Dal DNA, i mercenari che difesero le colonie greche in Sicilia
Per millenni abbiamo considerato gli eserciti greci come una perfetta macchina da guerra, costituiti esclusivamente dai cittadini delle colonie greche. Non è più così, e lo sappiamo (anche) grazie alla genetica.
Con il premio Nobel per la Medicina assegnato a Svante Pääbo, quest’anno è stato il momento storico in cui la paleogenetica e gli studi sul DNA antico hanno ricevuto il giusto riconoscimento.
L’uso del DNA antico forse in futuro non avrà conseguenze così marcate sulla nostra vita come l’editing genomico CRISPR, premiato col Nobel nel 2020, ma le scoperte degli scienziati che studiano il DNA antico ci permettono oggi di chiarire molti punti oscuri del nostro passato. Non solo nella specie umane, ma anche nella Storia. L’utilizzo rivoluzionario della paleogenetica in campi che sono altresì diversi dallo studio dei fossili ci consente infatti di dimostrare quanto sia avanzata questa tecnica rispetto ai classici strumenti d’indagine archeologica. Questo è il caso delle due battaglie di Himera, fra le più famose dell’antichità.
Una guerra antica
Da secoli la Sicilia è regione di scavi archeologici. Ci si potrebbe illudere che tutto è già stato riportato alla luce e catalogato, ma non è così. Soprattutto ora che abbiamo le più avanzate tecniche di indagine molecolare. Una delle regioni più battute dagli scavi è il corso del fiume Imera, che ha visto nei secoli antecedenti l’espansione di Roma nel Mediterraneo un grande conflitto politico e militare, fra due culture apertamente nemiche come la civiltà greca (delle colonie di Siracusa, Agrigento e della stessa cittadina di Himera) e la civiltà cartaginese, che occupava la parte occidentale dell’isola. Il conflitto ha visto contrapposti due sistemi politici che hanno dato vita alla nostra civiltà ed è continuato a fasi alterne per circa tre secoli. La fase più cruenta è avvenuta proprio fra le sponde del fiume Imera, nel V secolo a.C. Nel 480 a.C. la cittadina di Himera (l’attuale Termini) fu infatti assediata dal più grande esercito che fino a quel momento avesse calcato il suolo siciliano, guidato da Amilcare Magone con i rinforzi provenienti dalla stessa Cartagine. A soccorrere la città, giunsero gli eserciti di Gerone di Siracusa e di Terone di Agrigento, più una “piccola comitiva” di mercenari la cui importanza è stata sottodimensionata dagli storici fino a questo momento. Un esercito multietnico
I ricercatori hanno confrontato il genoma delle attuali popolazioni che abitano la Sicilia e quello estratto dai resti degli antichi soldati che hanno combattuto e difeso Himera, oltre a quello delle popolazioni civili di cui è stato possibile studiare 12 individui prelevati dalle necropoli. Riguardo ai resti dei soldati sappiamo che 16 risalgono alla prima battaglia del 480 a.C., mentre 5 risalgono alla seconda battaglia del 409 a.C., dove la colonia greca venne sconfitta da parte di un nuovo esercito cartaginese.
