Un recente studio basato sulla datazione di ossa di mastodonte e rocce ritrovate in California lascia supporre la presenza di specie appartenenti al genere Homo in Nord America 130.000 anni fa, ovvero circa 100.000 anni prima rispetto a quanto precedentemente ipotizzato. Molti gli interrogativi relativi alla scoperta
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Quali furono le condizioni che promossero l’uscita della nostra specie dall’Africa?
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Tre articoli pubblicati su Nature forniscono importanti evidenze genetiche a riguardo. Complessivamente, i risultati suggeriscono che l’uomo moderno abbia popolato il pianeta in seguito ad un’unica migrazione avvenuta tra i 50.000 e gli 80.000 anni fa, anche se uno degli articoli potrebbe aver rinvenuto tracce di una migrazione precedente
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Dal Nord America all’Australia, passando per l’Europa ed il Medio Oriente, la storia delle migrazioni che hanno portato Homo sapiens a raggiungere quasi ogni angolo della Terra sta venendo riscritta dalle nuove analisi paleogenomiche sul DNA antico
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Recensione di Pietro Greco del libro “Libertà di migrare” di Valerio Calzolaio e Telmo Pievani
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Reperti archeologici sulle piante coltivate indicano un’origine malese-polinesiana di diverse popolazioni oggi residenti in Madagascar
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“Libertà di migrare. Perchè ci spostiamo da sempre ed è bene così”. Il nuovo libro di Valerio Calzolaio e Telmo Pievani, edito da Einaudi
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Nuove informazioni sui movimenti delle popolazioni umane in Europa, a cavallo dell’ultima glaciazione
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Il ruolo delle migrazioni nell’evoluzione umana
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Analisi sul DNA mitocondriale suggeriscono un ritorno della nostra specie dall’Europa all’Africa intorno a circa 45.000 anni fa
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Il 25 maggio, all’Università di Ferrara di terrà un interessante seminario sull’uomo anatomicamente moderno in Asia Orientale tenuto dal prof. Bar-Yosef dell’Università di Harward
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Il cromosoma Y degli aborigeni australiani e papuani ha cominciato a divergere 50000 anni fa da quello degli euroasiatici; l’antico continente Sahul sarebbe, quindi, stato colonizzato molto tempo fa e le sue popolazioni sarebbero rimaste isolate fino a tempi molto recenti
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La quantità di mutazioni leggermente dannose diventate ormai naturali all’interno del DNA di alcune popolazioni sarebbe proporzionale alla distanza percorsa da Homo sapiens per raggiungere quel luogo durante le sue migrazioni
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I resti di un mammut lanoso in Siberia hanno rivelato una ben più antica presenza dell’uomo nell’Artico: la nostra specie popolava quelle regioni già 45000 anni fa
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Ötzi, l’uomo di Similaun, stava lottando contro il batterio Helicobacter pylori, ma non del ceppo europeo, bensì asiatico. Quali implicazioni sulle migrazioni dell’uomo in Europa?
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