Tre specie ominidi condividevano lo stesso ambiente nel Paleolitico africano
Con la pubblicazione di un articolo su Science relativo ad un lavoro durato cinque anni siamo ora in grado di affermare la presenza in Africa di Homo erectus già a partire da circa 2 milioni di anni fa… e non era solo
Nei pressi del sistema di paleogrotte Drimolen (Pikaia ne ha parlato qui), un sito di scavi preistorici sotto la protezione dell’Unescu a circa 40 km a nord di Johannesburg in Sud Africa, si è riusciti a ricomporre un cranio dall’assemblaggio di oltre 150 frammenti ossei ritrovati nella grotta. La morfologia e la struttura del reperto, denominato DNH 134 e descritto in un articolo su Science, è stata associata con quella del nostro antenato Homo erectus, benché le dimensioni del cervello fossero più ridotte rispetto agli altri reperti rinvenuti in passato della stessa specie, ma la cui datazione è più recente. La ricostruzione del piano anatomico dallo stesso cranio porta a confermare che si tratti proprio di un esemplare di questa specie, con le caratteristiche principali che lo distinguono dalle altre specie ominidi e lo avvicinano alla nostra. Tra queste, oltre ad aspetti legati al comportamento sociale e alla capacità di costruirsi i primi strumenti osseo-litici, una proporzione tra lunghezza degli arti inferiori, più lunghi, e superiori, più corti, che lo contraddistingue come già adatto ai lunghi spostamenti bipedi, che gli permisero come noto di effettuare il primo grande esodo “Out of Africa”.
La rilevanza del ritrovamento di per se ci serve in primis per retrodatare di circa 200.000 anni la comparsa di questa specie rispetto alla precedente, stimata dopo il ritrovamento dei resti georgiani di Dmanisi (Pikaia ne ha parlato qui), che fissava a 1,8 milioni di anni la più antica presenza terrestre di H. erectus. Inoltre Il valore e il significato evolutivo del ritrovamento corroborano l’ipotesi di una contemporanea convivenza tra più specie umane, e di conseguenza allontanando la classica immagine di linearità e sequenzialità evolutiva verso Homo sapiens (Pikaia ne ha parlato, ad esempio, qui e qui).
Uno dei ricercatori del team impegnato sul sito, il professor Andy Herries ricercatore dell’Università La Trobe e dell’Università di Johannesburg, coadiuvato dai dottorandi Stephanie Baker e Jesse Martin, ha dichiarato infatti che il fossile appena scoperto dimostra che Homo erectus è chiaramente comparso in Africa e che certamente non era l’unica specie umana in quel territorio, ma che invece lo condivideva con almeno altre due specie di ominidi: Australopithecus sediba (Pikaia ne ha parlato qui) e Paranthropus robustus (Pikaia ne ha parlato qui).
Ma oltre a questo il fascino di Drimolen è quello di porci domande non solo sull’interrelazione e condivisione degli spazi da parte di così diverse comunità umane, ma di capire come si arrivò alla stessa estinzione delle altre due e al prosieguo evolutivo del “giovane” H. erectus. La scoperta offre nel suo insieme un’impareggiabile visione di come tre diverse specie umane, con adattamenti molto diversi, condividessero insieme un ambiente in continua evoluzione. E ancora, la scoperta solleva alcune domande intriganti su come queste tre specie uniche hanno vissuto e sono sopravvissute nel paesaggio trasformativo di un ecosistema in continuo rimodellamento e della risposta adattiva di chi, in quei millenni decisivi aveva in dotazione quel qualcosa in più fondamentale per il “cammino” della sua specie.
Fonte:
Andy I.R. Herries et al. 2020. Contemporaneity of Australopithecus, Paranthropus, and early Homo erectus in South Africa. Science 368 (6486): eaaw7293; doi: 10.1126/science.aaw7293
Immagine: reconstruction by W. Schnaubelt & N. Kieser (Atelier WILD LIFE ART), 2006Photographed by User:Lillyundfreya, 2007 / CC BY-SA, via Wikimedia Commons