Quanto pubblicato dall’antropologa Laurie J. Reitsema, dal genetista David Reich e dai loro collaboratori su PNAS lo scorso 3 Ottobre, ci permette di comprendere meglio l’esito e le forze in gioco messe a disposizione per la battaglia. Dall’analisi del DNA antico si intuisce infatti che la provenienza delle truppe che sbaragliarono l’esercito di Amilcare Magone non fosse esclusivamente siciliana, ma che molte di queste provenissero dall’Asia centrale e dall’Europa settentrionale, andando a scardinare l’opinione classica secondo cui il contributo dei mercenari durante le guerre greco-cartaginesi fosse molto ridotta. I ricercatori hanno anche usato l’analisi isotopica sui resti ossei, che è in grado di dirci dove la persona è cresciuta, indipendentemente da quale sia il suo DNA. I rapporti tra gli isotopi di stronzio e ossigeno nelle ossa cambiano a seconda delle caratteristiche geologiche nella regione di provenienza. Questi dati ci dicono che alcuni soldati effettivamente non erano nati lì. I risultati di questo studio sul DNA antico hanno parzialmente destabilizzato le credenze che gli storici classici come Diodoro Siculo o Erodoto hanno contribuito a diffondere nel corso dei millenni. Secondo gli storici greci infatti, la prima battaglia fu vinta soprattutto grazie al contributo di Gerone di Siracusa, che attraverso il suo esercito di miliziani riuscì a sbaragliare l’esercito assediante della città. Inoltre, analizzando il conflitto del 409 a. C., lo stesso studio spiegherebbe anche come i cartaginesi riuscirono a conquistare Himera un secondo momento. I resti di questo secondo conflitto non mostrano difatti mai un DNA antico che possa risalire a mercenari provenienti da territori lontani dalla Sicilia. Probabilmente nel secondo conflitto il contributo esterno nella difesa della città venne meno e i poveri abitanti di Himera si ritrovarono isolati, condannati a capitolare senza alcun alleato che potesse rifornirli di aiuti e soldati. DNA antico, uno strumento innovativo per studiare il passato
L’impiego delle tecniche che sfruttano il DNA antico hanno permesso di ampliare le nostre conoscenze sulla natura delle truppe che hanno combattuto in Sicilia nel corso delle guerre greco-cartaginesi, evidenziando il contributo dei mercenari. Possiamo immaginare dunque un Mediterraneo molto diverso rispetto all’immaginario classico, ricordando sempre come durante il V secolo a. C. il panorama internazionale per le colonie e città greche non fosse fra le migliori. Ad est infatti abbiamo l’impero Persiano. A nord abbiamo la riottosa Roma e i numerosi gruppi etnici definiti dai greci come barbari, mentre a sud e a ovest abbiamo Cartagine. Immaginare dunque un esercito greco che in Sicilia riusciva a ottenere mercenari provenienti dalla lontana Europa e Asia centrale ci permette di avere un’idea più chiara sulle politiche e gli spostamenti di quei popoli non mediterranei che apparentemente non appartengono alla tradizione classica, ma che in verità hanno contribuito a rendere e mantenere greca la parte orientale e centrale della Sicilia. Riferimenti: Reitsema, L. J., Mittnik, A., Kyle, B., Catalano, G., Fabbri, P. F., Kazmi, A. C. S., …Reich, D. (2022). The diverse genetic origins of a Classical period Greek army. Proceedings of the National Academy of Sciences, 119(41), e2205272119. doi: 10.1073/pnas.2205272119 Immagine in apertura: John Steeple Davis, Public domain, via Wikimedia Commons
Da secoli la Sicilia è regione di scavi archeologici. Ci si potrebbe illudere che tutto è già stato riportato alla luce e catalogato, ma non è così. Soprattutto ora che abbiamo le più avanzate tecniche di indagine molecolare. Una delle regioni più battute dagli scavi è il corso del fiume Imera, che ha visto nei secoli antecedenti l’espansione di Roma nel Mediterraneo un grande conflitto politico e militare, fra due culture apertamente nemiche come la civiltà greca (delle colonie di Siracusa, Agrigento e della stessa cittadina di Himera) e la civiltà cartaginese, che occupava la parte occidentale dell’isola. Il conflitto ha visto contrapposti due sistemi politici che hanno dato vita alla nostra civiltà ed è continuato a fasi alterne per circa tre secoli. La fase più cruenta è avvenuta proprio fra le sponde del fiume Imera, nel V secolo a.C. Nel 480 a.C. la cittadina di Himera (l’attuale Termini) fu infatti assediata dal più grande esercito che fino a quel momento avesse calcato il suolo siciliano, guidato da Amilcare Magone con i rinforzi provenienti dalla stessa Cartagine. A soccorrere la città, giunsero gli eserciti di Gerone di Siracusa e di Terone di Agrigento, più una “piccola comitiva” di mercenari la cui importanza è stata sottodimensionata dagli storici fino a questo momento. Un esercito multietnico
I ricercatori hanno confrontato il genoma delle attuali popolazioni che abitano la Sicilia e quello estratto dai resti degli antichi soldati che hanno combattuto e difeso Himera, oltre a quello delle popolazioni civili di cui è stato possibile studiare 12 individui prelevati dalle necropoli. Riguardo ai resti dei soldati sappiamo che 16 risalgono alla prima battaglia del 480 a.C., mentre 5 risalgono alla seconda battaglia del 409 a.C., dove la colonia greca venne sconfitta da parte di un nuovo esercito cartaginese.
