo. I risultati ottenuti hanno fornito alcune conferme sperimentali interessanti circa l’ipotesi dell’auto-domesticazione. Queste “firme” di selezione sono state rilevate in regioni del genoma dei bonobo che sono correlate all’espressione dei comportamenti socio-sessuali, che ricordiamo essere la risultante fenotipica dell’integrazione di più fattori, genetici e ambientali, nel corso dello sviluppo di un individuo.
Questi segnali di selezione, riscontrati anche in altri animali domestici, sono stati individuati in regioni del genoma legati alle gonadotropine (ormoni implicati nel comportamento sessuale), in regioni coinvolte nella sintesi di neuro-ormoni e neurotrasmettitori come l’ossitocina, la serotonina, la dopamina e anche dei loro recettori.
Modifiche a carico di questi fattori biologici possono essere alla base di cambiamenti a livello dell’espressione del comportamento sociale poiché essi sono coinvolti nei sistemi neuronali correlati all’espressione dei comportamenti sociali. Ad esempio, l’ossitocina è implicata in svariati circuiti neuronali che si è visto essere importanti nella formazione dei legami sociali, a partire dal legame madre-figlio sino ai comportamenti prosociali in generale. L’ossitocina inoltre è particolarmente coinvolta nel comportamento socio-sessuale espresso dalle femmine di bonobo tramite il rubbing genito-genitale.
In ultimo, alcuni dei tratti della “sindrome da domesticazione” visti in precedenza (come l’attitudine al gioco, alla tolleranza sociale, alla minore aggressività) si possono ritrovare nella fase giovanile degli individui ancestrali e selvatici da cui derivano gli individui domesticati e scompaiono o si riducono con la maturazione nella vita adulta mentre negli individui domesticati rimangono come tratti giovanili anche nella fase adulta dello sviluppo. Tale differenza prende il nome di “pedomorfosi”, ovvero quando il fenotipo adulto di un discendente assomiglia a quello giovanile del suo antenato.
Un chiaro esempio di questa divergenza dello sviluppo si osserva di nuovo fra i cani e le cavie e i loro rispettivi antenati selvatici. Anche nei bonobo rispetto ai suoi parenti più prossimi come gorilla e scimpanzé sembra valere questa divergenza. Il meccanismo che ne è alla base si ipotizza essere legato a variazioni delle basi genetiche dei sistemi che regolano i tempi e le fasi di sviluppo di un individuo.
A sostegno di quest’ipotesi, altri segnali di selezione sono stati riscontrati in geni dei bonobo legati al sistema degli ormoni tiroidei e di geni legati al controllo della migrazione cellulare che sono attori importanti nel controllo dei tempi e delle fasi dello sviluppo di un individuo.
Questi segnali di selezione possono essere visti come delle iniziali prove sperimentali a supporto processo di auto-domesticazione nei bonobo e per i meccanismi biologici alla base delle differenze fra i comportamenti sociali dei bonobo e degli scimpanzé, come ad esempio la diversa interazione sociale fra gruppi diversi, xenofobica negli scimpanzé ed aperta e tollerante nei bonobo.
Riferimenti:
Kovalaskas, S., Rilling, J. K., & Lindo, J. (2020). Comparative analyses of the Pan lineage reveal selection on gene pathways associated with diet and sociality in bonobos. Genes, Brain and Behavior, e12715.
Immagine: Ltshears, CC BY-SA 3.0, attraverso Wikimedia Commons
Consegue la laurea triennale in Scienze biologiche presso l’Università di Perugia, attualmente è iscritto alla magistrale in Conservazione ed Evoluzione presso l’Università di Pisa. Coltiva la passione sull’etologia e la biologia evoluzionistica, con particolare interesse nell’ambito della cognizione animale. Con l’obiettivo di divulgare le basi scientifiche del comportamento animale e le nuove scoperte del campo, ha creato e gestisce il progetto di divulgazione Animal Behavior sulle omonime pagine Facebook e Instagram.