L’etica delle biobanche per la conservazione della biodiversità

Crio-conservazione di biomateriale presso i Laboratori Avantea_foto di Jon A. Juarez.jpg

In un nuovo articolo scientifico analizza le questioni etiche legate all’uso delle biobanche per la conservazione, che comprendono, tra l’altro, il benessere degli animali, la proprietà dei campioni e le buone pratiche scientifiche

Per far fronte alla crisi globale relativa alla perdita di biodiversità si stanno costituendo sempre più biobanche per salvaguardare e ripristinare la diversità genetica. I tessuti e le cellule conservati consentono a scienziati e conservazionisti di operare superando le frammentazioni spaziali e persino temporali nelle popolazioni di fauna selvatica in declino e di impiegare le tecnologie di riproduzione assistita.

Il progetto di salvataggio del rinoceronte bianco del Nord (il progetto BioRescue), per esempio, si basa sia sui nuovi sviluppi di tecniche come la raccolta di ovociti, la fecondazione in vitro, il trasferimento di embrioni e la differenziazione delle cellule staminali, sia sulla possibilità di conservare in modo sicuro campioni di cellule uovo, sperma o tessuti in azoto liquido. Il biobanking permette di avere a disposizione del materiale biologico per sviluppare queste nuove tecniche e impiegarle in luoghi e tempi adeguati.

“Siamo in grado di mettere assieme lo sperma raccolto 20 anni fa in Nord America con gli ovociti appena raccolti in Kenya, di creare embrioni in Italia e di conservarli nuovamente in azoto liquido fino a quando non potremo trasferirli in una madre surrogata”, afferma il responsabile del progetto BioRescue, il Prof. Thomas Hildebrandt del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research (Leibniz-IZW). “Tutto questo non sarebbe possibile senza la crioconservazione. Stiamo di fatto costruendo e utilizzando un ponte di ghiaccio attraverso lo spazio e il tempo per superare la grave frammentazione del patrimonio genetico della specie, in modo da compiere la nostra missione”.

Tuttavia, queste nuove possibilità tecnologiche sollevano anche nuove questioni etiche che comprendono, tra l’altro, il benessere degli animali, la proprietà dei campioni e le buone pratiche scientifiche. In un nuovo articolo scientifico pubblicato sulla rivista Cryobiology, il team di BioRescue analizza sistematicamente l’etica del biobanking e presenta uno sviluppo dello strumento di valutazione etica per le procedure di riproduzione assistita (ART) “ETHAS”.

“Se si aprono nuovi orizzonti per la conservazione attraverso l’uso di nuove biotecnologie come il biobanking, dobbiamo assicurarci di prendere decisioni sagge per l’ambiente e l’ecosistema, per il benessere degli animali coinvolti, per la società e le sue istituzioni e normative, nonché per la buona pratica scientifica”, afferma la prof.ssa Barbara de Mori dell’Università di Padova, che dirige la ricerca etica in BioRescue.

Queste decisioni riguardano, per esempio:

come selezionare il materiale biologico conservato nelle Banche Genomiche (GRB), per garantire una rappresentazione equa di specie e individui in una prospettiva di conservazione più ampia;

come garantire il benessere di tutti gli animali coinvolti, dagli individui da cui si ottengono i campioni agli individui che porteranno le informazioni genetiche conservate (prole) o agiranno come surrogati nel contesto delle ART;

come gestire i diritti di proprietà e la condivisione dei benefici quando la conservazione dei campioni e la relativa facilità di trasporto aprono le porte a pratiche che potenzialmente possono sfruttare le risorse di altri – esportando il patrimonio biologico e culturale e generando profitti a spese delle comunità locali senza alcun beneficio per queste ultime.

“Infine, ma non per questo meno importante, dobbiamo assicurarci di rispettare elevati standard scientifici e pratici, prevenire gli abusi, condurre le nostre attività di ricerca e conservazione con la necessaria trasparenza e ascoltare attentamente la società nelle complesse questioni etiche su ciò che dovrebbe essere fatto”, riassumono Hildebrandt e de Mori.

Per contribuire ad affrontare queste problematiche nell’ambito dei progetti scientifici di conservazione, BioRescue ha adattato lo strumento di valutazione etica ETHAS, già consolidato, per applicarlo al biobanking di vari tipi di biomateriali, come tessuti, cellule riproduttive, embrioni e colture cellulari.

“ETHAS è uno strumento di autovalutazione sistematico e basato su una lista di controllo che copre l’etica ambientale, l’etica del benessere degli animali, l’etica sociale e l’etica della ricerca coinvolte nelle procedure di biobanking”, spiega il dottor Pierfrancesco Biasetti del Leibniz-IZW. “ETHAS collega e integra tutte le considerazioni etiche e normative in un unico quadro di riferimento, fornendo così un metodo chiaro, relativamente facile da adottare e standardizzato per strutturare e organizzare l’analisi etica e il processo decisionale etico”.

L’obiettivo è garantire i più alti standard etici possibili con uno strumento pratico che possa essere incorporato nelle procedure operative in modo standardizzato. La valutazione etica delle attività di biobanking, tuttavia, è ancora agli inizi, riassume il team di BioRescue nel documento scientifico, così come l’integrazione delle biobanche nella gestione delle specie di interesse conservazionistico.

È urgente non solo migliorare la formazione etica dei conservazionisti e dei professionisti che operano nel campo del biobanking, ma anche facilitare l’affermazione delle biobanche come strategia fondamentale per sostenere gli obiettivi di conservazione delle specie. La raccolta e la conservazione di campioni e lo sviluppo di linee cellulari viventi dovrebbero essere considerati parte integrante degli sforzi di conservazione come interventi di routine piuttosto che eccezioni, così come la loro valutazione etica.

Riferimenti:

Biasetti P, Mercugliano E, Schrade L, Spiriti MM, Göritz F, Holtze S, Seet S, Galli C, Stejskal J, Colleoni S, Čižmár D, Simone R, Hildebrandt TB, de Mori B (2024): Ethical assessment of genome resource banking (GRB) in wildlife conservation. Cryobiology 117, 104956. DOI: 10.1016/j.cryobiol.2024.104956

Immagine in apertura: Crio-conservazione di biomateriale presso i Laboratori Avantea. Foto di Jon A. Juarez, BioRescue/Leibniz-IZW

Fonte: Comunicato stampa congiunto // Istituto Leibniz per la ricerca sugli zoo e la fauna selvatica (Leibniz-IZW), Università di Padova, Laboratori Avantea e Zoo Dvůr Králové