Quanto pubblicato dall’antropologa Laurie J. Reitsema, dal genetista David Reich e dai loro collaboratori su PNAS lo scorso 3 Ottobre, ci permette di comprendere meglio l’esito e le forze in gioco messe a disposizione per la battaglia. Dall’analisi del DNA antico si intuisce infatti che la provenienza delle truppe che sbaragliarono l’esercito di Amilcare Magone non fosse esclusivamente siciliana, ma che molte di queste provenissero dall’Asia centrale e dall’Europa settentrionale, andando a scardinare l’opinione classica secondo cui il contributo dei mercenari durante le guerre greco-cartaginesi fosse molto ridotta. I ricercatori hanno anche usato l’analisi isotopica sui resti ossei, che è in grado di dirci dove la persona è cresciuta, indipendentemente da quale sia il suo DNA. I rapporti tra gli isotopi di stronzio e ossigeno nelle ossa cambiano a seconda delle caratteristiche geologiche nella regione di provenienza. Questi dati ci dicono che alcuni soldati effettivamente non erano nati lì. I risultati di questo studio sul DNA antico hanno parzialmente destabilizzato le credenze che gli storici classici come Diodoro Siculo o Erodoto hanno contribuito a diffondere nel corso dei millenni. Secondo gli storici greci infatti, la prima battaglia fu vinta soprattutto grazie al contributo di Gerone di Siracusa, che attraverso il suo esercito di miliziani riuscì a sbaragliare l’esercito assediante della città. Inoltre, analizzando il conflitto del 409 a. C., lo stesso studio spiegherebbe anche come i cartaginesi riuscirono a conquistare Himera un secondo momento. I resti di questo secondo conflitto non mostrano difatti mai un DNA antico che possa risalire a mercenari provenienti da territori lontani dalla Sicilia. Probabilmente nel secondo conflitto il contributo esterno nella difesa della città venne meno e i poveri abitanti di Himera si ritrovarono isolati, condannati a capitolare senza alcun alleato che potesse rifornirli di aiuti e soldati. DNA antico, uno strumento innovativo per studiare il passato
L’impiego delle tecniche che sfruttano il DNA antico hanno permesso di ampliare le nostre conoscenze sulla natura delle truppe che hanno combattuto in Sicilia nel corso delle guerre greco-cartaginesi, evidenziando il contributo dei mercenari. Possiamo immaginare dunque un Mediterraneo molto diverso rispetto all’immaginario classico, ricordando sempre come durante il V secolo a. C. il panorama internazionale per le colonie e città greche non fosse fra le migliori. Ad est infatti abbiamo l’impero Persiano. A nord abbiamo la riottosa Roma e i numerosi gruppi etnici definiti dai greci come barbari, mentre a sud e a ovest abbiamo Cartagine. Immaginare dunque un esercito greco che in Sicilia riusciva a ottenere mercenari provenienti dalla lontana Europa e Asia centrale ci permette di avere un’idea più chiara sulle politiche e gli spostamenti di quei popoli non mediterranei che apparentemente non appartengono alla tradizione classica, ma che in verità hanno contribuito a rendere e mantenere greca la parte orientale e centrale della Sicilia. Riferimenti: Reitsema, L. J., Mittnik, A., Kyle, B., Catalano, G., Fabbri, P. F., Kazmi, A. C. S., …Reich, D. (2022). The diverse genetic origins of a Classical period Greek army. Proceedings of the National Academy of Sciences, 119(41), e2205272119. doi: 10.1073/pnas.2205272119 Immagine in apertura: John Steeple Davis, Public domain, via Wikimedia Commons
Laureato in Scienze naturali e in Biodiversità e Biologia ambientale presso l’Università di Palermo, si iscrive al Master in Comunicazione scientifica dell’Università di Parma perché profondamente innamorato della divulgazione della scienza. Appassionato di natura, buone letture, film e videogiochi, desidera dirigere le sue passioni verso futuri e stimolanti progetti culturali.